Madama Butterfly inaugura il Comunale Nouveau di Bologna
Finalmente pronta la nuova sede del Teatro Comunale di Bologna in zona fiera, inaugurata il 16 e “messa alla prova” con l’opera Madama Butterfly, in scena dal 19 al 26 febbraio. Grande curiosità per la sala in zona fieristica, ricavata dall’ex centro vaccinale. Poltrone verde pistacchio e sala nera con stilizzazioni del logo del Comunale, un’unica grande platea digradante e boccascena rettangolare (largo e stretto), un po’ cinemascope. A dirigere il capolavoro pucciniano Daniel Oren, fedelissimo collaboratore del Teatro Comunale.
Madama Butterfly è una delle opere liriche di Giacomo Puccini di maggior successo, una storia tragica di abusi e mortificazione delle tradizioni di una nazione. L’opera ci parla ancora oggi del potere deleterio e distruttivo del colonialismo, incarnato dal tenente della marina statunitense Pinkerton.
Questa produzione, diretta da Gianmaria Aliverta, nasce dall’allestimento “casalingo” del 2009 per la Scuola dell’Opera gestita dal Maestro Triola. Di fondamentale importanza il disegno luci (pensato da Daniele Naldi e qui ripreso da Paolo Liaci), che altro non è che la rappresentazione degli stati emotivi dei personaggi. La scenografia è essenziale e astratta: il palcoscenico è sormontato da una pedana con vari elementi della cultura nipponica e nel primo atto si fa grande sfoggio dei tradizionali abiti da cerimonia (Stefania Scaraggi). Del resto, è quello per cui paga Pinkerton: un grande (e falso) matrimonio per sperimentare l’esperienza di una sposa-bambina, una casa da cui venire e andare a proprio piacimento, la soddisfazione delle proprie voglie.
Madama Butterfly si dona a lui totalmente con il corpo e la mente in una notte stellata, pagando lo scotto con il rifiuto da parte degli stessi parenti e della sua società. La geisha di Nagasaki, così minuta e fragile, si trasforma così nel secondo atto in una moglie e madre che fa di tutto per incarnare la cultura americana del marito, latitante ormai da tempo.
Puccini compie nella Madama Butterfly qualcosa di eccezionale: trasporta musicalmente gli
spettatori in una dimensione onirica mentre sotto i loro occhi si compie qualcosa di straziante.
Preso atto di quanto sia illusoria la sua storia d’amore, Cio-Cio-San si libera da un destino di miseria, sfruttamento ed emarginazione prendendo in mano le redini della sua vita, disponendo volontariamente di sé. Struggenti le interminabili ore notturne trascorse da Butterfly in attesa del marito, compresse in pochi minuti di musica che sembrano dilatarsi nel tempo, grazie anche alla stasi che caratterizza la scena, riuscitissima scelta registica.
La morte è il suo riscatto, l’unico possibile, specialmente dopo l’ingresso di Kate Pinkerton, che rappresenta il suo opposto e che punta, glaciale e sprezzante, a strapparle il figlio tanto amato, unico frutto dell’amore per l’ammiraglio.
Daniel Oren dimostra ancora una volta la fortissima empatia che lo lega all’Orchestra del Teatro Comunale, attenzionando i vari piani e i numerosi dettagli della partitura. Il Coro del Teatro Comunale, come sempre preparato da Gea Garatti Ansini, si rivela efficace in scena durante le nozze come dietro le quinte, regalando un momento di speciale sospensione teatrale durante il “Coro a bocca chiusa”.
Latonia Moore, soprano americano, restituisce una Cio-Cio-San non del tutto convincente al suo debutto italiano nel ruolo, soprattutto a livello vocale sul registro acuto. Luciano Ganci invece sguazza nei panni di Pinkerton con la sua elegante voce tenorile, puntuale e curato nel fraseggio, leggermente rigido a livello interpretativo. È soprattutto Aoxue Zhu a regalare grandi momenti nella sua Suzuki, ottima vocalità e totalmente calata nel difficile personaggio/spalla della protagonista. Nel complesso un ottimo cast e una produzione che coglie nel segno nel restituire il capolavoro pucciniano in modo semplice ed immediato.
Erika Di Bennardo