Giunge al traguardo la 47° edizione del Roma Jazz Festival, uno dei più importanti appuntamenti europei che da quasi mezzo secolo porta a Roma non solo i grandi nomi storici della scena internazionale ma anche, con instancabile curiosità e sensibilità, quegli esponenti delle nuove generazioni che continuano a innovare un genere musicale per sua natura senza confini.
Diretto da Mario Ciampà, il festival è prodotto da IMF Foundation – in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma – che nel frattempo si prepara ad annunciare la 24° edizione del Roma Gospel Festival, la principale manifestazione di tutto il continente che, durante la programmazione natalizia dell’Auditorium Parco della Musica, ospita le migliori formazioni provenienti dagli Stati Uniti.
Il gran finale del Roma jazz Festival si apre con un concerto che promette di essere un’esperienza davvero unica: domenica 26 novembre, nel pomeriggio, saliranno sul palco dell’Auditorium Parco della Musica tre musicisti straordinari, a partire da Shabaka Hutchings, la voce più rappresentativa della nuova scena inglese, colui che ha reso il jazz “cool” tra le nuove generazioni, anima di gruppi come Comet is Coming, Sons of Kemet e Shabaka and The Ancestors. A dialogare con le sue evoluzioni al sax, al clarinetto e al flauto ci saranno la potente e raffinata complessità ritmica del batterista americano Hamid Drake e le sonorità rituali nordafricane del suonatore di guembri Simo Lagnawi, vero e proprio ambasciatore della cultura marocchina a Londra: un travolgente incontro tra le ipnotiche e rituali sonorità gnawa, l’anima black e il jazz americano contemporaneo.
In serata, infine, ci si sposta al Monk per l’esplosione ritmica del live di Giacomo Turra & The Funky Minutes, un vero tripudio di funk e R&B ad opera del giovane chitarrista che con i suoi video infiamma la sua pagina instagram, seguita da centinaia di migliaia di followers in tutto il mondo.