Con “Nessun elenco di cose storte” la compagnia Atto Due certifica l’assoluta garanzia in termini di originalità che caratterizza la sua produzione nell’ambito del teatro di ricerca. Una ricerca principalmente drammaturgica attorno alla quale si costruisce un disegno registico rigoroso, pulito, netto, andando a tracciare una linea editoriale che, negli anni, ha fatto conoscere al pubblico italiano le firme più interessanti della drammaturgia contemporanea: si pensi a Lagarce, per rimanere alla storia recente, oppure a Sarah Kane, volgendo lo sguardo un po’ più indietro.
Sono solo due esempi, isolati ma emblematici di un percorso che non preclude uno sguardo attento sulla scrittura nazionale, men che meno la produzione di progetti teatrali completi, curati a partire dalla composizione testuale fino alla messinscena. E’ il caso, quest’ultimo, proprio di “Nessun elenco di cose storte“, un testo firmato da Oscar De Summa, letteralmente vivificato in scena da Sandra Garuglieri.
De Summa, che con la compagnia di Sesto Fiorentino ha compiuto il nucleo decisivo della sua formazione teatrale, compone un monologo “di ferro”, cadenzato da un ritmo incalzante al suo interno quanto armonizzato di colori emotivi contrastanti, spesso giustapposti in “capitoli” drammaturgici che sulla scena creano svolte repentine.
Una scrittura per la scena, nutrita visibilmente dal dialogo con l’attrice nella condivisione del progetto sin dalle sue origini. E qui viene la performance di Sandra Garuglieri, perché se il testo di De Summa è un formidabile territorio di possibilità recitative, in scena è necessario un doppio salto di bravura per non fermarsi all’artifizio, alla compiaciuta restituzione esteriore della parola scritta o alla mera esteriorizzazione delle proprie abilità attoriali. Ciò sarebbe davvero un peccato nel caso di “Nessun elenco di cose storte” che è invece un testo, uno spettacolo nato per toccare l’individualità degli spettatori nelle corde più intime ma anche più bisognose di tatto, di ritorno alla superficie dalla zona remota e sepolta in cui vengono culturalmente confinate.
Perché si parla di morte – è vero – ma più precisamente si parla di lutto, di quella sostanza fragile e misteriosa di cui sono fatte le nostre vite, costantemente, spietatamente sospinte verso l’ottenimento del risultato premiale, votate obbligatoriamente all’esultanza “instagrammabile”.
L’esperienza della perdita diviene dunque una prospettiva per osservare non già la morte quanto la vita, la quotidianità, i giorni andati e, ancor più, quelli a venire. Le svolte repentine cui si accennava poc’anzi garantiscono momenti di ilarità coinvolgente, ma non intervengono come studiato ingrediente a riequilibrare il mood dello spettacolo dopo una curva di tensione drammatica. Sono piuttosto un contrappunto, una forma di “straniamento”, uno strumento che finisce anzi per potenziare la temperatura dello spettacolo e la presenza dello spettatore al suo interno.
Perché si parla di morte – è vero – ma ancor più si parla di legami. Legami di sangue e di cuore che trasformano in un secondo la morte da argomento più o meno distante in perdita dilaniante, in momento lungo che scava un prima e un dopo, riempito di qui a sempre dal dolceamaro di nostalgia e rimpianto. Legami così stretti e diretti, innegabili e irredimibili da impedire spesso il dialogo più franco e reale. E allora, la confessione più cogente, che premeva spontanea per essere affidata alla figura fattrice e risolutrice del padre, trova infine ricezione naturale nel destinatario più lontano, estraneo, straniero: un passaggio di testimone che universalizza l’esperienza individuale, come ceneri affidate ai flutti di un destino più grande di noi.
Sandra Garuglieri è sorprendente nel governare con cadenza ultrarapida le ripidità umanissime di una lingua teatrale calda, prossima, cara come un abbraccio ultimo, senza mai bruciare gli equilibri di uno spettacolo che raggiunge profondità ed altezze tramite la cifra lieve.
Paolo Verlengia
CREDITS:“Nessun elenco di cose storte”un progetto drammaturgico di Oscar De Summacon Sandra Garuglieriluci Matteo Gozziregia Oscar De Summaproduzione Atto Due (Sesto Fiorentino)Florian Metateatro, Stagione 2023-34, Rassegna “Teatro d’Autore ed altri Linguaggi”