La morte di Edipo nella visione senile di Sofocle si coniuga con la visione drammaturgica ed estetica di Giuseppe Argirò attraverso la forza della parola.
Il dramma di un uomo, condannato a un destino ineluttabile di sciagure e infelicità, che cerca spasmodicamente la verità e si autoinfligge una terribile punizione, ritenendosi responsabile delle sue azioni, è il dramma dell’Uomo perennemente alla ricerca delle origini, che usa il proprio discernimento per operare delle scelte ma è anche, inesorabilmente, soggetto all’imponderabile Fato.
Il “ciclo tebano” comprende Edipo Re scritto intorno al 425 a.C. che narra le vicende del giovane re che, avendo ucciso Laio ne sposa la vedova Giocasta, dopo aver risposto all’enigma della Sfinge. Saputo dall’indovino Tiresia di essere il parricida e aver generato figli con la madre, si acceca mentre la regina si impicca. Edipo a Colono, scritto nel 406 e rappresentato postumo nel 401, narra del volontario esilio di Edipo che trova ospitalità alla corte di Teseo a Colono (sobborgo di Atene) accompagnato dalla figlia Antigone, rivelando la profezia che la sua tomba proteggerà Atene dagli attacchi tebani. Giunge l’altra figlia Ismene annunciando lo scontro fratricida tra i fratelli, Eteocle e Polinice. Creonte, re di Tebe, per convincere Edipo a tornare in patria ne prende in ostaggio le figlie, liberate da Teseo. Dopo aver respinto le richieste del figlio Polinice, il vecchio re si avvia verso il suo epilogo nel boschetto sacro alle Eumenidi, realizzando la volontà degli dei.
Il Fato ha guidato tutte le azioni di Edipo, rendendolo parricida e incestuoso, ma gli consentirà, grazie alle sacre norme dell’ospitalità, di essere salvezza per la comunità ospitante: “Non nascere, ecco la cosa migliore; e se si nasce, tornare presto là da dove si è giunti”.
La vicenda di Edipo, da Aristotele nella Poetica definita tragedia esemplare poiché il personaggio compie atti esecrabili per errore e non per intrinseca malvagità, ha ispirato a Sigmund Freud la teorizzazione psicanalitica del complesso edipico nello sviluppo emotivo infantile.
Nativo di Colono, Sofocle ha scritto questa tragedia poco prima di morire condensandovi le considerazioni greche sulla morte e sue personali, in un contesto storico avvelenato dalle contese politiche dopo la guerra del Peloponneso.
Argirò cura drammaturgia e regia, riproponendo questo mito in un allestimento che lascia spazio al contributo di una moderna visione interpretativa dei testi classici, secondo canoni di estetica contemporanea.
Infatti, il taglio registico assegna ad Antigone la narrazione particolareggiata dell’antefatto delle vicende di Edipo fino al momento in cui, vecchio e cieco chiede ospitalità a Teseo, rendendo così la figlia, che interpreta varie battute da Sofocle attribuite al padre, figura centrale nella drammaturgia.
I personaggi entrano ed escono di scena anche dalla platea, come se il pubblico fosse la comunità di ateniesi che lo accoglie. Giuseppe Pambieri è un tragico Edipo dagli occhi cavi, schiacciato dall’avverso destino ma non domo, che esce di scena dichiarando che il suo odio si tramuta in amore, forte del sostegno di Antigone, interpretata da Micol Pambieri figlia nella finzione e nella realtà, fulcro della messinscena, intensa e appassionata. Gianluigi Fogacci è autorevole e benevolo nel ruolo di Teseo, versatile Elisabetta Arosio che impersona il popolo ateniese, amorevole la figlia Ismene di Melania Fiore, tracotante il figlio Polinice di Vinicio Argirò, Roberto Baldassarri interpreta l’infido Creonte, efficace Luigi Mezzanotte nel ruolo del corifeo.
Il sipario si riapre su una scenografia candida e minimalista, bianchi sono i costumi (Emiliano Sicuro) di Edipo, che si lascia cadere su una serie di cubi sopraffatto dagli anni e dalla sventura, di Antigone, Ismene, Teseo e del corifeo. Nero e di foggia militare l’abito di scena di Polinice pronto alla guerra e di Creonte, rosso quello della Arosio.
Micol Pambieri e Vinicio Argirò hanno vinto il Premio Nazionale Franco Enriquez 2024 per le loro interpretazioni per lo spettacolo Edipo a Colono. Micol Pambieri come migliore attrice nel ruolo di Antigone e Vinicio Argirò come miglior attore emergente per il ruolo di Polinice. Inoltre, Giuseppe Argirò ha vinto come miglior drammaturgia e regia (sezione teatro classico e contemporaneo) per lo spettacolo Centomila, Uno, Nessuno – La curiosa storia di Luigi Pirandello.
Tania Turnaturi