Stupida Show
Teatro Puccini (in scena venerdì 12 gennaio)
Dopo molti successi e molta fama acquisita, la Carrozzeria Orfeo
produce un nuovo spettacolo andato in scena al teatro Puccini di
Firenze.
Il testo è scritto da Gabriele Di Luca, co-regista dello spettacolo
insieme a Massimiliano Setti, un monologo femminile o meglio
una stand up comedy, interpretata da Paola Minaccioni, poliedrica
attrice comica, nota al grande pubblico soprattutto per aver recitato
in numerosi film italiani.
La sceneggiatura calza a pennello a questa attrice che lo interpreta
creandone una sua storia personale, una storia svelata in modo
irriverente e disinvolto ma in realtà profondamente intima. Tra le
righe di una comicità dirompente, per la quale il pubblico ride
dall’inizio alla fine (o quasi), il testo affronta tematiche anche
dolorose, forti, che fanno parte del quotidiano di tutte noi donne; la
Minaccioni infatti sembra quasi che si metta al servizio delle
donne per parlare di ciò che molte non hanno il coraggio di dire,
ed anzi, l’attrice aggredisce la parola che viene scagliata molto
spesso in modo crudo e molto poco politically correct nella platea,
senza vergogna e senza paura di giudizio. E’ uno spettacolo
coraggioso e non adatto a qualunque brava attrice. La capacità
della Minaccioni di entrare nell’intimo della vita delle donne è
magistrale, ce n’è per tutte! Esordisce parlando della menopausa, di
come ci si sente a cinquant’anni, delle opportunità perse e di quelle
colte, di cosa voglia dire per una donna non aver figli e del perché
una donna possa non volerne, perché non è scontato che la
maternità debba essere una scelta di tutte. Poi in modo spavaldo
continua a ripercorrere molte vicende personali, il pubblico si
diverte, le donne si immedesimano, gli uomini si sentono a volte
presi in causa e sbeffeggiati, ma senza aggressività. La comicità
viene utilizzata per esorcizzare il dolore o il timore che tempesta la
vita di ognuno. Sembra incredibile che un testo del genere possa
essere scritto in realtà da un uomo e questo è molto rincuorante.
Lo spettacolo ha il suo culmine alla fine, con la confessione
dolorosa e stremata che l’attrice fa ad una telefonista di un call
center e un velo di solitudine invade il pubblico. In questo
momento il trucco è svelato, l’ironia è una scelta di vita per
sopravvivere ad una vita che così com’è è troppo difficile da
sopportare, prendersi in giro, non prendersi troppo sul serio è
l’unica arma per rendere il boccone meno amaro.