Con “Hedda non deve morire” è di scena al Teatro Serra di Napoli l’attualità di Ibsen, con un’opera sulla competizione.
Riscrittura contemporanea e originale da “Hedda Gabler” di Henrik Ibsen. Nel cartellone “Campi ardenti” dal 24 al 26 marzo. Una produzione TLTA Produktion, di e con Clio Cipolletta, suono a cura di Mario Autore. Info e prenotazioni: teatroserra@gmail.com, 347.8051793.
L’epoca nella quale viviamo, ci insegna che ciascuno di noi è il Capitale, il progetto, il prodotto da vendere sul Mercato. L’imperativo unico è avere successo e arrivare sempre primi, in una serie infinita di performance perfette. Questa è anche la mentalità nella quale è cresciuta la protagonista di “Hedda non deve morire” una riscrittura contemporanea e originale da “Hedda Gabler”di Henrik Ibsen, ovvero, “la Storia del vizio assurdo di dover vincere, vincere, vincere. Ad ogni costo. E di quello che nel mezzo si perde”. Una produzione TLTA Procuktion, di e con Clio Cipolletta, suono a cura di Mario Autore, in cartellone nella Stagione Campi Ardenti del Teatro Serra di Napoli (a Fuorigrotta, in Via Diocleziano 316)venerdì 24, alle 21:00, sabato 25 alle ore 19:00 e domenica 26 marzo alle 18:00. Per informazioni e prenotazioni: teatroserra@gmail.com, 347.8051793.
Hedda G., figlia del Gran Generale, ex cavallerizza professionista, morto il padre, si ritrova coperta di debiti. Sposa Telmo, aspirante scrittore, ma la situazione economica e professionale resta molto difficile. Per risollevare le sorti familiari, è indispensabile che suo marito vinca una cattedra all’Università contendendola, però, a Borg l’antico e unico amore della donna diventato, nel frattempo, uno scrittore di successo. Lo spettacolo è il racconto teatrale e in presa diretta, di una giornata – la prima di vita matrimoniale dopo il viaggio di nozze – al termine della quale, lei si spara dopo aver annientato il rivale professionale.
«Ho letteralmente subito la fascinazione di quest’opera che, pur essendo ambientata nella Norvegia della fine del XIX secolo, parla di noi, anticipa il nostro tempo e i suoi rapporti inquinati dal sistema economico capitalista, con un testo sulla competizione e su quello che siamo disposti a fare, e a perdere, pur di vincere nella vita – racconta l’interprete e regista – Al termine della storia lei si dovrebbe sparare, ma con questo adattamento ho voluto cercare di capire se è possibile, attraverso il coinvolgimento degli spettatori, trovare delle alternative e cambiare il finale». Perché HEDDA NON DEVE MORIRE, perché tutti noi ci meritiamo di avere ancora orizzonti cui guardare. Basteranno le risposte dal pubblico per non ammazzarsi e provare a sopravvivere, insieme, al Capitalismo?
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