Pubblicato nel 1943, Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, scrittore e aviatore francese scomparso misteriosamente durante un volo di ricognizione nel luglio del 1944, ha attraversato le generazioni. È il libro più tradotto dopo la Bibbia (oltre 500 lingue e dialetti) e ha venduto più di 200 milioni di copie in tutto il mondo, di cui 19 milioni in Italia.
Sul palcoscenico diventa uno spettacolo evocativo ed onirico che fa sognare ad occhi aperti, ammonendoci: “Tutti gli adulti sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”.
Sulle note di “Space Oddity” un aviatore è costretto ad un atterraggio di emergenza nel deserto e, mentre cerca di riparare il monoposto, compare un bambino che gli racconta del suo asteroide B-612, dove vive in compagnia di tre vulcani e una rosa di cui si prende cura. Il piccolo principe dai capelli d’oro aiuta l’uomo e gli chiede di disegnargli una pecora. Inizia il racconto in cui prendono corpo i fantastici personaggi che ha incontrato nel suo viaggio, simboli delle qualità e dei vizi degli adulti, archetipi attuali: l’avarizia, la brama di potere, la viltà, da cui emerge il senso profondo della vita e il valore di sentimenti quali l’amore e l’amicizia.
Scende dall’alto la rosa con un vaporoso vestito di petali rossi che canta il famosissimo brano dalla Carmen di Bizet “L’amour est un oiseau rebelle” e “The Lonliest” dei Måneskin. Della sua cara amica il principino dirà “Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle!” e poi, pensandola con nostalgia “Lei sarà per sempre la parte più triste di me”.
Senza soluzione di continuità si susseguono personaggi poetici e bizzarri, interpretati da attori, cantanti, acrobati, utilizzando i differenti linguaggi di narrazione, musica, canto, mimo, performance, arte circense, supportati da macchine sceniche ideate per suscitare stupore.
L’aviatore corrisponde allo stesso Antoine de Saint-Exupéry, interpretato da Davide Paciolla, Claudia Portale veste gli abiti della Rosa. Il Re che pensa di comandare le stelle e gli uomini, il primo attore narcisista che cerca gli applausi e il geografo che disegna mappe e scrive libri su luoghi non visitati sono interpretati da Matteo Prosperi. L’ubriacone che beve per dimenticare nonché l’uomo d’affari che conta le stelle credendo di arricchirsi contandole sono interpretati da Giulio Lanfranco. Il lampionaio che sulle note di “Volare” accende e spegne il lampione del suo pianeta ogni minuto ed è l’unico che si occupa degli altri è interpretato da Vittorio Catelli. Ludovico Cinalli interpreta la Volpe, che elogia l’amicizia e chiede al principino di essere addomesticata e diventare sua amica: “Tu, fino ad ora per me sei un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi, ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo” e canterà per lui “La Cura” di Franco Battiato. Il ruolo del Piccolo Principe è interpretato da Alessandro Stefanelli e Gabriele Tonti. In chiusura l’intero cast esegue il brano “The Sound Of Silence” reso celebre da Simon & Garfunkel.
Stefano Genovese dirige uno spettacolo veramente ricco di fantasia, con le immaginifiche scenografie di Carmelo Giammello, valorizzate dall’allestimento luci di Giovanni Pinna. Gli accurati e fantasiosi costumi sono realizzati da Guido Fiorato, arrangiamenti di Paolo Silvestri.
Con l’entusiasmo e il candore dei bambini, il monito per gli adulti è “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Uno spettacolo da godere acuendo la meraviglia degli occhi e viaggiando nell’immaginazione insieme a un Piccolo Principe giunto dalle profondità del cosmo.
“Il Piccolo Principe ha la capacità di raggiungere più livelli di lettura – racconta il regista Stefano Genovese – Piace ai bambini, che ritrovano qui un eroe loro coetaneo, e piace anche agli adulti, ai sognatori, ai filosofi. Il pubblico potrà rivivere il viaggio del piccolo protagonista, che in realtà è più saggio e consapevole di tutti gli adulti che incontra”.
Tania Turnaturi