“Brescia’s Teatro Grande sees Madama Butterfly as one of its totems, and it was out of the question not to stage it for the year of Bergamo Brescia Italian Capital of Culture, in its so-called ‘Brescia version’, of course. The reasons for this are well-known to all Puccini enthusiasts: in May 1904, three months after the resounding fiasco of its Milanese premiere, the new version of the opera was a great success in Brescia, launching the eternal fortune of this masterpiece. It was about time I conducted my first Butterfly, after hesitating and turning it down on more than one occasion, such is the immense respect and love that I had and have for this score. This time there were no doubts about saying yes to the Teatro Grande and to my city, and here I am, conducting this new production, fruit of an international co-production. |
I love the boldness and the unconventional structure in the composition of this opera besides, of course, its moral and social significance. The real attraction for me, however, is its history of’ ‘cuts’, key to understanding Butterfly. We know that, after Brescia, Puccini followed performances of the opera in Genoa and Buenos Aires, and we have reason to presume that he made other cuts there too, as he had done during rehearsals in Brescia, but not necessarily the same cuts. Puccini was still adjusting the score and the stage directions in 1905 at the London Royal Opera House, and the following year in Paris at the Théâtre National de l’Opéra-Comique. Is there a definitive version of Madama Butterfly, besides that of its premiere? History suggests that there isn’t, offering us instead many authentic variations which show us how Puccini spent almost twenty years seeking his final, conclusive Madama Butterfly: music for our ears and for the sensitivity of today’s performers.” |
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«Madama Butterfly, uno dei totem del Teatro Grande di Brescia, non poteva non essere messa in scena nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura. Ovviamente, nella cosiddetta ‘versione bresciana’. I motivi sono noti a tutti i cultori di Puccini: nel maggio 1904, a tre mesi dal clamoroso fiasco della prima milanese, la nuova versione dell’opera ottenne un successo pieno a Brescia, dando inizio alla fortuna immortale del capolavoro. Era ora che anch’io dirigessi la mia prima Butterfly, dopo avere tergiversato e detto no in più di un’occasione: era ed è immenso il rispetto e l’amore che ho per questa partitura. Il sì al Teatro Grande e alla mia città questa volta era scontato ed eccomi qui a dirigere questo nuovo spettacolo frutto di una coproduzione internazionale. |
Di quest’opera amo l’audacia compositiva e la struttura anticonvenzionale. Oltre, ovviamente, il significato morale e sociale. Ma la vera calamita per me è rappresentata dalla storia dei ‘tagli’ che è parte integrante della comprensione di Butterfly. Sappiamo che, dopo Brescia, Puccini seguì le recite dell’opera a Genova e Buenos Aires, abbiamo motivo di presumere che pure lì facesse altri tagli così come aveva fatto durante le prove anche a Brescia, non necessariamente sempre gli stessi. La partitura e gli effetti scenici continuarono ad essere ritoccati da Puccini ancora nel 1905 alla Royal Opera House di Londra e l’anno successivo al Théâtre National de l’Opéra-Comique di Parigi. C’è una versione definitiva di Madama Butterfly, oltre quella della prima assoluta? La storia ci dice di no, proponendoci invece tante varianti autentiche che ci parlano di un Puccini alla ricerca della sua Butterfly conclusiva per quasi un ventennio. Musica per le orecchie e la sensibilità degli interpreti d’oggi». |
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