Si è conclusa con grande successo e ricca di suggestioni la seconda edizione di Moisai – Voci contemporanee in Domus Aurea, nella residenza imperiale scaturita dall’amore di Nerone per l’Arte. Le fonti antiche narrano dell’interesse di Nerone per le arti figurative, del suo ruolo di committente e mecenate, della dedizione al collezionismo di capolavori dell’arte greca, passione dovuta anche alla sua formazione, restituendo il modello di un principe-artista che cerca di affermare uno stile di vita e un modo di governare basato sulle arti e sull’otium. Nerone, infatti, fu un imperatore colto e anticonformista, cultore delle lettere, appassionato di poesia, musica e teatro. Il progetto più suggestivo di tale inclinazione fu la realizzazione della Domus Aurea, concepita come villa suburbana nella città, costruita dopo l’incendio del 64 d.C. con una serie di edifici, padiglioni, portici immersi in un paesaggio di giardini, boschi e pascoli. Oggi rimane solo il Padiglione del Colle Oppio a testimoniare il progetto frutto dell’ingegno degli architetti Severus e Celer, descritti dalle fonti come magistri et machinatores, quindi ingegneri ma anche maestri capaci di creare con l’artificio “quanto la natura aveva negato” (Tacito, Annali, XV, 42).
Delle nove statue delle Muse che adornavano la villa, durante gli scavi del 1958 sono stati rinvenuti frammenti di Tersicore musa della lirica corale e della danza, della musa della commedia Talia e di Erato musa della poesia amorosa.
Dal 5 al 21 maggio, da venerdì a domenica, dopo la visita guidata un’esperienza performativa multidisciplinare nel segno del contemporaneo ha intrattenuto il pubblico, in cui un artista si è fatto portavoce del canto di una musa diversa, negli ambienti della Sala Ottagona che in origine era uno spazio aperto con giardini dove la corte di Nerone passeggiava rendendo l’arte protagonista.
L’evento, promosso e organizzato dal Parco archeologico del Colosseo con la direzione artistica a cura di PAV, mutua il nome dal greco eolico del verso di Pindaro che canta il legame eterno con le Muse: μαντέυεο, Μοῖσα, προφατέυσω δ´ἐγώ (Dai il tuo oracolo o Musa, e io sarò il tuo portavoce), e punta a proporre una nuova espressione culturale in cui la contemporaneità si coniuga con la struttura esistente.
Il 19 maggio Elena Bucci e Luigi Ceccarelli hanno proposto Se resistere dipende dal cuore – ascoltando Amelia Rosselli, ispirati da Calliope, Colei che ha una bella voce, Musa della Poesia Epica ed Elegia.
I testi di Amelia Rosselli sono stati elaborati e interpretati da Elena Bucci con Luigi Ceccarelli performer e live electronics, disegno luci di Daria Grispino in collaborazione con Max Mugnai, Andrea Veneri diffusione sonora, produzione Edison Studio, Le belle bandiere, Nuova Consonanza, Ravenna Festival.
Scrive Luigi Ceccarelli: “Ho conosciuto Amelia Rosselli nel 1984, Si scorgeva il respiro della sua formazione cosmopolita, così insita in lei e che molta cultura italiana di quei tempi non ha mai avuto, chiusa in un provincialismo senza via di uscita. Oggi, la sua poesia ha ancora la stessa forza, e anzi come accade per i grandi artisti, è diventata ancora più attuale e stupefacente. Amelia Rosselli ha iniziato il suo percorso artistico contemporaneamente dalla poesia e dalla musica, affascinata dalla nuova musica e dalle sue sperimentazioni più avanzate. Musica e poesia per lei erano totalmente affini, tenuti insieme dall’interesse per le strutture e dal rigore scientifico. Si, perché Amelia è stata una vera artista del nostro tempo, di quelli per cui la scienza e la conoscenza sono supporto imprescindibile della pratica artistica.
Questa performance parte dai testi e dal pensiero di Amelia Rosselli mettendo insieme poesia e musica, i due elementi che hanno segnato la sua vita, come soltanto oggi la tecnologia digitale può permetterci di osare. Un esercizio di integrazione dei linguaggi artistici che pensiamo possano essere un contributo ad una sintesi del suo pensiero”.
Afferma Elena Bucci: “Il nome di Amelia Rosselli evoca una valanga di immagini ed emozioni spesso contrastanti: una poesia potente, ironica e straziante, una malattia insidiosa, una densa storia familiare e personale abitata da personalità originali e complesse. Quando Luigi mi ha fatto ascoltare la registrazione della sua voce ho avuto conferma, ancora una volta, di quanto la voce possa raccontare un’anima e di quanto, se tesa ad essere autentica e trasparente, diventi musica: variazioni di ritmo, echi di lingue diverse, furie, dolcezze, impennate improvvise, monocordi e ipnotiche, slanci cupi e cristallini. Quella voce chiedeva ascolto e si ritraeva, denunciava le contraddizioni e le blandiva, era chiusa al mondo e tutta riversa in esso come solo i poeti sanno fare, era ispirazione per una drammaturgia che accogliesse, senza alcuna tentazione di stabilire rapporti di causa ed effetto, il racconto di una vita e la ricerca sulla sua arte. Chiedeva di miscelare musica, gesto e parola”.
Tania Turnaturi