IL RITORNO NEL SALENTO DI LO VERSO
IN “UNO NESSUNO CENTOMILA”
Un grande classico che fa innamorare i giovani
A sei anni dal debutto, dopo oltre 600 repliche nei più importanti festival e teatri
nazionali ed internazionali e oltre 400.000 spettatori, continua (dopo 7 anni) con
successo la tournée dello spettacolo con cui l'attore palermitano rende omaggio ad uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, portando in scena la sua opera chiave,
avvicinando così i giovani alla lettura e al Teatro.
Sono oltre 600 le repliche realizzate, in oltre 7 anni di Tournèe con cui Enrico Lo Verso ha
attraversato l’Italia in lungo e in largo.
Nato come progetto destinato ad una tournée estiva, nel luglio del 2016, nella suggestiva cornice del Teatro Romano di Lecce, lo spettacolo UNO NESSUNO CENTOMILA, senza dubbio, tra gli spettacoli più “longevi” del panorama distributivo nazionale: amato dal pubblico, per quella capacità di analisi introspettiva che raramente il teatro sa regalare; richiesto dai docenti, per quella sua incisività nella conoscenza di uno dei capisaldi della letteratura mondiale; atteso dagli studenti, che attraverso uno spettacolo hanno l’accesso facilitato alla comprensione di un testo e dei significati di cui è portatore (l’incomunicabilità, la paura della diversità, le difficoltà di integrazione).
E sono stati proprio i docenti a sollevare la richiesta di nuove repliche, per garantire al maggior numero di studenti la partecipazione allo spettacolo.
Uno Nessuno Centomila, nella versione teatrale adattata e diretta da Alessandra Pizzi, ha al suo attivo numerose tesi, lavori laboratoriali, approfondimenti tematici che hanno coinvolto, in Italia, migliaia di studenti, successivamente alla visione dello spettacolo.
Da qui l’invito raccolto da Lo Verso e dalla ERGO SUM PRODUZIONI, rivoltogli da Liceo
Leonardo Da Vinci di Maglie, che il 17 novembre (ore 11.00) ospiterà lo spettacolo all’interno dell’Auditorium Scolastico Si replica sabato 18 novembre (ore 11.00) al Teatro Apollo di Lecce, per gli studenti degli istituti:
IISS ENRICO FERMI di Lecce, del Liceo Statale Galileo Galilei di Nardò, dell’ IISS Francesco
Calasso di Nardò, del Liceo Palmieri di Lecce e di molte altre scuole secondarie superiori cittadine e della provincia.
Sempre al Teatro Apollo, il 18 novembre, ore 21.00 è prevista una replica serale.
Grazie all’accordo tra ERGO SUM PRODUZIONI e l’azienda STUDIO CLIMA (leader nelle
fonti energetiche rinnovabiili) è nata l’iniziativa “4 FOR the FUTURE” che permetterà a 40
studenti e Under 30, di assistere alla replica serale al costo di soli 4 euro.
“L’obiettivo è puntare sui giovani. A loro vanno dedicati i nostri spettacoli e il nostro impegno a rendere la cultura accessibile. Anche economicamente. Per cui poniamo in campo azioni sinergiche anche con privati, per attivare soluzioni di sostenibilità ambientale e culturale. Nella certezza che il futuro delle nuove generazioni dipenda dalla capacità di sensibilizzarli verso la crescita personale e culturale, di cui il Teatro è sempre stato il motore”, dice Alessandra Pizzi (anche direttore artistico di ERGO SUM).
Lo spettacolo è prodotto da ERGO SUM PRODUZIONI, con il sostegno del MINISTERO DELLA CULTURA (programma FUS 2022/2024) e della Regione Puglia.
I biglietti sono acquistabili sul sito www.ciaotickets.com. INFO e PRENOTAZIONI tel
3279097113
NOTE SULLO SPETTACOLO
Lo spettacolo ‘evento’ che ha realizzato oltre 500 sold out in Italia e all’Estero, coinvolgendo oltre 400.00 spettatori, tra repliche serali e matinèe. Insignito di premi e riconoscimenti, come il premio Franco Enriquez (ed. 2017) e il Premio Delia Cajelli per il teatro (ed. 2018), scritto in occasione del 150esimo anniversario della morte di Luigi Pirandello, da oltre 6 anni in tournèe, continua a conquistare l’attenzione del pubblico e della critica. Merito di una riscrittura “minimal” ed essenziale (curata da Alessandra Pizzi, anche regista dello spettacolo) che è riuscita a “ridare vita” ai personaggi del romanzo in forma nuova ed attuale, tutti inseriti nel racconto delle vicende di un solo uomo, che è poi tutti. Ed è riuscita così a convincere un Enrico Lo Verso, ormai assente dalle scene teatrali da oltre un decennio, a dare corpo e voce a tutta la vicenda. Enrico Lo Verso, torna
così in teatro con uno spettacolo classico, ma estremamente attuale, parla di maschere e di crisi dell’io, ma lo fa con la leggerezza e il sarcasmo necessari a conquistare gli spettatori che tornano, e ritornano, a vedere lo spettacolo. Un fenomeno inconsueto quello attivato dallo spettacolo che registra il sold out ovunque e che vanta la presenza di pubblico che ha già visto lo spettacolo tante, e tante, volte. Un’ operazione teatrale ben riuscita, di facile allestimento e di grande resa, che ha contribuito, forse, anche al recupero e alla conoscenza (specie tra i giovani), di uno dei più importanti esponenti del nostro Paese. Lo spettacolo, come è stato definito dalla critica, è una seduta di psicanalisi, in cui un conturbante, quanto istrionico Lo Verso, attraversa i meandri della conoscenza e restituisce al pubblico risposte, quelle semplici che fanno parte della nostra quotidianità, ma a cui spesso, presi dalle sovrastrutture sociali, non sappiamo guardare. In 70 minuti
la fisicità dell’attore irrompe sul palco, né manca l’omaggio a quella sicilianità a cui, Pirandello prima, Alessandra Pizzi poi, e Lo Verso dopo, guardano con affetto e con quel giusto umorismo,
come lo stesso autore di Girgenti ci ha insegnato a fare. Uno spettacolo supportato da una intensa ed efficace campagna di comunicazione che lo ha reso “nazional popolare”, trasformando la partecipazione ad un evento teatrale, in un rito collettivo in cui è bello esserci, per scoprire, anche grazie al teatro, quello straordinario patrimonio culturale della nostra Italia.
NOTE DI REGIA Un omaggio a Luigi Pirandello attraverso l’adattamento teatrale, curato da
Alessandra Pizzi, del più celebre dei suoi romanzi. La storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio, minimo, insignificante. Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno. I dubbi di un’esistenza si dipanano intorno a un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità lasciano il posto alla ricerca del SÉ autentico, vero, profondo. L’ironia della scrittura rende la situazione paradossale, grottesca,
accentua gli equivoci. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, nel fondo è l’essenza: abbandonare i centomila per cercare l’uno, a volte, può significare fare i conti con il nessuno. Ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporare la vita. Enrico Lo Verso torna in teatro, dopo dodici anni di assenza, e “veste” i panni di Vitangelo Moscarda, o di “quel Gengè” che il protagonista del romanzo è per sua moglie Dida, e rende magistralmente omaggio a tutti i personaggi del racconto, ma soprattutto rende omaggio all’universalità del pensiero di Pirandello.
Lo fa con una mimica e una parlata sensazionali, anima una scena minima ed essenziale che pare affollata dalle domande, dai dubbi, dal continuo, incessante bisogno di trovare risposte, tipico della scrittura di Pirandello. Alessandra Pizzi ha preso un testo, “quello che meglio riesce a sintetizzare il pensiero nel modo più completo” a detta dello stesso autore, e ci ho scavato dentro, togliendo orpelli, barocchismi, metafore, alla ricerca dell’essenziale. Il risultato è uno spettacolo di forte impatto dinamico, una seduta di psicoterapia, come lo ha definito la critica, in cui il pubblico si immerge in una storia che crede di conoscere, ma approda a un risultato inaspettato. Nell’atto unico, sale sul palco la forza dirompente dell’IO che cerca lo specchio, non per trovare sicurezze nella proiezione della propria immagine, per “romperlo” e dimostrare al mondo che non c’è forma oltre la verità. Il Vitangelo Moscarda di Lo Verso è un eroe contemporaneo, l’uomo “senza tempo”.
Un’interpretazione naturalistica, immediata, “schietta”, volta a sottolineare l’attualità di un
messaggio universale, univoco, perenne: la ricerca della propria essenza, dentro la giungla
quotidiana di omologazioni. La voglia di arrivare infondo ed assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli. La paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa. Ed infine, il piacere unico, impagabile della scoperta del proprio “uno”: autentico, vero, necessario.