Rifici sceglie la macchina comica di un vaudeville di Feydeau, nell’adattamento che ha curato insieme a Tindaro Granata, per un’indagine registica nei territori della comicità. Esilarante storia di una presunta infedeltà e dei mille equivoci scatenati da una moglie sospettosa, è un vertice della drammaturgia classica più riuscita.
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Teatro Strehler
A quasi tre lustri dal debutto con I pretendenti di Lagarce – prodotto dal Piccolo nel 2009 – Carmelo Rifici torna a mettere in scena una esilarante commedia degli equivoci, scritta dal massimo rappresentante del vaudeville tra Otto e Novecento: Georges Feydeau. Adattato dall’originale da Rifici con Tindaro Granata, La pulce nell’orecchio è la storia di una moglie che, per verificare la presunta infedeltà del marito, gli spedisce tramite un’amica una appassionata e anonima lettera d’amore, dandogli appuntamento in un albergo a ore, dove sarà lei stessa a recarsi, per coglierlo sul fatto. Ciò che accadrà in quell’albergo è un groviglio incredibile delle più folli e assurde situazioni: tutti fuggono e si inseguono, tentando disperatamente di salvare le apparenze, in un vortice di azioni che si complicano sempre di più, fino alla clamorosa risoluzione finale dei vari misteri. «Negli anni recenti – spiega Rifici – il mio lavoro di indagine registica si è focalizzato sul tema del linguaggio e sulle sue ambiguità. La pulce nell’orecchio è una farsa sul linguaggio, o meglio una farsa di linguaggi. Come con le grandi commedie di Shakespeare, siamo di fronte alla rappresentazione dei rapporti umani costruiti sulla sagacia delle parole ma, a differenza del grande autore inglese, Feydeau impone allo spettacolo una macchina comica perfetta. Un orologio di rara precisione, che porta i suoi personaggi e il loro modo di parlare oltre il “gioco” linguistico fine a se stesso, di puro intrattenimento ed evasione, con lo scopo di estrapolarne il massimo potenziale teatrale e la massima ridicolaggine umana.»
Per questa nuova avventura, il direttore artistico del LAC di Lugano si fa accompagnare dal team creativo che lo affianca da anni – lo scenografo Guido Buganza, la costumista Margherita Baldoni, il disegnatore luci Alessandro Verazzi – e da un cast di attori per la maggior parte formatisi alla Scuola di Teatro del Piccolo, di cui, dopo la scomparsa di Ronconi, ha preso la guida.