Stefano Massini va in scena con “L’interpretazione dei sogni” uno spettacolo tratto dall’omonimo libro dell’Autore fiorentino (Mondadori, 2017), ispirato liberamente agli scritti di Sigmund Freud sulle leggi misteriose e affascinanti che sovrintendono i meandri del sogno, una dimensione in gran parte ancora inesplorata e sconosciuta.
Siamo nel 1891. Sigmund Freud si ritrova descritto da sua figlia con una metafora spiazzante: lei, osservandolo studiare le persone per indagare le loro personalità, lo vede come un ladro che entra dalla finestra nelle case della gente. A questa immagine di chi, attraverso lo sguardo entra nella testa della gente, si affianca un ripetuto errore della domestica, che sbaglia il cognome dello psicoanalista chiamandolo Froid, ossia “freddo”, Sigmund interpreta quell’errore linguistico come associazioni create dal cervello esattamente come accade nei sogni, in cui ogni figura onirica ha un ruolo fondamentale e simboleggia qualcosa di preciso. Sempre più sicuro di questi meccanismi con cui la mente umana sposta apparentemente un problema da un oggetto all’altro, lo psicoanalista inizia lo studio dell’interpretazione dei sogni. Scoprirà che la gente quando pensa di vivere un incubo talvolta sta piuttosto liberando la parte più censurata di sé, che i nani che sogniamo da adulti sono la proiezione di noi stessi da piccoli, come i giganti sognati dai bambini sono la proiezione di questi da grandi.
Stefano Massini, romanziere, saggista e autore teatrale di fama internazionale recita e fa rivivere Freud in una mise en scene che si compone di parole e riflessioni, proiezioni e musica eseguita dal vivo. Sullo sfondo campeggia un occhio gigantesco che ricorda il mito di Osiride, uno dei simboli antichi della nostra storia, accompagnato musicalmente da Rachele Innocenti (violino), Saverio Zacchei (trombone e tastiera) e Damiano Terzoni (chitarra).
Lo spettacolo racconta il lavoro di Freud su se stesso e poi sui suoi pazienti viennesi nelle fasi in cui va sviluppando il suo interesse per l’attività onirica, nei suoi primi tentativi di decifrarla. Il suo Freud è una sorta di Prometeo che si fa strada tra le false piste che la Tessa, il Wilhelm, il Gerhard, il Ludwig di turno aprono di fronte a lui nel tentativo di seppellire i propri sogni, i quali, invece, sono rivelatori di aspetti metaforici, istintivi, clandestini, primordiali del nostro essere e possono aiutarci a pacificarci e accettarci, magari anche a superare le nostre oscure paure, le nostre fobie, a conoscere i nostri desideri più profondi e oscuri.
Massini, abile nel coniugare una spiccata vena letteraria ad un forte estro di narratore dal vivo, ci conduce nel labirinto dei sogni per farci riflettere sull’importanza di esplorare la parte più arcana di noi, l’io che non sappiamo d’essere, l’io che sono senza volerlo. Un faro che illumina la platea invita simbolicamente lo spettatore a dare luce alla elaborazione dei propri sogni e al loro continuo creare per comprenderne il simbolismo, sullo sfondo di un inconscio che è tutt’altro che irrazionale.
Roberta Daniele