La Compagnia delle Seggiole
in collaborazione con
Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze
CRAL già BANCA TOSCANA
Testi di Caterina Baronti
Messa in scena di Sabrina Tinalli
con:
Fabio Baronti, Andrea Nannelli, Sabrina Tinalli, Silvia Vettori
Al pianoforte Luigi Ragucci
Allestimento e Luci – Silvia Avigo e Daniele Nocciolini
Direttore di scena e Organizzazione – Fiamma Perugi
Costumi – Silvia Avigo
Foto – Andrea Ristori
L’ antico cimitero nacque nel 1747, subito dopo Porta a Pinti, nell’aperta campagna che circondava, allora, la città di Firenze e accolse, per conto dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, le salme dei defunti sconosciuti o non riconosciuti dalle famiglie di appartenenza; dunque, gli emarginati, i più poveri, gli esclusi dalla società dell’epoca, i cui corpi furono spesso usati per le ricerche e gli studi scientifici di anatomia.
La Venerabile Arciconfraternita della Misericordia ne fece, in seguito, un cimitero monumentale di una bellezza straordinaria, andata incontro, nei mutamenti del tempo, per comunanza di sorte con i suoi ospiti, a frequenti abbandoni. Questo pezzo di terra è rimasto, però, un luogo di pace mistica dalla straordinaria cornice architettonica: un santuario perenne agli oppressi e a quanti la terra non rifiuta di riportare a sé per custodirne le spoglie, le miserie, la memoria, intensamente rianimata anche grazie all’incredibile poesia del racconto della preziosa Compagnia delle Seggiole, che ha voluto ancora interpretare, attraverso la nobile arte del teatro, uno dei luoghi più suggestivi e sconosciuti della città, a cui ha dato voce con una qualità autoriale ironica, amara, documentale, riflessiva.
Il vasto anfiteatro, di fronte alla Cappella dedicata all’Immacolata Concezione, icona simbolica non casuale, è punteggiato di croci che rivelano una fitta quantità di tombe spogliate dai loro occupanti, in un silenzio incerto, spesso animato di voci, echi di parole sussurrate altrove e riemerse dalla cassa di risonanza del loggiato semicircolare di loculi vuoti, porte aperte all’oscurità labirintica dell’Ade.
Esperienza sepolcrale, all’imbrunire, da non perdere.
Ines Arsì