Sold out per la Prima nazionale de “L’Iliade. Il gioco degli dei” che ha inaugurato la stagione di prosa del teatro Donizetti di Bergamo e, che tanti applausi ha ricevuto alla fine di fronte ad un cast indubbiamente eccezionale guidato da un’inossidabile, incontenibile e sempre bravo Alessio Boni.
Lo spettacolo realizzato in omaggio a “Bergamo capitale italiana della cultura” dell’anno che sta per terminare ha regalato in quasi un’ora e mezza tante belle sensazioni. Imperniata sulla guerra di Troia da cui, chi più chi meno, s’è cresciuto al mito intramontabile degli dei, l’Iliade liberamente ispirata all’opera omnia di Omero per la regia di Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini, Marcello Prayer e dello stesso Boni è stata una rappresentazione a forte impatto emozionale.
Cosicché nella riscrittura del testo di Niccolini con la comparsa sulla scena di maschere giganti, sorta di creature che evidenziavano le caratteristiche chi di Achille (anche qui Boni), chi di Ettore e che venivano “mosse” dagli attori, dietro alle quali ciascuno di loro si celava e recitava, l’effetto sortito altro non poteva esser altro che quello di “colpire” in pieno lo spettatore in un eterno gioco tra “grandi”.
Ecco allora che lo spettatore letteralmente proiettato in una dimensione diversa dal reale viene così “catturato” dai dialoghi dei protagonisti divenendone quasi parte integrante. D’altro canto, quest’approccio all’opera omerica è stato un po’ come tuffarsi nel complesso mondo degli dei che decidono tutte le sorti dell’uomo sulla Terra. Dallo stesso Zeus (ancora Boni) che si confronta dall’inizio alla fine ed in continuazione con la moglie Hera (una grande Iaia Forte) che senza vergogna racconta degli amori con le altre amanti attaccando direttamente chi non sta con lui. E’ un po’ come se gli esseri umani dipendessero dai crucci degli dei e dal loro modo d’essere. Qualunque colpa venisse addossata a questi ultimi, nessuno deve poter attribuirgliela, in nessun modo.
Gli dei dunque artefici del destino dell’umanità sono coloro che immortali muovono le fila e non vengono intaccati. Però nell’epoca moderna qualcosa è pur cambiato. Gli dei non sono rimasti immutabili, hanno piuttosto perduto gran parte dei poteri che li hanno da sempre contraddistinti, si sono “umanizzati” soffrendo anche loro le peripezie di un’esistenza che non li ha stavolta agevolati rendendoli più alla portata delle persone.
Ed è stato anche bello rivederli quasi tutti assieme: oltre ad Achille e ad Ettore, anche Elena, Andromaca, Afrodite, Priamo, Patroclo, invitati chissà da chi a presenziare i luoghi della Terra. In questo senso, li abbiamo trovati più attuali e dunque in loro abbiamo potuto scorgere la vera tragedia di tutti gli uomini da una visuale diversa, non solita, con tutte le loro debolezze e, contestualmente, le loro responsabilità.
Ecco dunque come abbiamo potuto incontrare nelle nuove vesti Achille ed Ettore combattere ed infine intravedere la vendetta spudorata di Achille sullo stesso Ettore che fuggito alla sua ira, se lo ritrova improvvisamente in platea fronte palco. Ettore quasi quasi s’immola sapendo che non l’avrebbe mai spuntata. Achille che distrugge sadicamente Ettore, gli trafigge le caviglie, lo lega con la testa a terra al suo carro e lo trascina con sé. Ettore che combatte per difendere la sua città lasciando vedova Andromaca ed il presagio della morte imminente di Achille.
Bravissimi tutti gli interpreti: Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, ancora Marcello Prayer, Elena Vanni. Suggestive le scene di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito, il disegno luci di Davide Scognamiglio, le musiche di Francesco Forni, le creature e oggetti di scena di Alberto Favretto, Marta Montevecchi e Requel Silva per una produzione del Nuovo teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con il teatro Donizetti, fondazione teatro di Toscana e teatro Stabile del Friuli. Grandi i protagonisti invitati tutti a salire sul palco, alla fine, per essere presentati a luci oramai accese da Alessio Boni, per fargli tributare i sacrosanti e scroscianti applausi con finanche uno spettatore gridargli dalla parte opposta della platea: “voceee!” e Boni rispondere simpaticamente, in tono quasi di sfida, tra l’ilarità generale: “si, io voceeee!”… e con Boni che ringrazia ripetutamente il pubblico per la forza che riesce a dare a tutta la compagnia.