Non è Natale senza Lo Schiaccianoci, irrinunciabile titolo legato alle festività che appassiona il pubblico di tutte e le età e il nuovo allestimento di Paul Chalmer che ha inaugurato la stagione di balletto 2023/2024 del Teatro dell’Opera di Roma (repliche sold out fino al 31 dicembre) è semplicemente incantevole, bellissimo.
È uno Schiaccianoci elegante e raffinato, di gusto sofisticato, ma fiabesco, un vero sogno per grandi e piccini che catapulta lo spettatore all’interno di una favola ambientata durante la Vigilia di Natale: si parte dallo Schiaccianoci edulcorato da Dumas che dimentica (volutamente) gli elementi oscuri e psicologici della trama originale per lasciare spazio all’incredibile viaggio di Clara, fra lotte fra topi e Schiaccianoci, Fiocchi di Neve danzanti e danzatori che vengono da mondi lontani.
“Anche se la coreografia è senza dubbio di vitale importanza, penso che sia la forza degli aspetti drammaturgici e visivi di una produzione a determinare il suo successo nel trasportare il pubblico in un viaggio magico – ricorda Chalmer – sono i mondi visivi unici creati da grandi scenografi come Jurgen Rose, Desmond Heeley, David Walker o Nicholas Georgiadis”.
E in effetti questo nuovo Schiaccianoci, destinato a entrare di diritto nel repertorio della compagnia come titolo di straordinario successo, è frutto della precedenti lavori sulla stesso titolo di Chalmer, la prima per il Balletto di Lipsia nel 2007, la seconda qualche anno dopo per l’Opera Nova a Bydgoszcz in Polonia nel 2015.
Se cambiano, come spiega lo stesso Chalmer, le variazioni accompagnate dalla splendida partitura di Čajkovskij illuminata dalla briosa e fantasiosa direzione dello dello specialista Nir Kabaretti sul podio, l’impatto visivo realizzato dalle scene di Andrea Miglio è semplicemente straordinario: magnifico albero illuminato al centro della sala, incredibile la mongolfiera, incantevoli i fiocchi di neve sulla straordinaria foresta innevata che si apre sotto gli occhi della platea con la coreografia geometrica che richiama l’originale di Petipa, favoloso il mondo dei dolciumi con i grandi dolci da decorare.
Ma il tocco sofisticato ed elegante che si unisce alla meraviglia e alla spettacolarità della fiaba è sempre dietro l’angolo, complici anche gli eleganti costumi in stile liberty di Gianluca Falaschi, i meravigliosi gli abiti con maniche voluminose della Vigilia di Natale, i bellissimi i tutù luccicanti della Fata Confetto, gli abiti verdi dei fiori del giardino, senza dimenticare il tocco creativo nei costumi delle danze di carattere dei mondi lontani, dalla Spagna alla Cina, dall’Inghilterra alla Francia all’Italia fino al lontano Oriente.
Il secondo atto offre ancora maggiore risalto alla fantasia sofisticata di Chalmer che non confonde la fata confetto con Clara, ma le distingue in due personaggi del tutto diversi, imperdibili le tre scimmie paggetti in scena con livree rosse e pantaloni da Arlecchino.
Ma il tocco di gusto contemporaneo di Chalmer viene esaltato dalla classe interpretativa del (o meglio dei cast) fra ospiti, Étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
Il giocattolaio Drosselmayer, un misterioso Claudio Cocino (si alterna con Giacomo Castellana e Mattia Tortora), avvolto in un lungo mantello svolazzante con tanto di benda sull’occhio annuncia la modernità e immortala la festa con la magia della fotografia, il Principe Schiaccianoci l’elegante Alessio Rezza (nel ruolo anche Simone Agrò, Mattia Tortora, Walter Maimone) in coppia con la delicata Clara di Flavia Stocchi (si alterna con Marta Marigliani ed Elena Bidini) senza dimenticare la Fata Confetto della deliziosa Maia Makhateli che ha illuminato la prima (nel ruolo anche Rebecca Bianchi, Susanna Salvi e Federica Maine) e il suo Cavaliere, lo statuario Victor Caixeta della prima (nel ruolo anche Giacomo Castellana, Claudio Cocino e Mattia Tortora). Insomma se questa è la tradizione, che ben venga se rinnovata con il gusto del meraviglioso, del fantastico all’insegna dell’eleganza. Perché rinnovare con intelligenza e raffinatezza è sempre la strada migliore. Repliche fino al 31 gennaio.
Fabiana Raponi