Il Teatro Tor Bella Monaca è parte del sistema Teatri in Comune di Roma Capitale Assessorato alla Cultura con il coordinamento gestionale di Zètema Progetto Cultura
Gli spettacoli dal 6 al 10 marzo 2024
La prima settimana di marzo è molto ricca. Il TBM offre al suo pubblico una moltitudine di generi teatrali. Dal 6 al 10 marzo i registri che si susseguono offrono spunti di riflessione, musica e monologhi
“Filottete”, produzione THEATRON – Teatro Antico alla Sapienza, apre l’intensa settimana, la prima di marzo, mercoledì 6 e giovedì 7 marzo. Il progetto, ideato e coordinato dalla Professoressa Anna Maria Belardinelli, ordinario di Filologia Classica presso la Sapienza Università di Roma, si propone di diffondere e condividere l’esperienza unica del teatro greco e latino classico nelle sue diverse forme e nelle sue moderne rivisitazioni, con l’obiettivo di produrre traduzioni e messe in scena di testi di Teatro Classico che conservino intatti il significato e i valori originali e nello stesso tempo siano adatte ad essere rappresentate in spettacoli moderni ed accessibili ad un pubblico lontano nello spazio e nel tempo dal contesto di origine.
Una grave ferita al piede, provocata dal morso di un serpente velenoso, affligge Filottete che, per il cattivo odore emanato dalla piaga e per le grida lancinanti causate dal dolore, viene abbandonato dai Greci sull’isola di Lemno. Nella versione proposta da Sofocle, portata in scena nel 409 a. C., la reiterata descrizione delle miserevoli condizioni di vita di Filottete, nonché la scelta di collocare la vicenda in un luogo deserto e inospitale, che priva l’eroe di qualsiasi sostegno umano (aphilos), mettono in evidenza il tema della solitudine in cui un uomo può trovarsi se affetto da una malattia. Il Filottete di Sofocle è una tragedia dalle dinamiche sceniche scarne, dalle quali, tuttavia, si sviluppa una continua tensione delle emozioni. Il legame di fiducia (pistis) e di amicizia (philia) che progressivamente si instaura tra Filottete, abbrutito dalla malattia, e il giovane Neottolemo, che deve sottrargli l’arco e le frecce per ordine di Odisseo, si traduce in un bisogno di reciprocità, in un dovere ad agire e cooperare insieme in vista di un destino più grande che, con l’intervento finale di Eracle, riprende tutta la luminosità dell’atmosfera epica ed eroica. La traduzione proposta da Theatron è prodotta sulla base di questa lettura del Filottete e suggerisce un’interpretazione dell’idea di philia quanto più possibile conforme alla concezione antica, per la quale essa rivestiva una dimensione interpersonale e politica assieme. Aiuto regia: Luigi Di Raimo; Costumi: Adriano Evangelisti Cicci Mura; Musiche: Patrizio Maria D’Artista; Sarta realizzatrice: Luigina Ponzo; Movimenti Coreografici: Alessandra D’Anna; Ass. all’org.: Ester Margherita Bina; Direzione tecnica: Gabriele Cavallari; Ass. alla regia: Francesca Pimpinelli.
Elementi di scena realizzati in collaborazione con gli studenti del Liceo Artistico Caravaggio per attività di P.C.T.O (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) coordinati dal Prof. Francesco Mattei
Traduzione: Francesca Amoroso, Arianna Bontempi, Danila Gaggiotti, Bernardo Pozzi, Ada Ioana Rabita, Andrea Satta, Riccardo Stigliano e Arianna Zanier – Corso di Laurea Magistrale in Filologia, letterature e storia del mondo antico – con la collaborazione di Andrea Marcucci e Tommaso Suaria.
Interpreti: Lorenzo Bianconi, Marco Caroletta, Fabrizio Cavallo, Aurora Cesaroni, Antonino Ivan Coppola, Alessandra D’Aloisi, Ruggero Desario, Costanza Frasso, Carolina Elisabetta Gaudio, Alessandra Giovannetti, Maria Paola Iervolino, Atefeh Kheradmand, Matteo Lofrese, Valerio Lombardi, Agnese Magistri, Paolo Mazzocchio, Davide Montalbano, Alice Pesce, Lisa Ponzuoli, Marco Procaccini, Giulia Runa Ramaccini, Elettra Jamila Rinaldi, Eleonora Rossini, Sara Sinibaldi e Greta Tomassi.
Segue “Modigliani”, produzione Mo-Wan Teatro –
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi, che sarà in scena mercoledì 6 e giovedì 7 marzo. Il testo è scritto dallo stesso regista, Alessandro Brucioni, e da Michele Crestacci unico interprete del monologo che racconta la storia e le passioni di Modigliani, e ricostruisce un intenso e onirico ritratto dell’uomo, del pittore, del padre. Attraverso una irriverente, stralunata e comica spola tra Livorno e Parigi, tra il passato e il presente, lo spettacolo Modigliani, è uno sguardo amaro sulla Provincia che non riconobbe il suo genio. Una Provincia solare e bella, drammaticamente conservatrice, ostile al rinnovamento e irragionevolmente orgogliosa delle proprie debolezze. Una Provincia scolorita che la storia di Modigliani racconta e che di riflesso evoca e ricorda le vicende di un uomo timido, la sua ironia, la sua generosità, il suo esilio, il suo sconforto esistenziale. Quando si avvicina la storia di Modigliani ci si insinua in un contesto storico di intense rivoluzioni sociali, culturali e politiche. Un contesto che ha visto la maturazione di correnti artistiche che sono state alla base di un nuovo modo di concepire la pittura. Punti di riferimento che sono all’origine delle nostre estetiche e forme di pensiero. La storia di Modigliani si colloca a cavallo tra ottocento e novecento in un periodo storico post-risorgimentale, nel pieno dello sviluppo del commercio, della corsa delle potenze europee verso le colonie, in un periodo storico di importanti scoperte e invenzioni, l’avvento della fotografia, del cinematografo, della radio, lo studio del volo, i motori a scoppio. Un periodo che vide una straordinaria trasformazione della società. Corrado Augias definisce Modigliani come l’ultimo romantico e Modigliani era sicuramente un epigono della visione dell’arte come sacrifico di se stessi, dell’immedesimazione tra esistenza e arte, dell’uomo solo in conflitto con tutto e tutti. Suoni: Filippo Conti.
Questa settimana, venerdì 8 e sabato 9 marzo, il programma del TBM introduce anche la musica con “A modo mio – Raccontando Lucio Dalla tra aneddoti e canzoni – Concerto spettacolo”, una produzione Seven Cults SRL. La pièce nasce da un’idea di Gabriele Granito (voce recitante) ed Enzo Martini (voce, piano e sax) i quali si esibiscono al fianco di Michele Montanaro (batteria) e Antonio Tancredi (basso e chitarre). Monti del Gargano, estate 1966. Un giovanissimo Lucio Dalla si imbatte in una notte d’estate in Domenico Sputo, un giornalista locale che riconosce il cantante, affranto per una sfortunata partecipazione al festival di San Remo. Per tirare su il giovane artista, Sputo gli propone una “falsa” intervista, come quelle che si fanno alla fine di una grande carriera. Gli propone di inventarsi il futuro… o meglio, la grande carriera che caratterizzerà la formidabile vita del grande cantautore. Lo spettatore assiste, così, alla creazione di un percorso di vita e alla vera e propria costruzione della “maschera iconica” del compianto Lucio Dalla, un’immersione nei suoi aneddoti e nei suoi più grandi successi.
Venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 marzo a calcare il palco del TBM sarà Alessandro Benvenuti con il suo monologo “Pillole di me”, produzione Seven Cults. “Pillole di me, ossia un po’ di robe comiche, un po’ recitate, un po’ lette, per raccontare a quelle orecchie che vorranno ascoltarmi, il mio divertimento nel vivere una vita sul filo di una comicità condensata in pillole salvifiche che proteggono il cervello e la sua cugina Anima, dal brutto che l’esistenza ogni giorno ci propone con sadico entusiasmo, senza che nessuno le abbia minimamente chiesto niente.” Avrei potuto scrivere “cavalli di battaglia”. Molti colleghi arrivando a proporre un recital di monologhi fra i più apprezzati della loro carriera, usano quella forma lì per spiegare che cosa andrà a vedere lo spettatore. Diciamo che di questi tempi però di ‘battaglie’ ce ne sono anche troppe nel mondo che alimentano stupide, feroci, quanto inutili guerre. Così ho optato per un titolo dal sapore un po’ medicamentoso: “Pillole di me”, appunto. Niente di chimico, pastiglie fatte di erbe vispe e naturali cresciute negli orti di casa mia. Spero che almeno per una sera diano a chi vorrà inghiottirle un po’ di ascetico sollievo.
Domenica 10 marzo la settimana chiude con “Chi me l’ha fatta in testa?”, produzione Seven Cults, uno spettacolo dedicato ai bambini tratto dall’omonimo Best Seller di Werner Holzwarth e Wolf Erlbruch. Scritto da Aharon Levin e Yaron Edelstein il testo vanta la traduzione di Miriam Horowitz. La stessa regista Claudia Della Seta sale sul palco insieme a Sofia Diaz e Ana Kusch, e si avvale delle scene curate da Roberta Gentili. A una Talpa graziosa, ma decisamente miope, accade un piccolo incidente: qualcuno le ha fatto la cacca in testa! Ma chi è il colpevole? Per scoprirlo, la Talpa dovrà svolgere argute ed esilaranti indagini tra tutti gli animali con grande delizia di bambini e adulti. Riuscirà alla fine a rintracciare il responsabile? Certo che si, con l’aiuto di due esperti del settore: due mosche!