La relazione tra genitori e figli è vieppiù problematica, segnata dall’incomunicabilità generazionale e dalla fluidità delle dinamiche familiari che cambia lo scenario parentale, la cosiddetta famiglia allargata, imponendo ai giovani distacchi affettivi che spesso non riescono a metabolizzare.
Il disagio degli adolescenti sembra aumentare quantitativamente e qualitativamente e i genitori, o non ne valutano la profondità o non hanno supporti per affrontarlo adeguatamente.
Resta il fatto che la cronaca registra numerosi episodi della giovanile fatica di vivere.
Florian Zeller scrittore, drammaturgo e regista francese della generazione di quarantenni, guarda con attenzione introspettiva alle tematiche sociali contemporanee che si insinuano con effetti destabilizzanti nelle emozioni profonde scatenando incomprensioni, sofferenze e conflitti.
Questo testo teatrale, al Teatro Parioli in prima nazionale, è stato composto da Zeller alcuni anni dopo “Il Padre” del 2012 e “La Madre” del 2010, a completamento della trilogia sulla famiglia.
Piero Maccarinelli ne cura la traduzione e la regia, dopo aver diretto anche “Il Padre” con Alessandro Haber, che lo stesso Zeller ha portato sullo schermo nel suo esordio alla regia con il film che ha vinto l’Oscar nel 2020 per la sceneggiatura e ha fatto conquistare la statuetta anche al protagonista Anthony Hopkins.
A febbraio arriverà nelle sale italiane anche la pellicola “The Son” diretta dall’autore, presentata alla Mostra del cinema di Venezia.
Nicola vive con la madre e frequenta l’ultimo anno di liceo. Quando Anna si accorge che il figlio ha smesso di frequentare la scuola ed è soggetto a crisi depressive, informa il padre Piero che vive con la compagna Sofia e il loro bimbo piccolo.
Sollecitato dal padre a fornire una motivazione di tale comportamento, Nicola esprime il desiderio di andare a vivere con lui perché gli manca la figura paterna. Vincendo la perplessità di Sofia, l’uomo lo accoglie in casa e lo iscrive in un’altra scuola per creargli nuovi stimoli.
Basterà ciò a curare la sofferenza dell’anima del ragazzo? Ragazzo che pone domande, al padre interrogandolo sul motivo per cui ha abbandonato moglie e figlio e a Sofia incalzandola sul senso di colpa di aver portato via un uomo alla famiglia.
A Nicola, nell’impotenza degli adulti a conciliare doveri e sentimenti, con una madre fragile e un padre cresciuto all’ombra di un genitore assente, non rimangono che le bugie, dietro le quali trincerarsi per schermare il dolore e, forse, il disturbo psichiatrico.
Galatea Ranzi esprime tutto lo stordimento di una donna che non riesce a governare il trauma dell’abbandono suo e del figlio; Cesare Bocci usa tutte le sue corde interpretative per sintonizzarsi sul disagio emotivo del figlio, che il giovane Giulio Pranno esprime con notevole immedesimazione. Marta Gastini è una credibile Sofia, Riccardo Floris e Manuel Di Martino gli altri interpreti.
Il linguaggio scava in profondità e crea tensione, ed insieme alla recitazione sofferta ed empatica crea un amalgama che lascia il segno.
Scrive Maccarinelli nelle note di regia: “La trama è semplice ma non il tessuto di emozioni, la voglia di svelare quel che spesso troppo spesso si nasconde. Sono le prime scene di un testo capace di conquistare grazie non solo alla bellezza del linguaggio ma alla capacità di introspezione, ai rimandi fra un personaggio e l’altro, al manifestarsi delle loro debolezze delle loro incapacità di capire sé stessi e gli altri. La vita in tutte le sue sfaccettature per piantare uno specchio nel cuore a tutti i genitori di un figlio adolescente. Non voglio svelare il grande colpo di scena del finale che spero emozioni gli spettatori. Rappresentato già in moltissimi paesi è un onore per me dirigere questo testo di Florian Zeller lucido intelligente e carico di emozioni un gran bel pezzo di teatro contemporaneo di parola”.
La scenografia di Carlo de Marino, rendendo visibile alternativamente solo metà del palcoscenico come casa materna o paterna, cala un ulteriore diaframma nella vita e nella mente di Nicola. Musiche di Antonio di Pofi, luci di Javier Delle Monache.
Tania Turnaturi