La settimana entrante si dipana tra la mostra d’arte delle artiste Roberta Pianu e Tatiana Balchesini allestita nel foyer del teatro, ancora sino a fine mese, teatro e musica. Dal 16 al 21 maggio la versatilità che distingue il TBM offre alla platea una programmazione che accomuna diversi linguaggi artistici
Per sole due serate sul palco del TBM, martedì 16 e mercoledì 17 maggio, si assisterà a “Il deserto dei tartari – La fortezza” una produzione La Compagnia dei Masnadieri. Per la drammaturgia e l’adattamento di Massimo Roberto Beato e la regia di Jacopo Bezzi lo spettacolo vede in scena Massimo Roberto Beato, Tommaso Paolucci e Francesco Terranegra. Il Tenente Giovanni Drogo, neodiplomato all’Accademia Reale, è pronto a prendere servizio alla Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si agitano in lui sentimenti contrastanti: la pena di lasciare la casa materna, la vita comoda della città e la sensazione che grandi eventi lo stiano aspettando. Una volta giunto però, una nuova indistinta malattia si impossessa lentamente di lui: è l’effetto della malìa esercitata dal deserto che si intravvede dalla Ridotta Nuova al confine con il nord, e dell’infinita attesa dei Tartari, popolo misterioso e leggendario che potrebbe attaccare da un momento all’altro, immortalando gli abitanti della Fortezza in un destino di gloria. Su tutto aleggia l’inesorabile scorrere del tempo. Si consuma così giorno dopo giorno, anno dopo anno, la vita di Drogo, nella convinta attesa che qualcosa di magnifico sia alle porte e la costante frustrazione di un atto mancato. A fargli compagnia in questo luogo d’esilio, il Capitano Ortiz anch’egli incapace di lasciare la Fortezza Bastiani e una serie di personaggi che sembrano macchinare contro Drogo ad impedirgli la piena realizzazione del suo destino di eroe. Ma forse, proprio questa sera, in cui i Tartari dopo secoli stanno veramente scendendo da nord e si sono spinti fin sotto i muraglioni della Fortezza, a Drogo, inaspettatamente, sarà data la grande occasione di dimostrare il proprio valore nella più dura e solitaria fra tutte le battaglie. Massimo Roberto Beato cura l’adattamento della vicenda, ideata da Dino Buzzati, del maggiore Giovanni Drogo rievocata nella stanza della locanda dove egli è giunto, malato, costretto suo malgrado, dal Maggiore Simeoni, a lasciare la Fortezza sotto assedio. Seduto sulla poltrona, mentre osserva fuori dalla finestra la sera e la notte incombente, in quest’ultimo atto di lucidità che precede la sua morte – e che egli vive come la sua “vera battaglia” – la sua mente procede a ritroso per approdare a vari momenti della sua vita e domandarsi se essa poteva o doveva essere vissuta diversamente. Primo capitolo della “Trilogia degli sconfitti” – progetto di ricerca triennale di indagine sulla generazione nata a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 del’900, attraverso gli echi e gli spunti offerti sia dalla letteratura classica che dalla drammaturgia contemporanea – Il Deserto dei Tartari offre l’occasione, attraverso il personaggio di Drogo, di riflettere sul destino degli ‘anti-soggetti’, coloro che seppur incapaci di adattarsi a un mondo di cui non comprendono le regole, sono tuttavia destinati a viverci. Più o meno consapevoli di essere l’incarnazione di una cultura minoritaria e inesorabilmente condannati al fallimento quando tentano di opporsi all’arbitrarietà e inconsistenza della vita, questi personaggi riescono a realizzare il proprio destino nel momento in cui accettano di combattere, fino in fondo, la battaglia degli sconfitti: consci delle circostanze date essi ingaggiano, infatti, una costante lotta. Musiche originali Giorgio Stefanori; Aiuto regia Federico Malvaldi; Assistente alla regia Davide Mario Lo Presti; Organizzazione Ferrante Cavazzuti; Ufficio stampa Maresa Palmacci; Foto e grafica Manuela Giusto.
In prima nazionale, solo mercoledì 17 maggio, la compagnia di teatro penitenziario “Stabile assai” presenta “The end of the end”. Scritto e diretto da Antonio Turco lo spettacolo avrà come protagonisti Giovanni Arcuri, Tamara Boccia, Massimiliano Anania, Giorgio Carosi, Daniele Sghirrapi, Immaculada Cantero, Stefania Foresi e Matteo Aversante. La rappresentazione è dedicata al tema della “pena di morte”, presente negli Stati Uniti e in altri 31 paesi. Quattro detenuti, condannati a morte, si confrontano sul senso della vita e sui rimpianti per come hanno affrontato la propria esistenza e su come dovranno affrontare l’imminente attimo supremo. Altri personaggi caratterizzeranno la scena detentiva in un carcere di massima sicurezza americano. Blues, gospel e canzoni d’autore costituiranno la colonna sonora dello spettacolo, come nella più classica delle opere della Compagnia Stabile Assai, il più antico gruppo di teatro penitenziario in Italia, vincitore di due edizioni del Premio Troisi e di due medaglie d’oro conferiteli dai Presidenti Ciampi e Napolitano. Musicisti: Lucio Turco batteria, Mario Donatone piano e vocal, Roberto Turco basso e vocal, Enzo Pitta guitar e local, Francesca Bartoli tastiere e vocal, Corrado Ferrari percussioni, Marco Abbondanzieri contrabbasso e la partecipazione straordinaria di Marco Puglia.
Da giovedì 18 a sabato 20 maggio il programma del TBM prevede “Fantasme”, una produzione Teatrosophia. Tratta dal libro “Fantasme, da Messalina a Giorgiana Masi, come e dove incontrarle” di Claudio Marrucci e Carmela Parissi, pubblicato da Fefè Editore, la pièce vanta l’adattamento e la regia di Guido Lomoro e la coreografia e i movimenti scenici di Maria Concetta Borgese. Con Maria Concetta Borgese, Marta Iacopini e Silvia Mazzotta lo spettacolo racconta tutte le donne narrate nel libro che sono accomunate da un sottile filo rosso: una volta morte, si dice, il loro spirito non ha mai abbandonato questa terra. E tante e varie sono le leggende sul loro conto e su come assistere a una loro apparizione. Per questo si è coniato il termine “Fantasme”. Delle venticinque Fantasme presenti nel libro di Claudio Marrucci, nove sono quelle presenti nell’adattamento: si è passati dai nove monologhi ad un testo che assumesse i caratteri della teatralità. Sono stati così elaborati tre quadri distinti, in ognuno dei quali sono tre le fantasme protagoniste. Per ciascun quadro è stata creata una regia distinta affinché lo spettacolo, nel suo complesso, non risulti mai uguale a sé stesso. La regia della parola viaggia pari passo con il movimento dei corpi il quale, anch’esso, è stato strutturato in armonia con lo svolgimento drammaturgico quale mezzo espressivo, non di complemento, ma di espansione della parola stessa. Il movimento non si estrinseca solo con lo strumento della pura coreografia, anch’esso peraltro presente, ma accompagna le protagoniste in ogni momento, sia in presenza che in assenza della parola. Protagonista insieme alla parola e al movimento sarà anche la musica composta per l’occasione dal maestro Theo Allegretti che eseguirà i brani dal vivo. Una musica che non è contorno o elemento aggiuntivo: le note saranno parte stessa della drammaturgia sottolineando alcuni momenti della narrazione e del movimento e creando atmosfere suggestive ed evocative. In “Fantasme”, la parola e la musica, il corpo e lo spazio, si astraggono e si compenetrano, tra realtà e mito, storia e leggenda. Il femminile viene indagato dando corpo e voce a donne senza tempo. Musiche composte ed eseguite dal vivo da Theo Allegretti; Scenografie Enzo Piscopo; Disegno luci Gloria Mancuso; Costumi Tania Orsini; Fotografie Lorena Vetro-Aurora Leone; Ufficio stampa Andrea Cavazzini.
L’appuntamento con “Corpi e note: concerto di armonie”, una live jam session, è per giovedì 18 maggio. Produzione Gruppo Danza Oggi la performance musicale vive la regia di Patrizia Salvatori e Alessandro Moscatelli. È sempre l’uomo con le sue emozioni e con i suoi vissuti, il centro dell’attenzione di “Corpi e note”, uno spettacolo che fa dialogare pubblico ed artisti attraverso musica-gesto-parola, utilizzando i diversi linguaggi espressivi con il filo conduttore della forza della musica dal vivo unita alla forza del corpo che esprime le parole che ascolta, vibra con la musica, si esalta con la percussione. Guardiamo ad un’intensa primavera di emozioni e percezioni – in cui condividere “bellezza” e “benessere emotivo” – che sono il cammino importante per ritrovarsi e ritrovare, cambiare, trasformarsi, assaporare. Le suggestioni dalla scena arrivano con forza e delicatezza, con evocazione ed evidenza, rimarcando l’esperienza immersiva che “Corpi e note” propone perché nutre l’anima e rende più forti. Questo è il senso di uno spettacolo, realizzato nell’ambito del Progetto di produzione Paesaggi Radici Comunità, che nasce come una “ive jam session” una sfida nuova tra musicisti e danzatori, in cui ciascuno alimenta la creatività dell’altro si ascolta e si dona, incrociando “cammini e storie” in una ammaliante alchimia dove tutti sono generosi. Grazie ai testi di Alessandro Moscatelli, al coinvolgimento totale di musicisti e danzatori ed al concept di Patrizia Salvatori, la pièce integra generazioni e gusti, coniugando tradizione e innovazione, interagendo con i presenti, stimolando un dialogo di condivisione di cui sentiamo forte l’esigenza. Complici nella sfida i danzatori della sorprendente Compagnia urban GDO/UDA, che Ilenja Rossi muove sulla scena e il virtuoso Marco Lo Russo Rouge, concertista, compositore, artista di fama internazionale e docente di conservatorio, che ha reso la fisarmonica protagonista indiscussa della sua arte musicale Made in Italy, sdoganandola dallo strumento popolare dell’immaginario collettivo. Essi mettono in relazione i diversi “paesaggi” artistici e le “radici” della strada di ciascuno quella indiano-gitana per la musica, quella urban per la danza, dando vita ad una terza via che integra e trasforma entrando nella “comunità” che in teatro si crea tra artisti e pubblico. Musiche dal vivo di Marco Lo Russo tratte dagli album Modern Accordion e Mediterranean Accordion; Concept, improvvisazioni e strutture coreografiche danza contemporanea Patrizia Salvatori; Improvvisazioni e strutture coreografiche linguaggi urban Ilenja Rossi; Drammaturgia e voce Alessandro Moscatelli; Disegno luci S.S. Service di Marco Giamminonni.
“Beethoven in Vermont” scritto e diretto da Maria Letizia Compatangelo sarà in scena venerdì 19, sabato 20 maggio e domenica 21 maggio. Con il Trio Metamorphosi, Mauro Loguercio al violino, Francesco Pepicelli al violoncello e
Angelo Pepicelli al pianoforte lo spettacolo racconta riporta lo spettatore indietro nel tempo. Nell’estate del 1951, all’indomani della seconda guerra mondiale, tre famosi musicisti esuli dalla Germania nazista devono decidere il programma del concerto inaugurale del Festival di Marlboro, la scommessa che sintetizza le loro vite e il loro percorso umano e artistico: dal rifiuto del nazismo all’esilio volontario e l’emigrazione negli Stati Uniti. Nel volgere di pochi anni il Festival di Marlboro è diventato famoso e ha fatto scuola nel mondo; i suoi partecipanti sono musicisti tra i più talentuosi dei cinque continenti e gli insegnanti grandi virtuosi e acclamati direttori d’orchestra, ma in quel lontano pomeriggio del 1951 questa idea rivoluzionaria era ancora solo nella mente dei tre promotori, occorreva svilupparla e metterla in pratica. Lo spettacolo immagina il momento della scelta del programma e lo scambio di idee musicali e umane tra i tre artisti. Siamo all’indomani del secondo conflitto mondiale, le atrocità compiute sono ancora ferite aperte nella memoria e nei corpi delle persone. E loro sono tre europei di origine e cultura tedesca di fronte a una classe di giovani musicisti americani. Tra esecuzione di brani, dissensi e opinioni contrastanti che mettono a nudo verità celate, Adolf, Rudolf e Hermann preparano il loro concerto e alla fine, per il primo concerto di una formidabile serie che da allora non si è mai interrotta, la loro scelta è Beethoven, il musicista portatore per eccellenza degli ideali di fratellanza tra i popoli, e la sua opera 97, l’ultimo Trio, “L’Arciduca”, il ponte verso i futuri capolavori. Produzione Parmaconcerti.
“Incantesimo partenopeo” chiude la settimana. Domenica 21 maggio per Proposte del territorio, il concerto vanta la direzione musicale e la regia di Graciela Dorbessan con Marina Cesarale al pianoforte, Enrico La Pietra all’organetto e il gruppo di percussionisti in collaborazione con la Scuola di Danze popolare di Roma AgapiaFolk, con la partecipazione dell’attore Francesco Testa e la consulenza linguistica dell’attore Giuseppe Sorvillo. La rappresentazione originale è liberamente ispirato al ‘900 napoletano. Una carrellata di canzoni napoletane e melodie partenopee per descrivere i profumi e i sapori del Paese d’ ‘o sole. Filo conduttore, l’amore: per la terra d’origine, l’amore di gioventù e la malinconica Napoli degli anni ‘20. Trenta artisti sul palco tra ballerini cantanti e attori. Centoventi minuti circa di allegria e colore. Pochi ma emblematici elementi di scena, costumi colorati e semplici sono alcuni degli ingredienti che danno vita ad una serata adatta a tutte le età, dove si assiste incuriositi e si diverte con simpatia. Compagnia Amatoriale di Teatro Musicale e Museo Sandro Massimini Mostra dell’Operetta Teatrini e Marionette.
Teatro Tor Bella Monaca – Arena Teatro Tor Bella Monaca
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Ampio parcheggio disponibile
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Telefono 062010579 (dalle 10:30 alle 19:30)
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SPETTACOLI: ORE 21; DOMENICA ORE 18
Botteghino: dal martedì alla domenica dalle 10,30 alle 21,30
www.teatrotorbellamonaca.it – www.teatriincomune.roma.it
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