CONTRACTIONS / CONTRAZIONI
al Teatro Ghirelli di Salerno 18 e 19 marzo 2023
di Mike Bartlett
traduzione Monica Capuani
regia Francesco Saponaro
con Valentina Acca e Federica Sandrini
costumi Daniela Salernitano
scene Lucia Imperato
disegno luci Luigi Della Monica
produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale
Sul lato della scena, una poltrona dirigenziale, con lo schienale alto, comoda, anatomica,
girevole dietro ad una scrivania neutra, una donna nell’ombra aspetta. Cosa? La sua
vittima?
All’inizio è mellifluo, quasi cordiale il colloquio con Emma, che entra, viene invitata a
sedersi su una sedia trasparente.
^^Emma! Venga! Si accomodi!^^
^^Grazie^^
^^Prego!^^
^^Come va?^^
^^Tutto bene^^
^^Ottimo!^^
Domande e risposte banali. La scena si ripete con monotona frequenza, lievi variazioni nel
tono e apparentemente innocenti incursioni nell’aspetto personale.
Amore e Sesso. Parole sviscerate e svuotate di ogni significato recondito. Nulla può
essere nascosto, per il bene dell’azienda. Sesso sì, senza implicazioni sentimentali, quindi
Amore no!
^^Sentimentale: qualunque gesto, indicazione, comunicazione, verbale o di altro genere,
aspetto, messaggio, intesa o incontro organizzato o evento che venga perpetrato con
intenzione di far progredire la relazione in direzione dell’amore.^^
Intorno a questa clausola del contratto, firmato e quindi accettato si svolge la vicenda di
Emma, giovane impiegata con notevoli possibilità di carriera, dinanzi alla scrivania della
sua dirigente, perfetta immagine dell’azienda multinazionale che cura gli interessi dei suoi
dipendenti.
Emma, il nome ricorda ‘Madame Bovary’, lontana da lei anni luce non solo a livello
temporale, ma anche nei desideri più reconditi! Pulsioni represse, negate, odiate.
Addio sogni di gloria, ma anche addio normalità!!
Solitudine, angoscia che cerca disperatamente di salvarsi nel tentativo timido di
preservare un’intimità schiacciata, spinta nell’angolo e frantumata dal macigno del ricatto.
L’isterismo e l’assurdità della situazione spinge ad alzare la testa per ribellarsi alla
freddezza.
Il gelo spegne ogni fiammella.
^^Non ne parli con Dario. Non è il caso. Si complicherebbe solo la situazione^^
Isolare. Bloccare le relazioni. Impedire coinvolgimenti emotivi con ricatti lavorativi.
^^Non è facile trovare un altro lavoro di questi tempi^^
Donna- dirigente senza nome, forse senza sangue, è un robot sempre uguale, copia di se
stesso, senza possibilità di evoluzione. Emma – dipendente vittima consapevole e
consenziente manifesta la sua iniziale ribellione con frenetici cambi di aspetto, seppur
minimi. Una maglia sul vestito, stivali, cintura, cappotto. Esteriorità.
Iperrealismo senz’anima. L’Azienda, il Mercato,come una gigantesca piovra afferra con i
suoi tentacoli il singolo, soffocando ogni tentativo di anelito alla riservatezza personale. Il
privato è negato, azzerato. Parole ripetitive. Schema di conversazione. Colloquio inutile
ma funzionale. Si sa già quel che si deve sapere. L’edificio è controllato in ogni angolo e
spigolo da telecamere e microfoni.
Glaciale. Scenografia bianco ghiaccio, opache pareti permettono in trasparenza di spiare il
progressivo, confuso, irrequieto movimento della dipendente, cavia osservata speciale
perché tendente alla ribellione Andare e venire, camminare nei corridoi della azienda
come nei sentieri impervi e minacciosi di una selva oscura o labirinto condizionato.
Musica elettronica a sostenere i passaggi topici, sottolineati anche da luci pulsanti fredde o
aranciate, spietate.
Spettacolo amaro, cinico, spietato, tagliente. Realismo, eccesso di realismo o capacità di
guardare avanti? Dove arriveremo o ci siamo già?
Freddo, implacabile, messaggio – presagio – predizione di una società che è già cosi, per
fortuna, solo in parte.
Nelle grandi città metropolitane, lontane dalle nostre dinamiche provinciali della vecchia
Europa, è già in atto questa perversa stritolante realtà?
L’autore scrive, spero, non per descrivere, ma per avvertire, per mettere in guardia, per
stimolare la nostra attenzione. Siamo sicuramente ancora in tempo per rimettere in ordine
la scala dei valori personali, sociali, lavorativi e affettivi.
.C’era, anche se non si vedeva: l’occhio attento del Grande Fratello. Lo hanno fatto
diventare un gioco, un programma televisivo per farci abituare, per renderlo accettabile.
Se è vero che il teatro è segno dei tempi può anche essere monito ed avvertimento.
L’azione scenica non divenga abituale nella realtà.
Non dobbiamo perdere la capacità di stupirci, di meravigliarci ed anche indignarci.
Conserviamo la capacità di inorridirci e scindere le immagini virtuali dalla realtà quotidiana.
Possiamo ancora fermare il parossistico futuro e i ‘desiderata’ di padroni cinici e disumani.
Siamo nati per risplendere . Restiamo umani
Spettacolo interessante. Regia essenziale, puntuale, professionale.
Brave le attrici nei loro ruoli non accattivanti.
Pubblico attento e partecipe con applausi convinti
Antonella Parisi