ASPETTANDO GODOT (Teatro Immediato)
Andato in scena dal 25 al 27 agosto, nell’ambito della rassegna “La Cultura dei Legami 2023”, Spazio
“Nell’Immediato – Enzo Spirito”, Pescara
by: Paolo Verlengia
Non si torna mai sul luogo del delitto … così, per lo meno, recita una formula fin troppo dogmatica riferita ai romanzi gialli. Per parte loro, Edoardo Oliva e Vincenzo Mambella tornano a Beckett dopo il felicissimo e tutt’altro che delittuoso studio dello scorso anno (
https://www.teatrionline.com/2022/09/aspettando-il-finale-di-teatro-immediato/).
Quanto ai romanzi gialli, val la pena ricordare che il traduttore italiano di “Aspettando Godot” è un certo Carlo Fruttero, ovvero il maggiore esperto di giallistica assieme al compagno di penna Franco Lucentini, a sua volta traduttore di testi bekettiani (e non solo).
Il parallelo è tutt’altro che forzato o forviante: in primo luogo, perché il lavoro di Mambella e Oliva parte da una “ri-traduzione” del capolavoro di Beckett, sperimentato (o forse riscoperto) nelle forme del dialetto pescarese; in secondo luogo, perché il giallo è il prodotto di punta della letteratura popolare, ovvero quella insenatura naturale nella letteratura di ogni latitudine, dove il linguaggio artistico rifugge l’accademismo,
ma – ancor prima ed ancor più – ricerca la semplicità. Una semplicità tutt’altro che facile o sciatta, diremo anzi “distillata”, ottenuta per processo di purificazione, rarefazione, sublimazione.
Un ritorno alla elementarità linguistica che è proprio ciò che avviene nel lavoro di Oliva e Mambella, qui nei panni di Vladimiro e Estragone, coadiuvati da Ezio Budini ed Umberto Marchesani, rispettivamente Pozzo e Lucky. La simmetria della “doppia coppia” viene spezzata dalle incursioni fuggevoli, indecifrabili della giovanissima Vittoria Manni, davvero convincente nel vivificare il ruolo del messaggero di Godot.
L’altro protagonista imprescindibile dello spettacolo è lo spazio: non già quello concentrato dentro il perimetro di un palcoscenico, bensì uno spazio esteso, disperso, diffuso sulla fisicità nuda ed effettiva del cortile esterno del teatro. Un “anti-spazio” dunque, una “via negativa” della messinscena che non può che risaltare il testo.
Ecco che allora quella semplicità, quel ritorno all’elementarità supera la materia linguistica: diviene cifra stilistica e chiave di schiusura del codice cifrato. Ecco che lo spettacolo di Teatro Immediato non si limita a mostrare l’opera di Beckett ma ce la rivela nelle sue funzioni interne. Ed ecco dunque ciò che si disvela, ad un metro da noi spettatori, mentre lo spettacolo “accade”…
“Aspettando Godot” è un testo possente, come il mito, grazie a quella semplicità di segno che si riverbera in universalità semantica, ma resta un testo fortissimamente teatrale ad onta di ogni semplificazione. E’ una “drammaturgia”, un testo ad alto tasso “performativo”, impossibile da rendere nella sua fruibilità apparentemente lieve se non tramite il sostegno di un cospicuo lavoro di regia. Una regia “d’attore”, che non miri ad intellettualizzare l’azione scenica, bensì a fluidificarla in collaborazione con la creatività dell’attore. E degli attori: non a caso i personaggi sono delle diadi, dei “duo”, indissilubilmente inglobati
nella maglie di un duetto. Paritario, complementare o gerarchico che sia.
Applausi dunque, per un lavoro che coinvolge incoercibilmente, fatalmente lo spettatore e che non potrà che crescere tramite il confronto progressivo con il suo pubblico.
Paolo Verlengia
“ASPETTANDO GODOT” di Samuel Beckett
con Edoardo Oliva, Vincenzo Mambella, Ezio Budini, Umberto Marchesani
e con la partecipazione di Vittoria Manni
Regia di Edoardo Oliva e Vincenzo Mambella
Allestimento scenico di Francesco Vitelli
Segreteria e Organizzazione: Silvia Palma, Veronica Pellegrini
Comunicazione e stampa: Roberto Melchiorre
Luci e fonica: Black Service