Ieri sera in scena al Teatro dell’Opera di Zurigo è andata in scena l’ultima replica di “Timekeepers” del Ballett Zürich.
La serata, un trittico di balletti, ha offerto una celebrazione straordinaria dell’arte della danza, riunendo per la prima volta sulla scena zurighese tre opere coreografiche distintive, ognuna accompagnata da una partitura musicale eccezionale. Questo evento ha segnato un momento memorabile nella stagione culturale della città, dimostrando come il balletto possa essere un medium potente per esplorare e riflettere sui cambiamenti e le costanti della nostra società attraverso i tempi.
Il primo pezzo della serata, “For Hedy”, coreografato da Meryl Tankard, ha portato in scena la figura iconica di Hedy Lamarr, non solo come diva di Hollywood ma anche come inventrice ingegnosa. Shelby Williams, nel ruolo di Hedy, ha dominato il palco con la sua presenza magnetica, incarnando la forza e l’intelligenza della Lamarr attraverso movimenti che mescolavano sensualità e potenza. La partitura di “Ballet mécanique” di George Antheil, eseguita con maestria dal pianista Guy Livingston, ha fornito un sottofondo sonoro tumultuoso, che insieme alle proiezioni video di Régis Iansac, ha creato un’atmosfera avvolgente di caos controllato. La danza, con la sua energia frenetica e le sue forme geometriche, ha rispecchiato la turbolenza e l’innovazione dell’epoca, rendendo omaggio alla doppia vita di Lamarr, divisa tra il glamour di Hollywood e il suo genio tecnologico.
Successivamente, il cambio di atmosfera è stato palpabile con “Rhapsodies”, ispirato alla “Rhapsody in Blue” di George Gershwin. Mthuthuzeli November ha trasformato questa celebre composizione in un’espressione coreografica che unisce l’eleganza del balletto classico con il vibrante spirito del jazz africano. La danza ha catturato l’essenza della musica di Gershwin, con i pianisti Robert Kolinsky e Tomas Dratva che hanno infuso vita in ogni nota, mentre i danzatori si muovevano in modo da riflettere le complesse emozioni e le dinamiche della partitura. L’inserimento di un momento di riflessione personale di November, caratterizzato da suoni vocali e tamburi, ha aggiunto un tocco intimo e terreno alla performance, creando un ponte tra il palco e il pubblico.
Il finale con “Les Noces” di Bronislava Nijinska ha rappresentato un ritorno alle radici della tradizione del balletto, pur mantenendo una freschezza e una rilevanza contemporanee. Questa ricostruzione dell’opera originale, con la musica di Igor Stravinsky, ha esplorato i rituali di un matrimonio contadino attraverso un linguaggio coreografico che unisce elementi di danza folkloristica a innovazioni moderne. La semplicità dei costumi e delle scene, progettati da Natalia Goncharova, ha messo in risalto la ricchezza della coreografia e la maestria tecnica della partitura di Stravinsky. L’intero ensemble ha danzato con una precisione e un’energia che hanno reso omaggio al genio creativo di Nijinska, celebrando la sua voce unica nel panorama della danza del XX secolo.
Un ringraziamento particolare va a Cathy Marston, la nuova direttrice del Ballett Zürich, per aver curato una serata che non solo ha offerto spettacoli di altissimo livello artistico ma ha anche riconosciuto e celebrato il contributo delle donne nella storia della danza. Portando in scena “Les Noces” di Nijinska, Marston ha reso omaggio a una figura femminile spesso trascurata, ricordandoci l’importanza di riconoscere e valorizzare le voci di tutte le donne nel mondo dell’arte. La serata “Timekeepers” è stata un viaggio attraverso il tempo, che ha messo in luce come la danza possa essere uno specchio delle nostre esperienze collettive, mantenendosi sempre vibrante e rilevante, indipendentemente dall’epoca.
Foto: Gregory Batardon