SCENARI EUROPEI 2023 (Florian Metateatro)
Andato in scena dal 22 al 24 settembre al Florian Espace di Pescara
by: Paolo Verlengia
Bilancio più che positivo per SCENARI EUROPEI 2023, il festival del Florian Metateato
dedidicato al alla scena degli artisti emergenti ( https://www.teatrionline.com/2023/09/206755/ ). La tre giorni pescarese ha coinvolto in ciascuna delle sue serate un pubblico corposo, curioso ed attento attorno ad un programma ricco di suggestioni: varietà di proposte, di linguaggi e strumenti, ma anche convergenze di temi, urgenze, linee di tensione.
La prima impressione che resta addosso nell’immediatezza dell’indomani è quella di un festival che offre – oltre alla proposta di visioni e sonorità – un osservatorio sull’oggi, andando oltre il teatro e l’arte, ma incorporando il teatro e l’arte come nuovi occhi e nuova pelle per sentire il presente, incontrarne lo sguardo autentico.
Procedendo come in un diario retrospettivo, la prima giornata di SCENARI ci consegna i suoi primi messaggi: fragilità e crisi. Due emblemi originati da un medesimo nucleo; due progetti di spettacolo diversi, accomunati da una cifra stilistica in cui si riconosce la presenza della scrittura scenica come base fondante del processo creativo.
“Ora che non so più niente” di RUEDA TEATRO procede con l’andamento del teatro dialettico: in scena Ilaria Giorgi e Claudia Guidi utilizzano metodicamente il dialogo per esporre il tema centrale, mostrarne le forme, i meccanismi, le contraddizioni. Parliamo della pericolosa, fluida facilità della parola giudicante ad attecchire come un virus nelle maglie del nostro discorso, fino a solidificarsi, trasformandosi in un riflesso, un “comportamento” verbale. Compito complesso e riflessivo, che nell’epoca dei social media acquisisce centralità e che in scena conduce le due attrici a costruire un territorio obliquo, intermedio tra scena e platea, tra performance e pubblico, tra recitazione ed improvvisazione. L’uso di cartelli, l’interazione con gli spettatori, la strategia del gioco sovrascrivono una scena volutamente neutra, pronta ad ospitare i diversi salti di codice.
La fragilità dell’individuo contemporaneo – esposto alla carica corrosiva dei medesimi strumenti di basilare socializzazione, come appunto la parola – si sviluppa nell’affresco di un esteso paesaggio di crisi con il progetto della compagnia SEA DOGS. “Permacrisis” è il titolo evocativo, se non piuttosto esaustivo di questo lavoro. Una crisi complessiva – economica energetica ecologica – ereditata dalla generazione dei trentenni come dato antecedente quanto inesorabile per l’avvenire, quasi un destino immutabile. Una condizione permanente, per l’appunto, che scongiura ogni speranza futura e che nel presente della scena innesca una situazione drammaturgica di marca beckettiana: vanificata la volontà individuale, l’azione si azzera nell’immobilità. La pura “situazione” diviene un contenitore in cui si alternano, si evitano, si riuniscono e si scontrano i quattro personaggi, abilmente tipizzati all’interno di una serie di quadri scenici a tratti irresistibili.
Ne viene fuori un effetto simile a quello di una “sit-com” televisiva, dove un concentrato di humor gustosissimo deposita nondimeno un sentore persistente di vuoto disperante. Sorprendente solidità per un lavoro collettivo, ricco di inventiva e di pluralità segnica racchiusi in un impianto registico rigoroso, specie per l’efficacia visiva dei singoli sketch, curata con pari precisione di dialoghi e recitazione.
Completa la prima serata il concerto dei TWIK, giovane formazione pop rock, formatasi “a
distanza” nel biennio della pandemia e che ora incontra finalmente il proprio pubblico. Un sound che alterna delicatezza ed energia, testimonianza diretta della possibilità di rinascita dalla condizione di fragilità.
La seconda giornata di SCENARI tramette un nuovo emblema, un nuovo messaggio dall’oggi: corpo, nelle sue prismatiche declinazioni. Corpo dolente, malato, curato, corpo rinnegato e desiderato. Corpo degli attori (delle attrici, in una serata tutta al femminile) che in teatro è un fattore implicito, insopprimibile. Una sovrapposizione dunque tra arte e vita, una spirale di particolare ed universale. Così avviene in “Baubò- utero & dilettevole” di e con MATILDE D’ACCARDI, dove il tema spiccatamente specifico, persino personale, diviene materiale che la manipolazione drammaturgica trasforma ed espande. E’ qui, anche qui, il talento dell’artista romana, autrice di un testo calibratissimo, che dissimula il suo coefficiente di difficoltà tramite la veste cabarettistica. Una formula non certo nuova, che anzi sfida le ripidità di un inevitabile pericolo di caduta nella retorica e che solo può riuscire laddove il lavoro venga sospinto al suo grado massimo di espressione (sfida ampiamente riuscita.) Notevole prova attorica, che sostiene con leggerezza eterea un ritmo vertiginoso, cesellando recitativamente ogni singolo minuto secondo.
La musica di MVR – al secolo Virginia Bisconti, voce e chitarra, coadiuvata dalle tastiere di
Federico Manuppella – dimostra che la corporeità dell’esperienza è anche fuori di noi, nel corpo dei giorni. Non è semplice dolcezza, tantomeno tristezza, e nemmeno l’intimismo descrive bene questo cantautorato denso, traboccante di tangibilità, che dà voce in realtà ad un livello altro dell’esperienza. Perché ogni nostro sguardo poggia sul mondo un credito di felicità. Ogni semplice oggetto, ogni avvistamento emblematizza una missione d’amore inconsapevole e gratuito, offrendo forma e corpo alla malinconia: sentimento pieno e stratificato che tutto racchiude, passato e presente, e che le canzoni di MVR salvano dall’oblio, lasciando risuonare una zona sepolta che alberga negletta in ciascuno di noi.
La performance “Tre Voci” del duo TILIA AUSER porta a compimento questo viaggio immersivo dalla superficie alla profondità, dal corpo al flusso della coscienza. In questa dimensione, la lingua d’accesso non può che essere quella del verso poetico, ma per inoltrarsi ed abitarla c’è bisogno di un codice ulteriore da reinventare continuamente. La voce di Sara Bertolucci si apre come acqua che scrosci dalla materia di un corpo riverso, scosso a terra, mentre la parola – liberata dall’iniziale fisicità di carta ed inchiostro – supera le barriere degli idiomi e della logica, per tornare infine al corpo come pura energia vivente, quasi umana elettricità. La scena, tagliata da luci basse e da improvvise cascate di verticalità, disegna porzioni di vista ed attiva dal buio singole solitudini, conferendo un allestimento essenziale quanto potente al soggetto drammaturgico (elaborato dal
radiodramma di Sylvia Plath.) Partecipa felicemente un sapiente uso della strumentazione sonora, con la chitarra elettrica di Riccardo Ferri Scuccimarra che sa dialogare con le evoluzioni corporee di Sara Bertolucci, mentre la voce di lei si comprime, si inarca, si spezza e si moltiplica, ora nelle onde del microfono ora nell’eco del nudo spazio.
L’ultima giornata di SCENARI EUROPEI 2023 appare un invito a non concludere bensì a
proseguire il percorso, a riprendere la circolarità dei motivi incontrati. Tornano ad intrecciarsi in forma rinnovata le istanze della fragilità, della crisi, della corporeità. La crisi generazionale viene inquadrata in “Due – Canto di balene per pinguini soli” della compagnia BANICOLA’. Una love story fa da sfondo ad un viluppo di ansie e fobie che la precarietà sociale ha instillato nella psiche dei giovani adulti, fino ad operare uno slittemanto cognitivo, forse persino un cambiamento antropologico. Per indagare sulle pieghe psicologiche della loro vicenda, i due personaggi escono ciclicamente dalla storia, vivisezionando il vissuto e commentandolo, riavvolgono il nastro e poi tornano a farlo scorrere, a farsi agire dalla storia. Perché tutto in realtà è già avvenuto, gli eventi
hanno già fatto il loro corso ed il presente della messinscena è un esperimento di comprensione a due, di reciprocità, difficile ora quanto allora. Lavoro fresco, affrontato con gli strumenti di una recitazione genuina che ricerca i toni dell’immedesimazione frammentata da cornici di metateatralità.
L’attenzione ai temi sociali e all’attualità viene focalizzato con la testimonianza dell’artista iraniana ZOYA SHOKOOHI, ad un anno esatto dal disumano martirio di Mahsa Amini. Il progetto “Come fare fiori rossi” ha dato corpo ad un archivio di video realizzati da artisti di ogni cultura e nazionalità che hanno voluto aderire all’appello di Zoya: disegnare, costruire, creare, inventare fiori rossi, da opporre al numero delle vittime del regime iraniano.
Ed un fiore, rosso purpureo, anticipa alla vista l’entrata in scena di VALENTINA DAL MAS,
vincitrice del Premio Scenario Periferie 2023 per la sua “Luisa”. E’ difatti Valentina ad entrare in scena, a parlarci con un breve annuncio, ma immediatamente i contorni della sua identità si fanno tremuli, poi diafani. Il suo corpo risponde ora ad uno spartito gestuale nuovo, attraversato da una fluidità inedita che scolpisce millimetri di movimento, componendo continui mosaici di dialogo muto con il mondo, racchiuso e proiettato in un fazzoletto di spazio. Luisa ci parla perché il suo corpo è il suo linguaggio, il suo diario dei giorni, dei minuti, dei momenti, dove la vita non si disperde in illusorie geometrie, recupera la sua consistenza molecolare, il suo fluire perpetuo oltre le categorie di tempo. Luisa cuce, tenta di cucire su di sè la ricchezza di questa moltitudine puntinistica, per non farla scivolare nell’oblio o forse per far dono di sè come dimora all’incantamento. Valentina Dal Mas compone una performance trattenuta, dove delicatezza e grazia sono protette da una struttura compatta, tutta giocata in un quadrato di spazio, inscritta ancor più a lungo nel confine basico di una sedia spartana, avvolta in un silenzio immacolato, vergato soltanto
da palpiti, sospiri o sussurri. Poi, come in una primavera repentina, il suo corpo danzante diventa il giaciglio alato che conduce Luisa attraverso i sentieri musicali e gli scenari disegnati dalla sua immaginazione libera, dai suoi pensieri cuciti sulla pelle, nutriti con il respiro.
Paolo Verlengia
CREDITS:
“ADESSO CHE NON SO PIÙ NIENTE” (Rueda Teatro)
di/con Ilaria Giorgi e Claudia Guidi
dramaturg Laura Nardinocchi
“PERMACRISIS” (Sea Dogs)
di/con Simone Chiacchiararelli, Giacomo Lilliù, Arianna Primavera, Francesca Zaira Tripaldi
coordinamento registico Francesco Bianchi
“BAUBO’ – utero & dilettevole” (Matilde D’Accardi)
di/con Matilde D’Accardi
regia e suoni di Tommaso Capodanno
scenografia di Alessandra Solimene
“TRE VOCI” (Tilia Auser)
Segnalazione speciale Premio Scenario 2023
da un radiodramma in versi di Sylvia Plath
direzione, drammaturgia, composizione vocale Sara Bertolucci
disegno sonoro e musiche originali Riccardo Ferri Scuccimarra
scene Antonino Leocata
“DUE – canto di balene per pinguini soli” ( banicolà)
drammaturgia e regia Mattia Lauro, Antonio Basile
con Mattia Lauro, Claudia Nicolazzo
“LUISA” (Valentina Dal Mas)
di/con Valentina Dal Mas
Progetto Vincitore Premio Scenario Periferie 2023
SCENARI EUROPEI 2023 (8° Edizione)
Festival di teatro, performance, musica, videoarte
Direzione artistica Giulia Basel e Massimo Vellaccio
Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale
in collaborazione con l’Associazione Premio Scenario
con il sostegno di Regione Abruzzo, MiC-Ministero della Cultura, Comune di Pescara