Geppy Gleijeses, Lorenzo Gleijesesdi Eduardo De Filipporegia Armando Pugliesecon la partecipazione di Ernesto Mahieuxe con Roberta Lucca, Gino Curcione, Antonella Cioli, Irene Grasso, Agostino Pannone, Gregorio Maria De Paola, Ciro Capano, Brunella De Feudisscene Andrea Taddeicostumi Silvia Polidorimusiche Paolo Colettaluci Gaetano La MelaArmando Pugliese dirige Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo con protagonisti Geppy Gleijeses, Lorenzo Gleijeses, Ernesto Mahieux.
Questa commedia, scritta dal grande Eduardo De Filippo all’età di soli ventidue anni, a distanza di un secolo dalla sua prima messa in scena è ancora una miniera di preziose analisi dei rapporti umani, straordinariamente colti nella loro essenza, messi a fuoco ed espressi nella cruda rappresentazione delle dinamiche sociali.
Ho fatto il guaio? Riparerò! è il titolo originario di questa lucida prova critica che non risparmia, nella descrizione puntuale ed eternamente attuale dei comportamenti riparativi, la faciloneria di coloro che si improvvisano cultori dell’arte e si appropriano malamente dei panni di mestieri profondamente impegnativi, con l’arroganza patologica dell’ignoranza; ma di più, viene messo in luce, con particolare genialità, il dramma dell’arrangiarsi alla sopravvivenza, nell’arrancata competizione col mondo, che non è affare esclusivo della povera gente, ma investe di disgraziata meschinità l’intera società, costretta a procurarsi i peggiori sotterfugi, pur di garantirsi l’apparenza necessaria alla convivenza.
Gli affetti, le migliori intenzioni, soccombono di fronte al rischio della compromissione sociale e dello scandalo, sfaldandosi miseramente e svendendo la nobiltà di ogni valore alla paura e ai rancori.
Tuttavia, se le vendette sotterranee lasciano la superficie immutata, ribollono dentro ed è questa la fortuna dei sentimenti, che l’opera racconta con la sofisticata qualità satirica del teatro napoletano; le trame ricamate dai dissapori e dai desideri nascosti, non tardano, prima o dopo, a trovare la loro strada per giungere alla luce, scombinare i piani di compressione vitale e dare respiro alla realtà per quella che è, riscattandola, forse, dalla sua posizione di mediocrità.
La comunicazione ha un ruolo fondamentale, rivelando o camuffando, ma necessariamente, ogni volta, manifestando l’importanza delle scelte degli interlocutori che, tra loro, arricchiscono gli equivoci, giungendo sino al ridicolo e a fingersi pazzi, pur di non affrontare le proprie responsabilità e i propri misfatti.
I temi delle convenienze, dei soprusi di classe e della natura picaresca dell’uomo, infondono, nella caricatura, una grande lezione, una catarsi, una liberazione: fingere è un dramma che perde ogni dignità ed è alla radice di una vitale reazione di metabolizzazione che si è tradotta, nella storia dell’arte, nella sublimazione della comicità.
Gli applausi e le fragorose risate in corso di scena, hanno dimostrato questo e hanno confermato l’eccezionale caratura di regista e attori affiatati, equilibrati, di rarissima padronanza artistica.
Il più alto teatro, in tutta la sua potenza. Da non perdere.
Ines Arsì