Come ci si sente a riprendere in mano la propria vita? A ridarle colore e forza quando si tira avanti in una realtà statica e in bianco e nero? I Sonics, definiti dal Ministero della Cultura italiana “eccellenza italiana nel mondo”, mettono in scena questo processo di transizione, in cui corpo e mente si svegliano dal torpore ed e acquistano sempre maggiore vigore, in un climax crescente di vitalità. In questa, che è la loro nona produzione, i Sonics sono in Toren, una sorta di Torre dalle mille sfumature, una metafora della vita con le sue sfaccettature che esplode con tutta la sua potenza. Ed è uno spettacolo sincero, dove c’è spazio per giochi di luce ed effetti scenici, ma questi non prendono il sopravvento, non gettano fumo negli occhi degli spettatori; la sostanza la fanno i corpi, protagonisti assoluti del palcoscenico. In formazione esclusivamente femminile al Teatro Olimpico di Roma, le sei artiste non si risparmiano, mescolando senza posa danza e acrobazie, gesti atletici e movimenti sinuosi, forza fisica e leggerezza. Le tante fasce elastiche mobili su piccole pedane che fungono da scenografia sono briglie da cui liberarsi ma anche nuovi mondi da esplorare. Cerchi, pedane e argani appesi al graticolo del teatro sono i mezzi con cui la compagnia sviluppa tutto il suo potenziale e lascia gli spettatori senza fiato, come quando i corpi, che leggeri si librano in aria, si lanciano nel vuoto fermandosi a pochi centimetri da terra. Ci sono molti assoli delle acrobate, ma anche momenti in cui le mani e i corpi delle atlete si intrecciano per sfidare la forza di gravità e superare i propri limiti, insieme. Tanta tecnica ma anche tanta poesia, perfettamente bilanciati tra loro, è il tratto distintivo di questo spettacolo, presentato in anteprima mondiale al Fringe Festival di Edimburgo e andato in scena a Roma purtroppo in data unica.
Daniela Olivieri