MINE
CONFERENZA STANCA SUL MELODRAMMA AMOROSO
Teatro Ghirelli di Salerno 12 marzo 2023
con Michele Brasilio, Marina Cioppa
drammaturgia Michele Brasilio, Marina Cioppa
regia Michele Brasilio
aiuto regia Stefania Remino
disegno luci Alessandro Benedetti
Penultimo appuntamento della VII edizione della Stagione teatrale
targata Ablativo, ideata e diretta da Vincenzo Albano.
“Mine, conferenza stanca sul melodramma amoroso”, è scritto e interpretato
da Michele Brasilio e Marina Cioppa, che con Stefania Remino formano la
compagnia casertana Vulìe Teatro, tra i vincitori del premio Neiwiller 2021
nell’ambito del progetto Passpartout promosso da Artec. Lo spettacolo è inoltre
semifinalista al Premio Dante Cappelletti 2020 e semifinalista nel 2021 di Biennale
College – Registi Under 35.
“Mine, conferenza stanca sul melodramma amoroso” ci dimostrerà, anche
attraverso la simulazione di brevi incontri dimostrativi, come e perché il rapporto
di coppia sia un melodramma inutile. Una vera e propria conferenza rivolta al
pubblico, nella quale i due conferenzieri dimostreranno come, senza amore, la
coppia possa esistere con individualità e unicità, i soli valori fondamentali per
l’essere umano. Oltre ai dati scientifici, i due proveranno a interpretare
l’esperienza amorosa alla luce dei conflitti psichici che si sviluppano sin
dall’infanzia: l’origine delle nostre ansie e dei nostri disastri personali. Un testo a
tratti cinico, ma che mantiene uno stile brillante con dialoghi serrati e paradossali.
Gli attori e gli spettatori costruiscono la messa in scena insieme, ogni sera in modo
diverso, abbattendo la quarta parete sin da subito come si conviene a una vera e
propria conferenza.
Promesse mantenute?
Un inizio promettente divertente frizzante finanche un impegno ambientalista
pacifista femminista occhieggiava nel monologo della ‘Margherita’ M’ama non
m’ama il mantra individuato come causa primaria dei problemi del globo faceva
ben sperare ma poi tutto il lievitato si è afflosciato come un soufflé seduto,
anzi caduto. Se fosse stata una maionese impazzita avremmo almeno goduto
di un’esplosione di colori, spruzzo vitale per rompere la scatola nera in cui il
tutto era rinchiuso.
2
L’idea carina, non originale, ma d’altronde dopo le avventure di Adamo ed Eva,
la prima coppia di cui si hanno notizie è davvero arduo imbastire una storia che
presenti connotati di novità.
Simpatica apertura. Nel buio parte la sigla di una pseudo trasmissione
televisiva. Ossimoro stimolante: televisione in teatro, il piccolo schermo nella
grande scena, micro macro e cosi via.
Vivace la sequenza vocale delle pubblicità locali, parrucchieri, lavanderie,
drogherie, negozianti vicini ed affini. Si avverte il pubblico a chiare lettere che
la trasmissione (leggi spettacolo) non è stata sovvenzionata da contributi né
finanziamenti istituzionali ed allora i giovani intraprendenti volenterosi
‘comunicatori’ si rivolgono ai privati.
Senza soffermarsi sulle varie situazioni confezionate, si può fare riferimento
agli stacchetti, alle musichette e alle sigle molto conosciute che fanno
l’occhiolino a trasmissioni di intrattenimento, di approfondimento e di
informazione.
I due giovani in scena fanno simpatia ma l’assenza di colori opacizza le
caratterizzazioni accennate e sfumate, si intuisce una tentata parossistica
imitazione di Bruno Vespa.
Bricolage, fai da te, scenette provate fra amici; il rimando è alle
rappresentazioni organizzate da Jo con le sorelle ed offerte come svago e
divertimento alla mamma e ai familiari, nel romanzo di formazione che decenni
fa leggevano gli adolescenti, appassionandosi alle avventure delle quattro
sorelle di ‘Piccole donne’. Le fanciulle desideravano l’amore, con la A
maiuscola, romantico, ardente, languido, aulico che aveva però sempre una
conclusione pratica nel sogno di una vita di coppia appagante e felice.
Anche la massaia frustrata, la casalinga disperata, di vago sapore americano,
l’impiegata stressata, la moglie tradita, l’amante delusa, la donna-maschio
nello Scum di Valerie Solanas, figure diventate caratterizzazioni in epoca post-
femminista sono ormai ricordi evanescenti.
E quindi dove attingere nuove (se questo vocabolo avesse ancora un suo
pregnante perché) figure che possano catalizzare l’attenzione?
Appare in scena l’ospite della serata, l’esperta di sessuologia ed ecco arrivare il
dilaniante strappo nel cuore perché irriverente ed inopportuno appare nella
mente il ricordo di Anna Marchesini, grande artista, insuperabile, irripetibile.
“Ma che colpa abbiamo noi??” potrebbero cantare i due volenterosi protagonisti
della serata. Infatti la colpa o la responsabilità è nostra che troppo abbiamo
visto e troppo ricordiamo della scena e della vita!
3
Siamo all’apologia del disamore. Incitazione al Non-Amare. Teorizzazione dello
scoppio della coppia. L’ironia tutto permette, niente di male, forse, ma è
necessario?
Un grande filosofo diceva:” Se quello che mi dici non è vero, né positivo, né
utile perché dovrei volerlo ascoltare?”
Socrate mi fa pensare al Teatro, sempre, stimola un collegamento fra mente e
cuore, amore e passione, forza e fragilità, fede e ragione, bello e brutto!
Come Socrate parla, così il Teatro vive, nel presente, nel momento in cui
avviene , ma come il Pensiero di Socrate è arrivato a Noi tramite gli scritti di
Platone così il Teatro arriverà ai posteri grazie alla tecnologia.
La verità, la bontà e l’utilità sono i tre setacci di Socrate. E quali sono i setacci
per filtrare le informazioni, le dicerie, i pettegolezzi che noi oggi potremmo
utilizzare?
Il Teatro è un mondo a sé, un metaforico iperuranio senza luogo specifico, né
tempo determinato, ma è anche un megafono di messaggi!
Per fortuna esiste la libertà di espressione e di parola.
Ed io, ritornando a Mine, lo spettacolo della Compagnia casertana Vulìe
Teatro, posso solo ricordare che l’Amore è il motore della vita e che esiste la
possibilità di rompere la ‘scatola’ e di dipingere tutto a colori.
Antonella Parisi