Verrà inaugurata stasera 4 agosto alle 21 il festival San Rocco in Musica che da cinque estati anima quel gioiellino che è Bagolino – borgo medievale della Valle Sabbia e uno dei Borghi più Belli d’Italia – e che quest’anno apre sulle note del Quartetto Eos, ensemble d’archi noto in tutta Europa, vincitore del “Premio Farulli 2018” assegnato dalla Critica Musicale Italiana nell’ambito del premio “Franco Abbiati”.
Rassegne come questa – ideata dal giovane violinista e compositore Daniele Richiedei – sono vitali perché fanno riscoprire luoghi dimenticati donando loro nuova vita, nel linguaggio architettonico si direbbe riqualificare e rigenerare. E per Daniele Richiedei, il direttore artistico nato a Bagolino, è anche un modo per promuovere e sostenere la sua comunità d’origine, nell’ottica anglosassone del give back to the community. Così, alla vigilia di San Rocco in Musica 2023, l’ho incontrato per saperne di più.
Daniele, cos’è innanzitutto San Rocco in Musica?
«È un festival di musica da camera crossover perché unisce il concetto di suono cameristico con un’idea di apertura mentale che contraddistingue un po’ il mio percorso artistico e personale e che caratterizza il Festival fin dalla prima edizione, proponendo concerti di generi diversi».
Perché a Bagolino e non a Brescia?
«Innanzitutto perché sono originario di Bagolino, poi perché abbiamo questa meravigliosa chiesa dedicata a San Rocco che custodisce un ciclo di affreschi rinascimentali di Pietro da Cemmo poco conosciuti ma estremamente belli e ben conservati. E inoltre, questa chiesa ha un’acustica perfetta per il tipo di musica che a noi piace programmare, per cui il festival nasce proprio da un’unione tra le idee di programmazione musicale e lo spazio architettonico che le ospita. Una cosa senza l’altra non avrebbe senso: non è solo un festival musicale, ma un festival musicale in un determinato spazio architettonico e questo per noi è molto importante».
Per questa quinta edizione (4-16 agosto) sono state annunciate alcune novità tra cui San Rocco Lab: com’è nata l’idea di questi laboratori?
«È un’idea che ho da quando è nato il festival, ma i laboratori, le residenze artistiche e le attività collaterali sono cose complesse da organizzare a livello logistico rispetto a un concerto che ha già una sua serie di difficoltà. Quindi queste novità sono state tenute nel cassetto per i primi tre anni e le stiamo realizzando dall’anno scorso a partire da una residenza artistica in cui abbiamo ospitato un gruppo che ha presentato delle composizioni in prima assoluta. Quest’anno la residenza artistica è andata a “Musica Spiccia” che lavora con i ragazzi e che, dal 16 al 18 agosto, farà un laboratorio didattico e collettivo che si concluderà con una sfilata per il paese. L’altro laboratorio molto interessante è quello di Claudia Bombardella, dedicato agli adulti, che unisce la meditazione orientale con la musica».
Diventeranno una costante di San Rocco?
«Sì, assolutamente. Questa costola di San Rocco che io ho chiamato San Rocco Lab e che di anno in anno assume forme diverse, appunto residenze artistiche, laboratori o, come è successo l’anno scorso, una bellissima colazione musicale nel bosco in cui un’escursione diventa anche un’occasione di incontro musicale e umano.
Quest’anno, San Rocco Lab ha la forma di due laboratori molto diversi tra loro ma la musica è sicuramente la costante».
Come porta avanti il connubio tra musica, territorio e natura mantenendo come cuore pulsante del festival la Chiesa di San Rocco?
«Il cuore pulsante è la Chiesa di San Rocco per i concerti serali, tutto il resto viene organizzato sfruttando tutti gli spazi possibili, preferibilmente all’aperto, come la natura, il territorio, i luoghi del paese, ma anche il territorio circostante come i boschi e le montagne. Per ora, le nostre idee non hanno limiti».
Un messaggio per tutti quelli che ancora non conoscono San Rocco in Musica e l’incantevole borgo di Bagolino?
«Venite a trovarci perché vi accoglieremo con grande piacere! Bagolino è un paese di montagna piuttosto isolato e come tutti i luoghi isolati può avere anche delle asperità ma queste asperità apparenti custodiscono e rivelano persone con un grande senso di umanità e un fortissimo senso di comunità. Per cui vi invito a venire a trovarci, oltre ad ascoltare dell’ottima musica conoscerete persone interessanti».