Cinquant’anni. Mezzo secolo. Cinque decenni. In questi mesi si continua a leggere la stessa
cifra scritta in formati diversi per augurare buon compleanno al “giovane” Teatro Regio di
Torino. Infatti, il 10 aprile del 1973 nasceva il teatro torinese come lo conosciamo oggi,
progettato dall’architetto Carlo Mollino: un terribile incendio, nel 1936, aveva distrutto
completamente il sontuoso Regio inaugurato nel 1740.
In Regio 50 (così sono stati chiamati gli eventi, i festeggiamenti e le iniziative per
l’anniversario d’oro del teatro) non poteva mancare l’omaggio alla storica inaugurazione
con I Vespri siciliani firmati da Maria Callas (peraltro, unica sua regia) e Pippo Di Stefano,
che ebbe anche il merito di accendere la stella luminosa di Raina Kabaivanska. E stasera, 6
luglio alle 19, l’opera viene presentata in forma di concerto diretto da Riccardo Frizza che
avrà a disposizione un cast eccezionale con Piero Pretti che canta come Arrigo. Il tenore
sardo, reduce dal successo personale nell’Ernani di Venezia e Valencia, torna a Torino
esattamente dodici anni dopo il suo debutto nella parte avvenuto proprio al Regio.
Ho avuto il piacere di parlargli per questa felice occasione.
Sta per cantare Arrigo nei Vespri Siciliani in forma di concerto. Pensa che
l’esecuzione oratoriale sia un’occasione in parte persa per costruire e sviluppare il
personaggio che si sta interpretando oppure è un’opportunità per mettere al centro, sia per i cantanti che per gli spettatori, la musica e il testo del libretto?
Non penso sia un’occasione persa, anzi è un’occasione per dedicarsi solo
all’ascolto. D’altronde è quello che facciamo nel comfort delle nostre case quando ci
mettiamo comodi sul divano e mettiamo su un disco, solo che in teatro avviene tutto dal vivo, in maniera acustica e in diretta. Anche quando si fanno le produzioni classiche (quelle che vanno in scena, per intenderci) adoro quando c’è la possibilità di fare la prova all’italiana e, soprattutto, quando si fa sul palco e con l’orchestra in buca. Lo spazio perfetto, e magico per elezione, dove poter far suonare strumenti e voci. Quindi, sono del parere che in generale le opere in forma di concerto siano un’ulteriore opportunità.
Ha debuttato Arrigo proprio qui al Teatro Regio di Torino nel 2011, con la regia di
Livermore e la direzione di Noseda, quindi immagino che tornarci per cantare la
stessa parte e per celebrare i cinquant’anni del Regio sia qualcosa di speciale. Com’è il suo rapporto con Torino?
Un magnifico ricordo. Direi che da quel debutto molto è cambiato nella mia vita. Sono estremamente legato alla città di Torino e al suo teatro dove ho cantato molto e con il quale ho un serio e sincero rapporto di amicizia e stima. Sono molto felice di tornarci e doppiamente felice di farlo cantando nei Vespri che tanto hanno significato nella mia carriera.
Lei è un grande verdiano, come si confronta con l’incredibile difficoltà vocale di questa parte?
Quando ho iniziato a studiarla facevo fatica ad averla a mente tutta. Ripassavo la parte
mentre sfogliavo le pagine e quando terminavo di cantare un numero subito ne iniziava un
altro che non ricordavo se non ascoltandone il richiamo musicale. Devo dire che ci ho messo più di una produzione per avere un minimo di confidenza nella gestione di questa parte. È sempre una sfida estrema ma uno strano magnetismo mi attrae e mi porta a cantarla.
E l’affronta in maniera diversa nella versione italiana rispetto a quella francese
dell’opera?
Sostanzialmente è la stessa musica, le stesse note, ma direi che in italiano c’è un sapore più drammatico mentre la versione francese suona più "morbida", sicuramente per via della musicalità della lingua francese e della sua dolcezza. Non ho preferenze, mi piacciono entrambe le edizioni.
Il suo augurio per #Regio50?
Al giovane e adorato Regio auguro lunga vita e che le sue maestranze e gli artisti che
avranno l’onore di poter calcare il suo palco lo possano sempre onorare, amare e rispettare
per diecimila anni. Auguri Regio, ti voglio bene.
Miriam Quaranta