R.O.F. 2023
Vitrifrigo Arena
Eduardo e Cristina di Rossini
Amore visionario e musica astratta un binomio stimolante per
l’arte creativa di Stefano Poda
Servizio di Giosetta Guerra
Il ROF 2023 si apre con l’opera di Rossini poco conosciuta Eduardo e Cristina. Il plot è semplice e abbastanza comune per le opere liriche: il Re di Svezia Carlo promette sua figlia Cristina in sposa a Giacomo Principe di Scozia, ma Cristina è già segretamente sposata con Eduardo, duce delle armi di Svezia, col quale ha un figlio di nome Gustavo. Quando il Re lo scopre, fa imprigionare i due sposi, ma la storia finisce bene perché Eduardo, scarcerato da Atlei suo amico, riesce a liberare la Svezia dall’invasione dei Russi.
È un’opera con poca azione, ma il talentuoso Stefano Poda, regista, scenografo, costumista, coreografo e luci designer, riempie la scena di personaggi simbolici di contorno, che si muovono in modo sinuoso formando figure morbide e misteriose. Sono personaggi a volte nudi e a volte vestiti di bianco, che si avvinghiano attorno al personaggio modellando un basamento dal quale spunta il cantante, o formando una catena che si snoda attraverso il palcoscenico con movenze plastiche a tempo di danza, o costruendo delle figure coreografiche di grande suggestione.
Il tutto si svolge dentro una scenografia costituita da una sorta di impalcatura metallica sui tre lati del palcoscenico, popolata da statue bianche distese o da frammenti di statue ammassati, che il regista vede come una installazione d’arte contemporanea. L’atmosfera che si respira è quella tormentata di un girone dantesco, ma a tinte immacolate, entro cui si muovono e deambulano, come Paolo e Francesca, questi spiriti che “insieme vanno e paion sì al vento esser leggieri”.
Domina un biancore diffuso a volte sfumato ed etereo, la visione di insieme è molto suggestiva ed estremamente elegante e ben si adegua all’astrazione pura della musica rossiniana e la visionarietà dell’amore.
L’episodio bellico viene evidenziato con numerosi colpi di cannone fuori scena.
Gli eleganti costumi di foggia moderna sono o bianchi o neri per il coro e i danzatori, mentre i protagonisti hanno dei pastrani lunghi damascati con arabeschi colorati. Le capigliature sono striate e il coro finale ha la faccia dipinta di bianco.
Con questo allestimento al di fuori del tempo e dello spazio, quindi, Stefano Poda crea un felice connubio tra l’astrattezza della musica rossiniana e l’aspetto visionario dell’amore.
La parte più interessante dell’opera è il versante musicale, molto variegato e ben costruito. Numerose sono le pagine a tempo di danza che si alternano con pagine delicate e sognanti e con altre di grande temperamento. L’Orchestra Sinfonica della RAI, diretta dal giovane Jader Bignamini, tiene un ritmo serrato e molto coinvolgente, suona molto bene e con professionalità nel rispetto delle dinamiche orchestrali e anche delle voci. Il direttore dimostra di possedere la partitura e di interpretarne i vari significati.
L’orchestra si mette in luce anche perché ci sono molti brani scoperti per sola orchestra, che rendono piacevole l’ascolto fino alla fine di un’opera molto lunga.
Sul versante vocale non tutto è risultato soddisfacente.
Molto presenti sulla scena sono Carlo e Cristina, tant’è che l’opera poteva intitolarsi Carlo e Cristina. Il ruolo del nevrotico Carlo è interpretato da Enea Scala, che risulta essere un baritenore possente con una zona baritonale corposa e una zona acuta robusta ma tesa e poco agile, perché la voce si stringe in gola e non sale in maschera negli slanci acuti. Il suo è un tour de force vocale perché il personaggio è quasi sempre in scena.
Nel ruolo protagonista di Cristina si esibisce Anastasia Bartoli, un soprano di grande estensione e potenza vocale, che entra con maestria nella prassi esecutiva del canto rossiniano, eseguendo anche agilità di forza per una costante tensione col padre. Una maggior leggerezza della zona acuta e sopracuta renderebbe più delicato il personaggio di Cristina.
Come Eduardo troviamo un personaggio en travesti, il mezzo-soprano Daniela Barcellona, che come al solito segue una buona tecnica vocale e una bella linea di canto, ma con timbro chiaro e un volume vocale piuttosto ridotto; io ci avrei messo un controtenore.
È molto buona e ricca di armonici la voce del basso Grigory Shkarupa nella parte di Giacomo, bello il colore vocale, corrette l’emissione e la dizione.
Discreta la vocalità e la performance del basso Matteo Roma nella parte di Atlei.
Il Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, preparato dal maestro Giovanni Farina, esegue con delicatezza la sua parte, non imponendosi vocalmente e viene coinvolto come elemento scenico dal regista Stefano Poda sia in palcoscenico sia ai lati dell’orchestra, facendo dilatare il suono verso la platea.
Si apprezza l’esibizione di Giulio Zappa al forte-piano e di Jacopo Muratori al violoncello.
Il Rossini Opera Festival 2023 presenta dunque la prima ripresa italiana in tempi moderni, proponendo l’esecuzione dell’edizione critica dell’opera Eduardo e Cristina per la Fondazione Rossini di Pesaro, a cura di Andrea Malnati e Alice Tavilla.
(Foto di Amati Bacciardi)