Regia Giovanni Guerrieri
Con Massimo Grigò
Scultura Noela Lotti
Produzione I Sacchi di Sabbia
in collaborazione con Compagnia Lombardi-Tiezzi
e con la collaborazione di Francesco Morosi
con il sostegno di MIC e Regione Toscana
Gli Acarnesi di Aristofane è la commedia greca più antica tra quelle che ci sono pervenute.
Atene, 425 a.C. La guerra del Peloponneso infiamma, ma in occasione delle Lenee, feste religiose in onore di Dioniso, lo scontro si sposta in teatro e diventa agone comico. Aristofane mette in scena la storia di Diceopoli, contadino ateniese che stipula di sua iniziativa un trattato con Sparta, godendo da solo dei benefici della pace.
Lo spettacolo si inserisce in un più ampio progetto teatrale che I Sacchi di Sabbia hanno dedicato ad Aristofane, sostenuto dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi e dai festival Inequilibrio e Kilowatt, che culminerà nella messa in scena del Pluto, l’ultima opera del commediografo.
Quella andata in scena al Teatro delle Spiagge non è la rappresentazione del testo teatrale, ma un discorso, appunto. Un monologo pronunciato da un professore serio e preparato, che accoglie il pubblico con una dotta introduzione sulla teoria della comicità in Grecia. L’atmosfera scolastica dura un paio di minuti scarsi. Dopodiché, non si smette un minuto di ridere.
Verso dopo verso, Massimo Grigò si immerge dentro la commedia, dando voce a Diceopoli (e a tutti gli altri personaggi) e trascinando il pubblico con sé nel testo più profondo. Si precipita da una parola all’altra, addentrandosi nei meandri della narrazione senza più pensare all’austero professore, che ora parla senza filtri l’antica lingua della satira mostrando, al bisogno, una marmorea scultura falliforme.
E così, si scopre che le commedie greche fanno ridere. Di più: che fanno ridere con lo stesso identico dispositivo comico usato e abusato dal V secolo a.C. fino a oggi, senza soluzione di continuità. La commedia più antica del mondo dimostra una satira verace e mai sguaiata, diretta e mai volgare. C’è Bergson e c’è Luttazzi. Soprattutto, c’è Aristofane. C’è Aristofane uomo greco, imbevuto della sua cultura. C’è Aristofane uomo di teatro, straordinariamente all’avanguardia e forse perfino consapevole di esserlo. C’è Aristofane uomo del suo tempo, conscio di mettere in scena, nel bel mezzo di una guerra – la guerra per i greci, quella tra Atene e Sparta – una commedia pacifista. La commedia più antica del mondo, che stigmatizza il vizio umano più antico del mondo, ridicolizzandolo.
Grigò riesce a parlare di dimetri anapestici e trimetri giambici senza essere borioso né avulso dalla realtà. Soprattutto, senza dare l’insopportabile impressione di aver studiato apposta per te, che sei lì seduto ad ascoltarlo. I Sacchi di Sabbia affrontano quel mostro sacro di Aristofane con la fede passionale di chi prima di tutto ne gode, e solo dopo cerca di analizzare, per afferrarne il significato vero, per capirla fino in fondo, per riderne ancora più di gusto.
In un contesto storico in cui parlare di guerra è delicato, parlare di pace rischia di essere troppo semplice. Fortunatamente La commedia più antica del mondo non corre questo rischio.