E’ andato in scena nella sera dello scorso giovedì, al riparo dal fisiologico “rumore” del fine settimana, il primo studio de “La Città di Pietra prese il Mare”, la nuova produzione di Florian Metateatro dedicata alla Giornata del Ricordo 2024.
Si tratta di una mise en espace elaborata dalle pagine di “Bora. Istria, il vento dell’esilio”, testo epistolare composto a quattro mani da Anna Maria Mori e Nelida Milani, che con il passare degli anni guadagna ulteriori carati di attualità, oltre al valore della memoria storica.
Non un romanzo ma una corrispondenza, complessa e intensa, tra due sguardi contrapposti, separati eppure ad un tempo uniti da una medesima ferita: il dramma dell’esilio istriano, quello dei rimasti e quello degli andati, degli italiani fuggiti da Pola dopo la guerra e degli italiani che sono rimasti in una città che sotto i loro occhi cambiava volto, cambiava lingua, diveniva ostile.
La dualità è dunque l’elemento strutturale che è alla radice del testo e dell’intera questione. In scena, il segno duale guida coerentemente l’andamento di un concerto di suggestioni: il dialogo a distanza tra le due autrici, abitato ciclicamente da presenze e voci e suoni della memoria. Anna Paola Vellaccio e Giulia Basel danno voce rispettivamente a Nelida Milani e Anna Maria Mori, mentre Alessio Tessitore e Donatella Bracali appaiono nella profondità del palcoscenico, poi tornano sotto forma di ombre o di pure parole, interpreti di una moltitudine, per un dramma individuale e collettivo.
Non è secondario in questo quadro l’elemento della musica, che scandisce e cuce i diversi momenti. In scena, Irida Gjergji sciorina il suono denso della sua viola sulle note di motivi originali e di arrangiamenti inediti. Musica come vettore della memoria, capace di custodire intatti il sapore istantaneo di ricordi compiuti e complessi, sedimentati negli strati più profondi della coscienza.
Così come non è decorativa la funzione degli oggetti di scena che popolano i due lati del proscenio: una selezione di icone, ancore della psiche (valigie, seggiole, un grammofono, la gabbia di un uccellino fuggito via ancor prima della partenza) a rendere tattile la sostanza drammatica dell’esilio.
Un sistema di pannelli traslucidi moltiplica questo effetto di scrigno mnemonico, liquido e mutevole, ingovernabile e inesorabile nei suoi ritorni, come il mare che di quell’esilio fu elemento vivo e attivo. A tutti gli effetti, l’Adriatico è il “terreno” comune che unisce la città di Pescara con territori geograficamente distanti come quelli posti sul confine orientale del nostro paese. Un legame confermato dall’attenzione non nuova dedicata da Florian Metateatro alle vicende connesse con l’esilio giuliano-dalmata, inaugurato nel 2022 con il progetto multimediale “Quell’Italia di là dal mare” (https://www.youtube.com/watch?v=h-WHaQt98RQ&t=535s) e destinato, con ogni probabilità, a cementarsi negli anni a venire.
Paolo Verlengia
CREDITS
“La città di pietra prese il mare”
Primo Studio (mise en espace)
da “Bora – Istria, il vento dell’esilio” di Anna Maria Mori e Nelida Milani (Marsilio)
Drammaturgia e regia Giulia Basel
In scena Giulia Basel, Anna Paola Vellaccio, Alessio Tessitore, Donatella Bracali
e con Emanuela D’Agostino, Umberto Marchesani, Chiara Sanvitale
e gli/le allievə del corso di teatro per ragazzə “Teatrando”.
Musiche dal vivo Irida Gjergji
Voce fuori campo Massimo Vellaccio
Disegno luci e registrazioni Renato Barattucci
Produzione Florian Metateatro CPT in collaborazione con ANVGD-Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e con il sostegno della Presidenza del Consiglio del Comune di Pescara.