«Alfonso – chiamato Cino dai musicisti suoi amici – era semplicemente un esemplare unico di gentiluomo del secolo scorso, anzi: di due secoli fa – le parole del Presidente-Sovrintendente dell’Accademia, Michele dall’Ongaro per ricordare il Maestro Ghedin – Non solo il prototipo della persona perbene ma sempre attento, presente a tutti i concerti, generoso di commenti e consigli ai giovani – dai quali è sempre stato adorato – e poi è stato un musicista strepitoso, capace, con la sua viola, di raccontare le emozioni e l’intelligenza delle musiche che interpretava come se stesse recitando una commedia, come se le note fossero parole che per lui non avevano segreti. In questo senso il sodalizio con i suoi pari era esemplare e raramente amicizia, fantasia, sapienza e magistero si sono fusi in modo così armonioso». Biglietti: € 10 intero ׀ giovani under 30 e abbonati € 8 ׀ € 5 allievi
Mercoledì 29 marzo ore 20.30 in Sala Sinopoli, Luigi Piovano dirige gli Archi di Santa Cecilia, Tra Bach e la Kleine Nachtmusik di Mozart.
Luigi Piovano da diversi anni affianca l’attività di primo violoncello dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a un’intensa attività sia da solista che da direttore, tanto da debuttare nelle ultime stagioni al Teatro Bellini di Catania e sul podio dell’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo e dell’Orchestra Verdi di Milano.
Da diversi anni collabora regolarmente con gli Archi di Santa Cecilia, costituiti da elementi dell’Orchestra di Santa Cecilia, che dirigerà nell’ambito della Stagione da camera e a cui parteciperà anche la pianista olandese Gile Bae, che recentemente ha suonato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Fabio Luisi.
In programma la giovanile Sinfonia per archi n. 10 di Felix Mendelssohn, scritta nel 1824 dall’allora quattordicenne Felix, seguita dal Concerto per pianoforte BWV 1054 di Bach, riscrittura del concerto per violino BWV 1042 ma arricchito di nuove e originali soluzioni, e con il conferimento al pianoforte (originariamente un clavicembalo) di una “posizione di prestigio in mezzo all’orchestra” (Alberto Basso). Quindi sarà la volta della giovanile Simple Symphony in quattro movimenti (Boisterous Bourrée, Playful Pizzicato, Sentimental Saraband, Frolicsome Finale) di Benjamin Britten che, come scrisse lo stesso autore, “è interamente basata su materiale di opere che il compositore ha scritto tra i nove e i dodici anni. Sebbene lo sviluppo di questi temi sia in molti punti abbastanza nuovo, ci sono vaste sezioni dell’opera che sono tratte totalmente dai pezzi precedenti”. Chiude il concerto la Piccola serenata notturna K 525, composta da Mozart nel 1787 durante la stesura del Don Giovanni, vero e proprio simbolo del “Notturno” orchestrale. Scritta per soli archi, la serenata è una breve composizione in quattro movimenti, spontaneamente melodica e ricchissima di idee musicali. Biglietti da € 18 a € 38 euro.
Il 30 marzo ore 19.30 (repliche venerdì 31 marzo ore 20.30 e sabato 1°aprile ore 18, Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone), segnerà il ritorno sul podio ceciliano del maestro russo Tugan Sokhiev, già direttore del Teatro Bolshoi di Mosca e che, dopo aver lasciato l’incarico di Direttore musicale dell’Orchestre National du Capitole de Toulouse, ha ulterioremente intensificato le sue collaborazioni con le orchestre più blasonate, come i Berliner e i Wiener Philharmoniker, l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam e le maggiori compagini statunitensi.
Sokhiev aprirà il concerto con la Sinfonia n. 104 detta “Londra” di Haydn, tra le vette creative del compositore austriaco per l’eleganza melodica dei temi, lo sviluppo e l’elaborazione dei dati tematici, per l’equilibrio nel bilanciamento di tutti i mezzi stilistici. Ultima delle 12 sinfonie dette “londinesi”, la 104 è anche l’ultima sinfonia composta dal compositore, tra il 1794 e il 1795, in occasione del suo secondo e ultimo viaggio londinese che tanti successi gli procurò.
Nella seconda parte del concerto il Maestro russo dirigerà Il canto della terra di Gustav Mahler, sette Lieder tratti dal volume Il flauto cinese, una raccolta di poesie di autori cinesi compresi tra il XII secolo a.C. e l’epoca contemporanea, parafrasate in tedesco dal poeta Hans Bethge.
Il ciclo, composto nel 1908/09 – ma eseguito soltanto nel 1911, sei mesi dopo la morte di Mahler – è stato definito dall’autore una “sinfonia per voce di contralto, di tenore e grande orchestra” in cui il compositore ha fuso in un unico blocco il mondo del Lied e della Sinfonia. Mahler definì il suo Canto della terra un grande “Addio”, alla gioventù, alla bellezza, all’amicizia.
Dopo che gli fu diagnosticato un disturbo cardiaco, egli presentiva che la sua vita volgeva al termine, e tutti questi sette Lieder sono canti della solitudine: una commovente testimonianza del compositore per la terra e per l’esistenza, per la natura estiva in fiore, in cui ogni parola messa in musica, ogni nota rispecchiano la sua anima e sono una testimonianza delle sue più intime confessioni. “Oscura è la vita, è la morte” sono i versi che risuonano tre volte nel primo Lied, “Il canto bacchico della desolazione della terra”, in cui il tenore rende omaggio al vino che tutto fa dimenticare, mentre nell’ultimo, “L’addio”, due persone si avviano verso casa per “riapprendere nel sonno la felicità dimenticata e la giovinezza”. Protagonisti dei sette Lieder saranno Alice Coote, definita dal San Francisco Chronicle un “superlativo mezzosoprano britannico” e al suo debutto nella stagione sinfonica di Santa Cecilia, e dal tenore statunitense Russell Thomas, anch’egli al suo primo concerto ceciliano. Biglietti da €19 a €52, www.santacecilia.it