di Henrik Ibsenversione italiana e adattamento Fausto Paravidinocon Andrea Jonassone Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati, Eleonora Panizzoregia Rimas Tuminas scene e costumi Adomas Jacovskismusica Faustas Latènas, Giedrius Puskunigis, Jean Sibelius, Georges Bizetdisegno luci Fiammetta Baldiserriripresa luci Oscar Frosioproduzione TSV – Teatro NazionaleFoto Serena Pea
Insieme ad un sorprendente cast di attori, la carismatica Andrea Jonasson, diretta da Rimas Tuminas, torna sul palcoscenico per interpretare l’ icona arcaica della passione materna. Spettri è un dramma psicologico e intimamente shakespeariano che porta in scena l’arroganza della felicità a discapito di tutti, denunciando, in chiave profonda e visionaria, le atrocità e le angosce che popolano il perbenismo oppressivo della società borghese, inamidata e sostenuta da rigidi protocolli, dietro i quali si annidano pulsioni bestiali, camuffate tanto ad arte, da soffocare voracemente, alla fine, anche i suoi sostenitori.
La fissità pesante della scena in penombra, è animata, a lungo, da un desolante candore di polveri che sembrano spazzare via il tempo, lasciando impietosamente immutate le antiche disgrazie che vi hanno attecchito in un gelido passato, rivisitato in un sogno tormentato.
Lo specchio sullo sfondo suggerisce una doppia presenza, un mutevole controcampo, una lente interiore in cui i metapersonaggi si muovono, conversano, danzano, in un clima di nauseante e delirante deformazione della realtà che documenta, con traslucida aderenza, la densità del sentimento doloroso, apparentemente lenito dalla violenza altalenante dell’illusione che, infine, si rivela sempre fatale e distruttiva.
Centrale, il tema dell’espiazione, come tentativo di sopravvivenza agli eventi tragici, che straripano dal loro corso naturale, per sommergere l’intera esistenza e trasmettersi, come germi infestanti, ai figli che non hanno chiesto la vita.
L’ineguagliabile Henrik Ibsen tramanda, in quest’opera, riportata finalmente al suo pieno splendore, la legge marziale dell’anima.
Ines Arsì