Un felicissimo esordio al teatro Donizetti di Bergamo per “Il diluvio universale” dell’omonimo autore orobico. Il “Donizetti opera”, il festival dedicato come ogni anno al compositore vanto della città lombarda ed organizzato dall’altrettanto omonima fondazione, non poteva dunque aver miglior inizio.
Quasi dieci minuti ininterrotti di applausi, alla fine, a questa Prima per un pubblico delle grandi occasioni, con una folta presenza di spettatori stranieri (soprattutto giapponesi) e tanti giovani lo hanno del resto ampiamente dimostrato anche se qualche piccola contestazione, poi rientrata, s’è sollevata quando il duo Masnebo a cui era affidata la regia è apparso sul palco. E che l’azione tragico-sacra su libretto di Domenico Gilardoni in due atti di Gaetano Donizetti potesse piacere si percepiva già nell’aria.
Nella Prima delle sue tre rappresentazioni infatti (previste per i prossimi sabato 25 novembre alle 20 ed in pomeridiana domenica 3 dicembre alle 15,30 sempre nello storico teatro di piazza Camillo Benso di Cavour) l’aspettativa è rimasta alta fino a poco prima dell’apertura del sipario, già mentre l’orchestra stava provando gli strumenti nel golfo mistico e sul cui podio da lì a poco sarebbe salito il direttore musicale del festival Riccardo Frizza. Mentre sulla soglia del teatro in prossimità dell’ingresso gli allievi della scuola del teatro universitario, con gli allievi del Politecnico delle arti e gli alunni del “Rigoni Stern”, tutti di Bergamo, con i loro impermeabili colorati cercavano di far capire all’universo-mondo come un “diluvio” rischi d’imbattersi sulla Terra con il cambiamento climatico e come l’uomo debba chieder perdono per “l’error che ingombra il suo cor!” nel tentativo di ridurre l’impatto ambientale prima che divenga troppo tardi e non si possa far più niente per salvare il nostro pianeta!
Un tema divenuto ricorrente nelle immagini nitide e possenti con primi piani mozzafiato trasmesse nel mentre l’orchestra inizia a suonare e i ragazzi guadagnano il palcoscenico trasmettendo forte e chiaro un messaggio che non lascia presagire nulla di buono, ma dove si spera che l’uomo si renda conto dei suoi limiti e provveda per tempo a salvare l’unico luogo in cui vive.
Ecco dunque come “Il diluvio universale” divenga “attuale” e proponga una seria riflessione e susciti un moto di risentimento per quello che sta accadendo sul globo. Una novità per un’opera lirica che ha ricalcato, peraltro, la sua prima esecuzione originale avvenuta nel Real Carlo di Napoli in quel lontano 6 marzo del 1830 e che è divenuta, in questo frangente, profondamente “moderna”. Un’esecuzione che è stata affidata, come detto all’inizio, al duo artistico Masbedo che ha anche avuto l’idea con Mariano Furlani di realizzare questa pre-opera con l’ausilio dei più giovani divenuti per un attimo “paladini” a difesa dei propri diritti.
D’altro canto la storia dell’opera si snoda tutta sulla volontà di Dio di voler distruggere il mondo fatto da individui peccaminosi con Noè e l’arca che tenteranno di salvarsi da un’ecatombe in un intreccio vorticoso di sentimenti tra Sela (la brava Giuliana Gianfaldoni) che s’affida a Noé (Nahuel Di Pierro) che l’ha a sua volta convertita. Con Sela che confida a Noè del disprezzo che il marito Cadmo (bravissimo Enea Scala) capo della città nutre per lei a seguito della fede acquisita da quest’ultima. Con Cadmo convinto, a sua volta, da Ada (Maria Elena Pepi), confidente di Sela, ma innamorata di Cadmo che la moglie l’abbia “tradito” con il primogenito di Noé, Jafet (Nicolò Donini). Da ciò si scatena l’odio di Cadmo per Sela e il desiderio di eliminarla, mentre Cadmo convolerà a nozze con Ada. Con Sela che invoca “la pietà divina” e avverte Noé del desiderio di Cadmo di eliminarli tutti. Ecco dunque come Noé predice il futuro e si scateni il diluvio tanto temuto alla vigilia. Cadmo, tuttavia, nel frattempo, è pronto a riprendere con sé Sela che voleva ritrovare il proprio figlio, ma Sela avrebbe dovuto rinnegare il Dio di Noè e maledirlo. Sela lo sta per fare ma cade stramazzata al suolo per un fulmine che la colpisce. E’ il momento del diluvio che divampa, mentre tutti cercano di individuare un angolo dove potersi salvare. Soltanto l’arca ci riuscirà, mentre gli applausi finali vengono, tra gli altri, anche rivolti al coro dell’accademia del teatro alla Scala guidati da Salvo Sgrò, all’Orchestra Donizetti opera (bravissimi tutti) e a tutti coloro (maestranze, tecnici e non solo) che nel teatro hanno saputo ridare prorompente vita ad uno spettacolo unico nel suo genere. Merito anche di una felice intuizione del direttore artistico del teatro Francesco Micheli che nei mesi scorsi ha saputo concentrare molta attenzione sul “modo nuovo” d’interpretare l’opera lirica, più vicina ai giovani, senza con questo snaturarla, salvaguardandone valori e principi; ed un altro merito va attribuito pure allo staff della comunicazione e dell’ufficio stampa che ha saputo ben veicolare il suo messaggio. Chapeau!