Il 2 maggio l’artista bolognese Caterina Barbieri ha presentato il suo ultimo Album Spirit Exit al FOG Performing Arts Festival con un sold out alla Triennale di Milano 2023.
Ha le sembianze di una creatura elfica della mitologia germanica dotata di poteri magici, forse anche per il suo rapporto fitto con la città di Berlino (?): i modulari che utilizza sono come un prolungamento del suo corpo, i suoi brani come meteoroidi luminosi pronti ad accendere il palco.
Libertà, evasione, espansione sono i germi e gli esiti delle composizioni di Caterina Barbieri, con il risultato di partiture stratificate avvolgenti e ipnotiche con risvolti psico-fisici. Del resto l’album Spirit Exit è stato composto e realizzato in periodo di pieno lockdown, per la prima volta in una situazione esperienziale limitata, non solo a causa della pandemia, ma anche nello spazio-tempo chiuso di uno studio di registrazione. Nei lavori precedenti Barbieri riusciva a creare attraverso uno scambio con la realtà circostante, con il pubblico e nella fisicità della performance. Allo strumento dei modulari – la cui caratteristica è l’imprevedibilità del suono che ne viene fuori – si uniscono in questo album , quelli di voce, piano e chitarra.
Spirit Exit Live è un concerto all’insegna della ripetizione di costrutti melodici che conquistano l’ascoltatore, trasportandolo in mondo altro, alieno, verso una dimensione spirituale e una tensione cosmica. La melodia reiterata, vissuta da Barbieri come una piacevole ossessione, rende i lavori dell’artista quasi psichedelici.
Atmosfere lunari si sprigionano con il brano d’apertura At your Gamut: l’unione synth-piano crea un dronescape sonoro ostinato che provoca dipendenza e ti spinge a continuare ad ascoltare, ma anche a guardare. Spirit Exit live è infatti anche un intrigante spettacolo di luci (di Marcel Weber) locus abitabile o spazio di fuga e evasione per la raffinata e sottile silhouette di Barbieri, che compare e scompare sul palco, presenza eterea e inafferrabile che guarda verso l’infinito.
Voce e chitarra diventano protagoniste in Arrows of Time: è proprio il venir fuori dello spirito – Spirit Exit – l’interiorità che si concretizza in vocalizzi.
Voce e chitarra diventano protagoniste in Arrows of Time: è proprio il venir fuori dello spirito – Spirit Exit – l’interiorità che si concretizza in vocalizzi.
Siamo dentro uno spazio aulico, quasi sacro.
Non mancano brani da album precedenti, veri e propri capolavori e viaggi in labirinti emozionali come Fantas e Scratches on the Readable Surface.
Il connubio synth-voce torna su Terminal Clock: la composizione si muove tra ordine della melodia vocale e caos delle variazioni di synth abbinate di nuovo agli strumenti. L’effetto è sorprendente, si va verso una vera e propria trance dei sensi. Siamo alle porte della percezione di William Blake.
Divino il brano Life at Altitude, che insieme alle luci di Marcel Weber, genera una vera e propria scena immersiva in cui si resta completamente inchiodati.
I ritmi si rallentano a chiusura concerto: difficile staccarsi da questo locus amoenus. Le luci sono quelle dell’alba, del tramonto o dell’aurora boreale.
Tra risveglio e voglia di sognare ancora, Spirit Exit Live ha creato uno spazio limbo dove i pensieri e i sensi si muovono verso l’eternità del piacere psico-fisico oltre le circostanze costrittive imposte dalla realtà.
Del resto è Barbieri stessa a dire che “la musica per me è una salvezza” (Rolling Stones).
Lavinia Laura Morisco