di Eugène Ionescocon Edoardo SiravoIsabel Russinovae con Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlitoregia Maurizio Scaparro musiche Nicola Piovaniassistente musicale Pasquale Filastò costumi Santuzza Calìcostumista assistente Paola Tostidecoratrice Caterina Pivirottoelementi di scena Antonia Petrocelliassistente scenografa Francesca Rossettiassistente alla regia Alessandro Laproviteraaiuto regia Michele Ferlitoproduzione Associazione Culturale LAROS di Gino Caudai
“Ritengo che sia quanto mai necessario mettere in scena un testo di questo peso per cercare di portare un po’ più di consapevolezza nell’animo delle persone in un momento storico come questo.”
Così ha affermato Maurizio Scaparro, raccontando la sua ultima regia, con la volontà di sottolineare l’incredibile attualità di quest’opera e lasciandoci, veramente, un tesoro in eredità.
Ho voluto, non a caso, assistere, sedendomi nella zona più prossima alla cabina di regia, applaudendo, alla fine, il Maestro, insieme all’intera platea commossa e alla compagnia di attori, reduci da una perdita importante, ma anche da una bellissima prova interpretativa.
L’azzurro acceso dello sfondo scenografico ha recato con sé, probabilmente involontariamente, un vuoto di fondo che sembrava rammentare la presente assenza, ma che aveva anche il dono di scagliare lo spettatore in un territorio ideale, astratto, privo di altro riferimento, oltre a quello fortemente simbolico del trono, affiancato da altre due sedute, in una rivisitazione divina, e trina, del potere.
Ed in questo olimpo è stato proprio il potere a reggere la corona traballante del tema protagonista, inquadrato nella sua drammatica fase discendente, con inquietante accuratezza di espressione delle dinamiche che si susseguono, rovinosamente, sino alla disfatta, forse riferita, col profondo sguardo del vaticinio, all’intera decadenza della supremazia occidentale, in bilico tra il sogno e la realtà, tra la taciuta consapevolezza e la disperata frivolezza.
Sono i toni del dialogo, insieme agli abiti di sfarzo variopinto, a colorare le scene, ora con la sorprendente e rara caratura del protagonista, ora nelle note supplichevoli della sua amata, o nell’algida freddezza dell’antagonista. Le voci sono, evidentemente, la chiara riprova della grandezza di questo lavoro attoriale e caratterizzano assolutamente la forza della trama, così impreziosita, già, dalle musiche di Piovani.
L’umiliazione, la preghiera agli ultimi, la pietas che si scontra con la pietà, il rifiuto della morte, il narcisismo, la severa freddezza di un destino, prima favorevole e poi nemico, ma sempre, misteriosamente, amorevole e soprattutto, la solitudine del potere, sono le materie indagate e senza sconto.
Ines Arsì