Considerato il migliore dramma giudiziario di sempre, Testimone d’accusa di Agatha Christie nasce nel 1925 come racconto breve della regina del giallo poi trasformato nel 1953 dalla stessa autrice in un’avvincente pièce teatrale a Londra. Il grande successo del testo arrivò con la trasposizione cinematografica capolavoro di Billy Wilder (nel 1957) con Charles Laughton, Tyrone Power e Marlene Dietrich. Dopo un ininterrotto successo a teatro, non solo in Inghilterra, ma anche in America, Testimone d’accusa arriva al Teatro Quirino di Roma con la regia di Geppy Gleijeses (produzione Gitiesse Artisti Riuniti) e la traduzione di Edoardo Erba, dal 17 al 29 gennaio.
Leonard Vole viene arrestato per l’omicidio della ricca Emily French che lo aveva nominato suo principale erede: la moglie di Vole, Christine, rifiuta di testimoniare in sua difesa diventando la sua principale testimone d’accusa, ma Leonard si rivolge ad un celebre e anziano avvocato, Wilfrid Robarts, che potrebbe scagionarlo. Solo un caso di adulterio? Non esattamente perché nulla in Testimone d’accusa è come sembra, e i colpi di scena si susseguono l’uno dopo l’altro con un doppio colpo di scena inaspettato.
Geppy Gleijeses veste anche i panni dell’avvocato Wilfrid (e sostituisce temporaneamente Giorgio Ferrara, al momento indisposto), Leonard Vole è interpretato dal giovane Giulio Corso, talentoso attore dell’ultima generazione, Roamine Heilger è la bella e carismatica Vanessa Gravina. Oltre ai tre protagonisti, altri 9 attori per i diversi ruoli. Due le particolarità dello spettacolo, come anticipato nelle note di regia, uno stenografo in scena che scriverà i verbali del processo su una macchina stenografica autentica del 1948 e sei giurati saranno selezionati sera dopo sera tra il pubblico in sala.
Testimone d’accusa, celebre per il pubblico anche grazie al capolavoro di Wilder (sei candidature all’Oscar) molto liberamente tratto dal testo e che la Christie considerava il suo migliore adattamento, si caratterizza non tanto per la ricercatezza della psicologia dei personaggi (presunti assassini e mogli tradite tra gli avvocati di un’aula di tribunale), ma per il meccanismo praticamente perfetto e inimitabile che lascia crescere la tensione gradualmente e inarrestabilmente, per le attese, e il clamoroso colpo di scena.
“È infernale questo meccanismo, con un colpo di scena dopo l’altro, in un crescendo raveliano, una battuta dopo l’altra. E la costruzione “giudiziaria”? Impressionante per precisione e verità, come se l’avesse scritta il più grande giudice inglese del secolo scorso” scrive nelle note di regia Gleijeses sottolineando anche come lo spunto fosse autobiografico. Anche la Christie è stata una donna tradita dal marito più giovane e che poi sposò poi un uomo molto più giovane di lei: la regia di Gleijeses sceglie in realismo molto rigido in un testo teatrale asciutto e carico di tensione. Scene di Roberto Crea e costumi di Chiara Donato Dal 17 al 29 gennaio a Roma, info e dettagli su www.teatroquirino.it.
Fabiana Raponi