Ultima replica, domenica 14 maggio
, delle sei programmate al Teatro Immediato di Pescara, per Il mio nome è Gordon Pym di Roberto Melchiorre, regia di Edoardo Oliva (direttore artistico della Compagnia), interpretato dallo stesso Oliva con Ezio Budini.
In uno spazio singolare – un teatro non teatro, più una casa dell’arte e dello spettacolo, accogliente, calda, intima – abbiamo vissuto un’allucinazione, una visione, a tratti un incubo.
Trascinati, grazie alla suggestiva ed evocativa scenografia di Francesco Vitelli e alle immagini- video di apertura e chiusura dello spettacolo a cura di Francesco Calandra e al magistrale editing video di Daniele Campea (registrazioni di Globster), lo spettatore viene condotto in un viaggio all’interno dell’animo umano, là dove risiede l’orrore, nelle profondità nascoste dell’indicibile, dell’incredibile, dell’inimmaginabile. Grazie a un testo poetico incalzante e potente, denso di rimandi letterari (da Dante a Baudelaire, da Leopardi a Conrad) Melchiorre offre al regista Oliva la possibilità di costruire uno spettacolo nel quale la molteplicità dei linguaggi (testo, immagini, musica) trovano la sintesi armoniosa, l’unità, nei corpi plastici e vigorosi dei due attori mossi da una sorta di coreografia dell’inquietudine e del terrore.
Le due voci fuori campo, perfette nel rendere simbolicamente i corpi quali ombre-fantasmi, distinte all’inizio nelle due anime di Gordon Pym, a mano a mano si fondono restituendo quasi un solo suono, un respiro unico.
Solo alla fine dello spettacolo, dopo essersi unito e contrapposto in un calvario di emozioni, il doppio torna tale: un’anima resta prigioniera nel territorio dell’orrore, l’altra lo abbandona, giungendo, forse, là dove l’umano sopravvive ancora. Uno spettacolo che pone lo spettatore al centro di una intensa esperienza sensoriale ed ipnotica. Dopo Caprò, Sutor e La stanza del pastore scritti da Vincenzo Mambella, altra anima storica della compagnia, che indagavano l’uomo attingendo alle radici del territorio, interrompendo il precedente periodo nella contemporaneità iniziato con Glengarry Glen Ross di David Mamet, la ricerca di Edoardo Oliva e Teatro Immediato continua nel solco di un teatro poetico, catartico, visionario, capace, comunque di rappresentare l’uomo contemporaneo.
Daniela Olivieri