Il Gruppo della Creta dal 2015 propone una drammaturgia che rappresenta le difficoltà della realtà contemporanea o un futuro distopico, con messinscena simbolica e dialoghi sincopati. Nel 2018 ha debuttato al Todi Festival con lo spettacolo Generazione XX, dove è tornato due anni dopo con D.N.A.–Dopo La Nuova Alba, scaturite dalla collaborazione artistica tra il regista Alessandro Di Murro e il drammaturgo Anton Giulio Calenda.
La sperimentazione di nuovi linguaggi continua nel 2021 con i cinque atti unici de La Regola dei Giochi, di Anton Giulio Calenda, messi in scena una settimana al mese al TeatroBasilica, che la compagnia dal 2019 si assume la responsabilità di riqualificare.
In questa stagione sono stati riproposti i due episodi che hanno riscosso maggior successo: “Ucronìa. O va tutto bene” e “Soldato” sempre per la regia di Alessandro Di Murro.
Ucronìa racconta il mondo all’indomani della terza guerra mondiale vinta dagli Stati Uniti contro la Cina, dominato da Google. Sciolti i ghiacciai, spariti deserti e foreste, il ciclo della vita di tutte le specie viventi è regolato da internet.
Nel Sangiaccato di Google, in un futuro prossimo, una donna si muove meccanicamente dentro un ottaedro sospeso dagli spigoli luminosi e descrive il pianeta ripartito tra multinazionali che hanno definito un nuovo assetto, relegando i sopravvissuti dentro i Google Nidi.
Un Google-amico pattinando intorno all’abitacolo la sorveglia e si prende cura delle sue necessità biologiche, finché la libera dall’involucro e la imballa in una scatola di cartone, avendo esaurito la sua funzione.
Globalizzazione, tecnologia, consumismo stritolano l’essere umano e gli impongono dipendenze compulsive che annientano l’individualità, distruggono gli ecosistemi e snaturano il pianeta.
Laura Pannia sembra una bambola robotica, a tratti brancola con lo sguardo vacuo di chi non riesce a vedere lontano, intercalando suoni umani con la voce metallica distorta dal microfono. Ma i suoi tentativi di riconnettersi al passato vengono repentinamente puniti dal carceriere, rendendo irreversibile la trasformazione da umano a robot.
Amedeo Monda è il severo vigilante, alienato e anaffettivo, che indirizza la coscienza della prigioniera verso il pensiero unico governativo.
Soldato porta in scena due commilitoni che marciano dentro una trincea poligonale tracciata a terra, intrecciando un fitto dialogo che mette in risalto l’assurdità della loro condizione evocando l’esistenza di un nemico sconosciuto da eliminare. Uno è rigidamente compenetrato nel suo ruolo, l’altro è nostalgico degli affetti familiari e pone continue domande, cercando risposte al suo tormento sull’orrore della guerra.
Il testo è del 2021, ma le domande sono quelle che ci poniamo dopo i tragici eventi della guerra in Ucraina. Perché tante vittime civili? chiede un soldato e l’altro tenta di fornire una risposta: nella grande scacchiera della guerra tutti sono pedine e colpire i civili significa colpire i potenti avversari.
A un tratto dal cielo scende un pacco di lettere. Quella indirizzata dalla fidanzata al giovane soldato reca la notizia dell’arrivo di un bambino, preludio di una vita libera. L’altro è stordito dall’entusiasmo del commilitone, per lui la pace è solo assenza di guerra e non ammette libertà. Punta il fucile, spara.
Matteo Baronchelli e Alessandro De Feo sono instancabili sia a marciare che a rimpallare domande e risposte. Partecipazione in video di Giuseppe De Ruvo.
La regia di Alessandro Di Murro amalgama efficacemente testo, ambientazione e corporeità. Illustrazione di Laura Canali (cartografa di Limes), scene di Paola Castrignanò, costumi di Giulia Barcaroli, musiche originali di Enea Chisci.
Tania Turnaturi