Dopo il grande successo di Che disastro di commedia, con gli stessi autori si continua a ridere nella versione italiana della pluripremiata commedia inglese campione d’incassi Peter Pan goes wrong. Ancora una volta una commedia disastrosa che genera una valanga di risate.
Ritmo incessante, brio esilarante, sincronismo cronometrico, acrobazie fisiche, agilità da equilibristi e un pizzico di illusionismo creano una performance irresistibile che ha decretato il successo mondiale di questa pièce, scritta da Jonathan Sayer, Henry Shields e Henry Lewis per la Compagnia Mischief Theatre.
La trama, pretesto per una serie paradossale di colpi di scena e sbadati equivoci, tenta di narrare le vicende della scombinata compagnia amatoriale dello sperduto Sant’Eufrasio Piedimonte che, coi proventi di un’inaspettata eredità, si arrabatta a realizzare una messinscena del Peter Pan di J.M. Barrie. Regista e aiuto regista salutano il pubblico promettendo che non si verificheranno inconvenienti, come avvenuto in altre circostanze, poiché la produzione ha investito adeguate risorse. E lo spettacolo va a incominciare.
Al narratore, che introduce la vicenda e in seguito annuncia gli intermezzi, ne capita sempre una: si impiglia, cade, rimane immobile a occupare la scena, insomma, le premesse non promettono bene.
Nella cameretta di casa Darling i letti a castello crollano uno sull’altro lasciando i bambini incastrati. Arriva volando Peter Pan con i suoi “pensieri felici e polvere di fate”, ma sembra piuttosto maldestro e Campanellino, che indossa un gonnellino ricoperto di lucine, rischia un corto circuito. Si svilupperà tutto su questa lunghezza d’onda, fino alla fantasmagoria finale col duello tra Capitan Uncino e Peter Pan, in cui la scenografia collassa, mentre gli interpreti cantano, recitano e ruotano in una sarabanda solo all’apparenza confusamente vorticosa ma, invece, calibratissima nei tempi e nelle peripezie.
Attori sprovveduti, porte che non si aprono o sbattono in faccia ai malcapitati, scenografie che crollano progressivamente mettendo a dura prova l’agilità degli interpreti, tutto congiura a rendere sempre più ingarbugliata la vicenda, assicurando una spirale irrefrenabile di ilarità e divertimento.
Ai disastri della rappresentazione della squinternata compagnia si sommano i contrattempi e gli inconvenienti tecnici ed emotivi, le gelosie e le ansie che i singoli attori devono affrontare, compresi i malevoli commenti professionali e personali fuori onda a microfono acceso del regista, che è anche l’interprete di Capitan Uncino, sui componenti della troupe, in un intreccio di metateatro nel metateatro.
Quando Wendy e i fratelli tornano a casa Peter Pan li osserverà in un angolo: per loro è il tempo di diventare grandi.
Tempi comici e tempi tecnici da manuale, affiatamento e tempestività nel lanciare e cogliere al volo oggetti, resistenza fisica e perfetta forma atletica degli attori colti da vuoti di memoria e svenimenti, bravissimi ad apparire imbranati: Marco Zordan, Alessandro Marverti, Viviana Colais, Stefania Autuori, Igor Petrotto, Valerio Di Benedetto, Luca Basile, Yaser Mohamed, Massimo Genco,Riccardo Giacomini, Carolina Gonnelli e Ilaria Orlando magnificamente diretti da Adam Meggido.
La scenografia è altrettanto protagonista, ruotando dall’interno della casa dei bambini al bosco dell’Isola che non c’è e alla nave dei pirati, fino al gran finale in cui gira forsennatamente in un turbinio di eventi che si accavallano nella confusione totale e nel panico collettivo, spasso per adulti e bambini in platea.
Tania Turnaturi