Da Troia ad Antandro, e poi Delo, Creta, le coste dell’Epiro, l’Italia meridionale, Cartagine, infine Lavinium. E da lì la sua stirpe, quattro secoli dopo, fonderà Roma. Quello di Enea è un viaggio antichissimo e meraviglioso: sette anni a girovagare per il Mediterraneo, a capo di una flotta di triremi, guidando il popolo dei troiani in fuga dalla città distrutta. Un viaggio cantato da Virgilio nell’Eneide, riprodotto fin dall’antichità in migliaia di manufatti.
Una straordinaria selezione di 24 opere (provenienti da 12 istituzioni nazionali), databili fra il VII secolo avanti Cristo e la piena età imperiale: questa è la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma”, visitabile fino al 10 aprile presso il Tempio di Romolo al Foro Romano. L’esposizione è organizzata dal Parco archeologico del Colosseo, in collaborazione con l’Associazione Rotta di Enea, per promuovere e diffondere la conoscenza del mito di Enea e dell’Itinerario culturale “Rotta di Enea” (certificato dal Consiglio d’Europa nel 2021).
“Questo progetto consente di raccontare il viaggio e il mito di Enea attraverso preziosi reperti provenienti da tutta Italia, alcuni mai esposti in precedenza”, spiega Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo: “Un modo per conoscere la storia di una rotta leggendaria, le cui radici affondano nella notte dei tempi, entrata precocemente a far parte dei miti più antichi di Roma”.
Al centro della rotonda del Tempio di Romolo (così chiamato perché riutilizzato dall’imperatore Massenzio come tempio dedicato al figlio Valerio Romolo, scomparso nel 309 ad appena 15 anni e poi divinizzato) sono otto statue in terracotta provenienti dal santuario di Minerva a Lavinium, significativo esempio dell’arte tardo-arcaica e medio-repubblicana del Lazio, molte delle quali esposte al pubblico per la prima volta.
Attorno diverse teche mostrano altri reperti, tutti di grande importanza storica e artistica. Di straordinaria bellezza sono il monumentale cratere apulo a figure rosse, vero capolavoro della ceramografia antica, raffigurante lo scempio del corpo del principe troiano Ettore da parte di Achille, e l’oinochoe (ossia una grande brocca dal corpo ovale e allungato) a figure rosse raffigurante il giudizio di Paride.
Ogni pezzo esposto (statue, affreschi, rilievi in marmo, anfore, bardature di cavalli) racconta un pezzo del viaggio di Enea, dalla fuga da Troia con l’anziano padre Anchise sulle spalle e per mano il figlioletto Ascanio allo sbarco di questi “migranti” ante litteram sulle coste laziali. La sua rotta si può seguire anche su un grande pannello posto in fondo all’esedra del Tempio. Corredano la mostra alcuni display esplicativi, molto utili e densi di informazioni.
Marco Togna