Decima produzione firmata dal Centro Teatrale
Bresciano per questa 50 a Stagione di prosa,
il capolavoro di Thomas Stearns Eliot
Assassinio nella cattedrale
è il prossimo titolo in arrivo al Teatro Sociale di Brescia
dal 27 febbraio al 3 marzo.
Diretto da Guglielmo Ferro,
Moni Ovadia torna a collaborare con il CTB, insieme a
Marianella Bargilli e un cast di altissimo livello
Un’opera potente che racconta l'uccisione di Thomas Becket, arcivescovo di
Canterbury, per mano di quattro cavalieri inviati da re Enrico II.
È Assassinio nella cattedrale. Murder in the Cathedral, nuova produzione del Centro
Teatrale Bresciano realizzata in collaborazione con Progetto Teatrando che vede
Moni Ovadia tornare a essere protagonista di una produzione CTB (dopo i recenti
successi di Oylem Goylem e Dio ride Nish koshe), insieme a Marianella Bargilli. Per il
capolavoro di Eliot, un cast di altissimo livello, e la regia di Guglielmo Ferro.
In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il
mondo nuovo, Assassinio nella cattedrale è la decima produzione del cartellone 2023-2024 del CTB: sarà al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) dal 27
febbraio al 3 marzo 2024, tutti i giorni alle ore 20.30, la domenica alle ore 15.30.
Assassinio nella cattedrale. Murder in the Cathedral di Thomas Stearns Eliot vede la
regia di Guglielmo Ferro; sul palcoscenico Moni Ovadia con Marianella Bargilli,
insieme ad Agostino Zumbo e (in ordine di apparizione) Viola Lucio, Pietro Barbaro,
Francesco M. Attardi, Daniele Gonciaruk, Plinio Milazzo, Mario Opinato, Emanuela
Trovato. Le scene sono di Salvo Manciagli, le luci di Santi Rapisarda, le musiche di
Massimiliano Pace, i costumi della Sartoria Pipi Palermo per una produzione Centro
Teatrale Bresciano, Progetto Teatrando.
Assassinio nella cattedrale è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura,
Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano, ABP Nocivelli.
Cattedrale di Canterbury, 2 dicembre 1170. Sono gli ultimi giorni dell’Arcivescovo
Thomas Becket, di ritorno dalla sua permanenza in Francia durata sette anni. La
monarchia, sempre più potente e pericolosa, è divenuta una reale minaccia, tanto che
Becket stesso esprime con rassegnazione ai suoi sacerdoti la consapevolezza di andare
incontro al martirio. Alcuni giorni dopo, infatti, quattro cavalieri inviati da Enrico II lo
accuseranno di tradimento e porranno fine ai suoi giorni.
“Mai come oggi – spiega il regista Guglielmo Ferro – il capolavoro di Eliot rappresenta
una testimonianza senza tempo sul rapporto fra opposti, nel cuore della civiltà
occidentale: potere temporale e potere spirituale, ragione e fede, individuo e stato,
libertà e costrizione. In questa vicenda leggiamo il dramma e l’esizialità delle scelte che
oggi si compiono davanti ai nostri occhi. Di più: vi leggiamo lo iato fra la micro e la
macro storia; fra la grande vicenda dell’umanità e la vicenda privata, piccola – a volte
inutile, quasi sempre insignificante – di ciascuno di noi.
L’ambiguità del potere e del suo sistema nel rapporto con gli individui è sempre
presente: manipolatorio, ricattatorio, inafferrabile. (…) Una costante dell’infingimento,
della manipolazione – appunto – del Sistema, che indirizza i destini di interi popoli
senza – apparentemente – esercitare coercizione, ma, anzi, promuovendo libertà e
democrazia.
Oggi, il nostro allestimento, la nostra versione del dramma, mira appunto a questa
‘trasversalità’ storica; a questa ‘atemporalità’, orientata a togliere la matrice specifica
a questo conflitto, restituendola a una dimensione più generalmente estesa. Una rotta
precisa, un percorso fatto di convincimenti profondi. Una scelta confermata anche dalla
presenza del maestro di Teatro Civile più genuino che il nostro Paese esprime in
questo momento: Moni Ovadia. Artista, attore, ‘cantore dell’impegno’, che – anche –
nella sua appartenenza alla cultura yiddish, suggerisce una polifonia di linguaggi e
istanze antropologiche, oltre che storiche, civili e sociali”.