Salvatore Scirè
affronta temi attuali con un occhio attento ai rapporti interpersonali, alleggerendoli col tocco della comicità ironica e punteggiandoli di riferimenti aulici e letterari, ispirati dalla sua formazione presso uno storico liceo capitolino.
In questa ultima sua fatica di commediografo e regista, il blasonato liceo Visconti è protagonista attraverso i ricordi e gli aneddoti di un gruppetto di ex compagni di scuola che si rivedono dopo venticinque anni dalla maturità.
Ormai stabilizzati nella propria vita, piuttosto che raccontare successi professionali e legami familiari, sono attratti dalla curiosità di scandagliare le pregresse reciproche simpatie giovanili che, forse, avrebbero potuto produrre esiti diversi se fossero state alimentate.
Avventurandosi su questo percorso un po’ psicanalitico, ne emerge un’ambientazione che evoca il film cult “Perfetti sconosciuti”, nella fattispecie “Perfetti sconosciuti ex compagni di classe” che affrontano i temi della crisi dei sentimenti giovanili, della difficoltà di comprendere le aspettative dell’altro, del tradimento, dell’omosessualità nascosta per timore della derisione, dell’amicizia che camuffa il non detto per sottrarsi al giudizio e solo tardi si apre alle rivelazioni.
L’impianto drammaturgico vede anche qui (è casuale?) sette persone in un appartamento, che si sfidano nell’intimità più profonda, favorendo rivelazioni inaspettate che l’emotività ancora immatura dell’adolescenza non era riuscita a cogliere.
Tania, madre di una ragazza che nutre ambizioni cinematografiche, invita a casa sei compagni del liceo per una soirée nostalgica. Alla spicciolata arrivano Filippo, Lele, Lucrezia, Sabina e Carlo, mentre Marina giunge in treno da Napoli seguita da una scia di verve comica che a ogni battuta scatena risate tra gli ospiti, e ovviamente tra il pubblico.
Ciascuno tenta di proporre un’immagine patinata e irreprensibile, ma alla serata partecipa un ospite imprevisto e invisibile: la Coscienza!
Avvolta in un candido (come le si addice) abito svolazzante, quando il racconto devia dalla verità si materializza alle spalle del bugiardo di turno, ammonendolo a rimettere al giusto posto i tasselli del racconto.
La scatola dei ricordi portata dal bidello si rivela un autentico vaso di Pandora da cui emergono biglietti, disegni, appunti, di cui ognuno si deve assumere la paternità, confessando piccole perfidie, gelosie, relazioni clandestine, opportunismi, tradimenti e rammarico che non aveva mai ammesso prima.
La scrittura di Scirè vira dal comico al letterario, e dalle citazioni dei protagonisti trasuda l’amore dell’autore per la formazione classica e l’orgoglio dell’appartenenza all’Istituto Ennio Quirino Visconti, il più antico liceo d’Europa fondato da S. Ignazio de Loyola nel 1583 col nome di Collegio Romano, tra i cui banchi hanno studiato registi e attori famosi, politici di primo piano, giornalisti di grido ed eminenti personalità, tra cui il premio Nobel Franco Modigliani.
Affiatato il cast di attori che tratteggiano con espressività i diversi tipi umani e caratteriali. Stefano Scaramuzzino è Filippo dalle notevoli doti di cantante che intona la struggente e toccante “E m’innamorerai” di Gino Paoli per far ballare e commuovere i suoi amici come al tempo delle mele, Pierre Bresolin è l’architetto Lele che collezionava fidanzatine tra le compagne, Marina Vitale è irresistibile con un fuoco di fila di battute napoletane e leggera come una silfide nonostante il fisico ingombrante, Antonella Arduini è la sobria e discreta giornalista Tania impegnata anche a tenere a bada l’esuberanza della figlia Manu, Giacomo Palmeri è il regista seduttore su cui punta l’attenzione la ragazza che spera in una scrittura, Laura Giannotta è la psicologa Sabina che vive ancora turbe e conflitti non risolti. Matilde Tursi è la raffinata e svagata avvocato Lucrezia che balla sinuosa e flessibile tutti i ritmi degli Anni ’60 che aleggiano nell’aria, i cui numerosi interventi di chirurgia estetica non la fanno sembrare coetanea dei suoi compagni e cerca un toy boy. Francesca Rasi è la Coscienza, Federica Mora è Manu, Silvano Vecchio il bidello, Carlo Capolino è Marco.
Il coup de théatre finale è imprevedibile e ribalta la prospettiva.
La scena è ornata dalle opere di Enrico Benaglia.
Luci e fonica di Danilo Sabelli.
Buonumore e nostalgia.
Tania Turnaturi