Alessandro Mannarino a teatro con il proseguo del tour Corde
Dopo oltre venti date sold out in tutta Italia nelle calde serate estive, Alessandro
Mannarino prosegue il suo tour nei teatri. Corde, che ha fatto tappa al Teatro
Euroauditorium di Bologna prima di Natale, sarà in giro fino al 17 gennaio.
Sono ben dieci anni che il cantautore romano, musicista raffinato e stornellatore moderno,
porta ovunque questo concetto di spettacolo fondato sulla semplicità e l’intimità fra palco e
pubblico.
Un repertorio totalmente rinnovato accompagna gli spettatori in un viaggio fra i pensieri e
le riflessioni dell’artista che si dipanano come in una tela che si va costruendo nelle oltre
due ore passate insieme attraverso le canzoni, dagli album più recenti a quelli storici.
Successi e brani meno noti vengono così spogliati delle loro sonorità originali, mettendo al
centro quelle sei, magiche corde che danno il titolo al tour.
«Chi entra nella giungla delle sei corde non ne esce vivo», gli disse tempo fa un musicista
gitano di Barcellona, e Mannarino fa sua la frase imbracciando le immancabili chitarre
come fossero un proseguo delle sue braccia, accompagnato da una band di tutto rispetto,
affiatata e coesa, composta da un bassista/contrabbassista, un chitarrista acustico, uno
elettrico e tre grandi coriste che suonano anche percussioni, una di loro il violino e
un’ulteriore chitarra acustica.
Il palco è spogliato da orpelli e grandi impianti scenografici, al centro di tutto campeggia,
imponente e solitario, un disegno di corde che si intrecciano, donando varietà di colori ai
diversi brani della serata. Mannarino passa da sonorità e racconti della suburra romana a
mete lontane come il Sud America e l’Amazzonia, protagoniste dell’ultimo progetto
discografico V.
Personalità poliedrica e grande presenza scenica, Mannarino regala ai fan esibizioni che
permettono di concentrarsi sull’essenza delle canzoni, restituendo appieno la melodia e il
sostrato emotivo. Il cantautore romano alterna poi racconti, storie e mondi sulla falsa riga
degli intramontabili stornelli romani, che donano un’importante e ironica connotazione
anche teatrale allo spettacolo.
Così si passa da una dimensione più intima e riflessiva a una più “caciarona” e
partecipata, in cui gli spettatori rompono le righe per alzarsi e ballare a gran voce sulle
note dei successi più conosciuti, da Scetate Vajò passando per Tevere Grand Hotel e
Serenata lacrimosa all’immancabile Me so ‘mbriacato.
Un concerto piacevolissimo, un incontro a cuore aperto con uno dei più sopraffini autori
della canzone italiana.
Erika Di Bennardo