R.O.F 2023
Pesaro, Vitrifrigo Arena
(Martedi 15 agosto 2023)
Aureliano in Palmira di Gioachino Rossini
In primo piano la raffinatezza dell’Orchestra Sinfonica
Rossini e la performance del Coro del Teatro Della
Fortuna di Fano.
By Giosetta Guerra
(foto Amati Bacciardi)
Aureliano in Palmira ha tanta bella musica, ampie melodie, accurate pagine corali, nuovi colori nella strumentazione, scrittura vocale fortemente caratterizzante.
Alcune sue parti vengono poi riprese per le opere Elisabetta Regina d’Inghilterra e per Il Barbiere di Siviglia: la Sinfonia d’inizio viene riutilizzata per entrambe le opere, la pagina corale d’apertura “Sposa del grande Osiride” è quella che sarà poi usata per la cavatina del Conte d’Almaviva “Ecco ridente in cielo”, quella della cabaletta marziale di Arsace “Non lasciarmi in tal momento” (Atto II) è ripresa per la cavatina di Rosina “Io sono docile, son rispettosa”.
Questa edizione 2023 è una ripresa di quella del 2014 con la regia piuttosto statica di Mario Martone, i costumi di Ursula Patzak, le scene minimaliste di Sergio Tramonti, e le luci un po’ scure di Pasqua Marile. Il palcoscenico, occupato da un labirinto di teli trasparenti, sa di minimalismo, ma simboleggia il labirinto della vita e dei sentimenti, che, seppur privati, hanno sempre una certa trasparenza e visibilità. I teli sono mobili e formano passaggi, corridoi, tende da campo, prigione e ambienti stilizzati che ospitano gli amanti, il coro delle vergini, dei sacerdoti e dei guerrieri, perfino un gregge di caprette vere che girano e brucano l’erba in palcoscenico col loro pastore.
Il dramma è incentrato sui tre protagonisti, cui è riservata una scrittura vocale acrobatica; tenore, soprano e mezzosoprano devono mettere doti belcantistiche eccezionali al servizio del canto di coloratura. Tali doti non si riscontrano nei protagonisti di questa edizione.
Sul versante vocale la miglior cantante risulta essere Raffaella Lupinacci, mezzosoprano di coloratura, che nel ruolo di Arsace esibisce una voce densa con buoni gravi, estesa e di spessore.
Sara Blanch nel ruolo di Zenobia è un soprano leggero dal suono pulito, la voce è estesa ed agile ma di poco spessore, più corposa e potente nella zona acuta. Si mette in evidenza con bei sovracuti nell’aria di coloratura nel finale I con il coro e tutti.
Aureliano è interpretato dal tenore (poco rossiniano) Alexey Tatarintsev con voce secca, lineare e agilità spianate, che si spinge facilmente verso la tessitura acuta.
Nel ruolo di Oraspe c’è il tenore Sunnyboy Dladla; il gran sacerdote vestito di bianco procede con lo scettro in mano, lo interpreta il bravo basso Alessandro Abis, che esibisce una bella voce corposa e ben appoggiata nei gravi. Nelle vesti di Publia, troviamo il mezzosoprano Marta Pluda, il basso David Giangregorio è Licinio, e il baritono Elcin Adil è un pastore.
Aureliano in Palmira è un opera corale e il bravissimo Coro del Teatro Della Fortuna di Fano, ottimamente preparato e diretto da Mirca Rosciani, restituisce un amalgama sonoro pieno, compatto, luminoso e armonioso che ben si sposa con la raffinatezza dell’orchestra. Molto presente in palco scenico, il coro viene gestito in modo statico, o seduto o raggruppato ai lati della scena.
L’Orchestra Sinfonica G. Rossini, diretta da George Petrou si distingue per raffinatezza ed eleganza, ricchezza del suono, ricamo sotto le voci, sostiene gli abbandoni sentimentali dei protagonisti, rispetta il clima preromantico delle ricche pagine corali, dà spazio alle voci solistiche degli strumenti, il corno in primis, che Rossini tanto amava e anch’io.
L’opera è un dramma serio per musica che celebra la clemenza dell’imperatore romano Aureliano, testo di Felice Romani, musica di Gioachino Rossini.
Edizione critica Fondazione Rossini/Casa Ricordi, a cura di Will Crutchfield.