Nanni Moretti per la prima volta regista teatrale in Diari d’amore
Esordio a teatro per il settantenne Nanni Moretti, che con Diari d’amore compie i primi passi nel mondo della regia teatrale scegliendo un dittico composto da due atti unici di Natalia Ginzburg. Dialogo e Fragola e panna sono interpretati da un unico cast d’eccezione, composto da Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli e Giorgia Senesi. Dopo il debutto torinese, Diari d’amore è andato in scena a Bologna prima di proseguire per una lunga tournée in giro per l’Italia e la Francia.
Storico estimatore di Ginzburg, Moretti sceglie due commedie molto vicine all’immaginario del suo cinema.
I pochi personaggi sono esseri umani alla deriva, stretti in famiglie in crisi o disfunzionali, alla ricerca di un qualche entusiasmo, un guizzo che li restituisca alla vita che altrimenti scelgono consapevolmente di far fluire così, nell’indifferenza e nell’inazione. Considerando che entrambi i testi appartengono ad un’epoca molto diversa dalla nostra, essendo stati scritti circa mezzo secolo fa, storicizzare situazioni e contesto è operazione necessaria, per non dire vitale.
Dialogo è una sorta di passo a due parlato che avviene fra le lenzuola in un mattino come gli altri, fra marito e moglie. I due si scambiano ovvietà e informazioni quotidiane, ma pian piano si dipana nel non detto la tragedia che sta per essere confessata da lei a lui: un adulterio che cambierà le carte in tavola, o forse no. È proprio questa staticità nel fare che caratterizza il rapporto fra i due, osservati dallo spettatore quasi come al cinema. Movimenti quasi assenti, tutta l’attenzione è incentrata nel dialogo fra i due, irrimediabilmente infelici ma nonostante ciò incapaci di un qualsiasi tipo di mutamento.
Fragola e panna, leggermente più dinamico invece, descrive i rapporti quasi tutti al femminile nati dal risultato di una scappatella coniugale mal gestita e quindi per forza di cose tutta da risolvere. I legami fra l’amante, la moglie e il marito, intervallati dalla sorella di lei e da una cameriera svampita e molto “umana”, si dipanano durante l’atto unico svelando verità e menzogne in un contesto pseudo borghese pieno di
ipocrisia.
La fortuna di Diari d’amore sta quasi tutta nella bravura degli attori, ai quali si chiede di incarnare le parole della Ginzburg compensando a una mancanza di azioni che a teatro risulta a tratti pedante. Ci si sente quasi davanti a un set cinematografico o televisivo, e la leggera comicità che fa capolino qua e là non basta a sorreggere un impianto registico che non osa in nessun modo un approccio prettamente teatrale, preferendo un allestimento formale di una semplicità unica, forse un pelino noiosa.
Erika Di Bennardo