Al Teatro Studio Melato, dal 16 al 18 maggio
PRIMA NAZIONALE
Christiane Jatahy
Depois do silêncio
Una coproduzione internazionale
con il Piccolo Teatro di Milano
Oltre la scena – Parole in pubblico
10 maggio, incontro al Chiostro di via Rovello
Dal 16 al 18 maggio, al Teatro Studio Melato, va in scena, in prima nazionale,
Depois do silêncio, capitolo conclusivo della Trilogia degli Orrori di Christiane
Jatahy, Leone d’oro alla carriera all’ultima Biennale di Venezia.
Lo spettacolo è una coproduzione internazionale con il Piccolo Teatro, del quale
la regista è artista associata.
Dopo Entre chien et loup – presentato al Piccolo nel maggio 2022 in occasione del festival Presente indicativo: per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali) –, che indagava le meccaniche dal fascismo partendo dal film Dogville di Lars von Trier, e Before the sky falls, che puntava il dito contro la mascolinità tossica e il potere politico del patriarcato muovendo dallo shakespeariano Macbeth, Christiane Jatahy arriva alla conclusione della sua Trilogia degli Orrori.
Depois do silêncio porta in scena il fitto legame che unisce razzismo e capitalismo. Dall’età della tratta degli schiavi alle politiche messe in atto da personalità come Jair Bolsonaro poco sembra essere cambiato: c’è chi possiede terreni, libertà e identità. E poi c’è chi non possiede nulla.
Partendo dal romanzo Torto Arado (Aratro ritorto) di Itamar Vieira Junior – che racconta le
battaglie di tre donne nello stato di Bahia – e dal documentario di Eduardo Coutinho Cabra
marcado para morrer (Un uomo segnato dalla morte) dedicato all’omicidio del leader di un
sindacato rurale, lo spettacolo connette il passato al presente, nella speranza di sgombrare il campo per un nuovo, e migliore, futuro.
Secondo la regista, Leone d’oro alla carriera all’ultima Biennale di Venezia e “cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere” in Francia, è necessario cambiare prospettiva riguardo al tema dell’ingiustizia sociale in Brasile e raccontarlo «dal punto di vista delle persone che erano – e tuttora sono – massacrate da un sistema capitalista che persiste ancora oggi. Si tratta di affrontare il problema di terreni e territori lasciando parlare chi ha scritto e continua a scrivere, ogni giorno, questa storia con il proprio corpo, il proprio sangue, la propria voce. I neri e gli indigeni».
Il prezioso dialogo che, nel corso del triennio 2022-24, il Piccolo Teatro di Milano ha scelto di intrecciare con l’artista associata Christiane Jatahy – una delle registe teatrali e cinematografiche più originali e apprezzate del panorama internazionale – vive un nuovo capitolo con la presentazione della coproduzione Depois do silêncio. Nel sorprendente impasto di colori e materia che lo caratterizza, lo spettacolo coniuga la sfida ai limiti convenzionali dell’orizzonte scenico con il racconto della verità di un’esperienza umana così tragicamente complessa come quella della violenza coloniale. È possibile così percorrere le tappe di un destino storico che non si lascia ingabbiare dall’ottica dei “vincitori” e che in fondo svela la sua natura di doloroso nom de plume delle differenti maschere della realtà, alla cui investigazione è dedicata la stagione 2022-23 del
Piccolo Teatro.
Claudio Longhi
Ritratto
Una conversazione con Christiane Jatahy
Estratto da “Stormi. Traiettorie sugli Artisti Associati”
Cosa significa per te far parte del gruppo degli Artisti Associati?
Entrare nella storia del Piccolo Teatro è davvero importante ed emozionante, soprattutto in questo momento in cui il teatro stesso delinea il suo percorso futuro attraverso la costruzione di un dialogo più ampio con gli altri Artisti Associati che creano arte all’interno di questa “casa”. A questo si unisce la possibilità di una reale continuità nel rapporto con il pubblico, che mi permette di condividere con gli spettatori la mia ricerca artistica attraverso diverse messinscene.
Nelle tue opere il riferimento alle contraddizioni della realtà è una costante. In che rapporto si pone il richiamo al reale con la finzione della scena?
I concetti scenici di realtà e finzione che danno forma alla mia drammaturgia si intrecciano
costantemente tra loro. Ciò porta alla creazione di due linguaggi differenti, ma costantemente in dialogo. A partire da queste considerazioni, mi viene in mente un’immagine, quella della fionda: la realtà rappresenta la pietra scagliata nel centro della finzione. La storia viene così catapultata nel “presente” ed è costretta a riflettere profondamente su sé stessa, rivelandoci le onde circolari della pietra nell’acqua.
Dai tuoi lavori traspare l’intenzione di creare un dialogo diretto con gli spettatori: come riesci a instaurarlo?
Il pubblico rappresenta la componente di realtà dei miei lavori che, nel qui e ora, con la sua sola presenza, è in grado di trasformare l’opera teatrale in azione concreta. Gli spettatori possono però avere uno spazio definito anche nella dimensione della finzione, interpretando spesso anche ruoli di carattere finzionale.
In Depois do silêncio, ultimo capitolo della “Trilogia degli Orrori”, ti occupi della schiavitù di
intere culture, sradicate dai luoghi di appartenenza a causa della violenza esercitata dal
progetto coloniale. come si colloca questo lavoro rispetto agli altri della trilogia e alla tua
ricerca sulle tematiche “postcoloniali” tra passato, presente e futuro?
La “Trilogia degli Orrori” nasce come reazione al terribile governo di destra radicale che si è
impadronito del potere nel corso di questi ultimi quattro anni in Brasile. È stato fondamentale riflettere sulle forme del postcolonialismo per cercare di capire cosa potesse aver causato questa catastrofe politica e sociale. In Depois do silêncio, terza parte della trilogia, questa riflessione ha preso forma attraverso una ricerca documentaria e letteraria — presente nello spettacolo — unita però a un confronto intenso e costruttivo con attrici e collaboratrici. Nella costruzione dello spettacolo, queste persone hanno portato le loro esperienze passate e presenti unite al peso della violenza scaturita dalla persistenza del sistema coloniale nel quale tutti noi ancora viviamo. Poter ascoltare il loro racconto è l’opportunità più concreta che abbiamo per trasformare il futuro. Ancora una volta realtà e finzione si fondono: dinamica necessaria e fondamentale tanto in un’opera artistica quanto nella vita.
Con lo spettacolo Depois do silêncio sei tornata, per la prima volta dopo il 2015, a sviluppare il processo di composizione nel tuo paese natale, dove, del resto, è ambientato anche il romanzo Torto Arado di Itamar Vieira Junior, da cui è tratto il lavoro. Cosa ha significato per te tornare a creare arte in Brasile?
Nonostante io viva in Brasile e sia presente qui fisicamente, mi rendo conto che sia difficile cogliere davvero l’immensità di questo Paese. Torto Arado invece ci porta nel cuore più profondo del Brasile: analizza le difficili questioni della proprietà terriera, delle dispute armate, delle numerose persone che continuano a vivere e lavorare ancora in un contesto di schiavitù. Osservare realmente questa situazione equivale a posizionare una lente d’ingrandimento necessaria per comprendere chi siamo davvero. In particolare, il filmato che abbiamo realizzato nella Chapada Diamantina è stato girato con le stesse persone che hanno ispirato Itamar Vieira Junior a scrivere il suo libro. Tutto questo lavoro mi ha dato la possibilità di riscoprire la mia “casa artistica”, nel senso più ampio del termine. La casa che io sono per me stessa, che mi costituisce, e che non mi abbandona mai Recentemente hai dichiarato che «lavorare sul confine tra teatro e cinema è importante per creare nuovi punti di vista nella drammaturgia»: cosa può portare il cinema sulla scena teatrale?
Ciò che mi interessa nel rapporto tra cinema e teatro è come l’incrocio di queste espressioni
artistiche possa influenzare la creazione di una drammaturgia e l’esperienza stessa dello spettatore.
La presenza di dispositivi cinematografici non solo avvicina il cinema alla drammaturgia teatrale, ma evidenzia anche ciò che di reale e concreto accade sul palco. L’uso simultaneo dei codici cinematografici e teatrali ci immerge in uno spazio comune, che permette lo sviluppo di un piano finzionale, fondamento di tutto il processo creativo.
“Stormi. Traiettorie sugli Artisti Associati” è il magazine mensile curato dalla redazione di Stratagemmi – Prospettive Teatrali e realizzato da un gruppo di studenti e studentesse dell’Università degli Studi di Milano per raccontare percorsi, poetiche e pratiche degli Artisti Associati del Piccolo.
L’intervista a Christiane Jatahy è a cura di Mariachiara Merola, Alice Strazzi, Alessia Vitalone.
OLTRE LA SCENA | DEPOIS DO SILÊNCIO
PAROLE IN PUBBLICO
Chiostro Nina Vinchi – mercoledì 10 maggio, ore 18
Pagina letteraria e racconto cinematografico: il teatro fusionale di Christiane Jatahy
con Vincenzo Russo e Marco Palazzini
in collaborazione con Vagaluna
ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su www.piccoloteatro.org
Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli, 6 – M2 Lanza), dal 16 al 18 maggio 2023
Depois do silêncio (Dopo il silenzio)
di Christiane Jatahy
dal romanzo Torto Arado di Itamar Vieira Junior, pubblicato da LeYa
ideazione, regia e testo Christiane Jatahy
con Gal Pereira, Juliana França, Caju Bezerra, Aduni Guedes e, per il film, la partecipazione di Lian Gaia e dei residenti delle comunità di Remanso e Iúna – Chapada Dimantina/Bahia/Brasile
collaborazione artistica, scene e luci Thomas Walgrave
foto e video Pedro Faerstein
musica originale Vitor Araujo e Aduni Guedes
sound design e mixing Pedro Vituri
suono (film) Joao Zula
montaggio (film) Mari Becker e Paulo Camacho
costumi Preta Marques
collaborazione al testo Gal Pereira, Juliana França, Lian Gaia e Tatiana Salem Levy
interlocuzione Ana Maria Gonçalves
sistema video Julio Parente
preparazione fisica Dani Lima
assistente alla regia Caju Bezerra
direttore di scena e del suono Diogo Magalhaes
assistente alle luci Leandro Barreto
direttore video Alan de Souza
tour manager Claudia Marques
amministrazione Claudia Petagna
direttore di produzione e distribuzione Henrique Mariano
sono presenti riferimenti e immagini da Cabra marcado para morrer di Eduardo Coutinho, produzione Mapa Filmes
produzione Cia Vertice – Axis productions
coproduzione Schauspielhaus Zürich, CENTQUATRE-Paris, Odéon-Théâtre de l’Europe – Parigi, Wiener Festwochen,
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, ArtsEmerson – Boston, Riksteatern – Svezia, Théâtre Dijon-Bourgogne
CDN, Théâtre National Wallonie- Bruxelles, Théâtre Populaire Romand – Centre neuchâtelois des arts vivants La
Chaux-de-fonds, DeSingel – Anversa, Künstlerhaus Mousonturm – Francoforte, Temporada Alta – Festival de tardor de
Catalunya, Centro Dramático Nacional – Madrid
Christiane Jatahy è artista associata a CENTQUATRE-Paris, Odéon-Théâtre de l’Europe, Schauspielhaus Zürich,
ArtsEmerson Boston e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Cia Vertice è supportato dalla Direction régionale des affaires culturelles Île-de-France – Ministère de la Culture France
Tour realizzato con il sostegno di CENTQUATRE on the road
Spettacolo in lingua portoghese con sovratitoli in italiano
Orari: martedì e giovedì, ore 19.30; mercoledì, ore 20.30.
Durata: 110 minuti senza intervallo
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org