“Chilometro 42”, monologo scritto da Giovanni Bonacci e interpretato da Angela Ciaburri, è uno spettacolo che racconta una storia del passato ma parla al presente: si rivolge all’oggi, alle criticità e alle sfide del nostro tempo. E’ un monologo, ma l’energia che sprigiona in scena è il risultato palpabile di un lavoro di squadra, termine di matrice sportiva che ci permette di centrare il tema dello spettacolo: la storia vera dell’atleta statunitense Kathrine Switzer, prima donna della storia ad aver partecipato ad una maratona (Boston, 1967).
Il lavoro drammaturgico si incardina dunque spontaneamente nell’alveo del teatro di narrazione, ma la messinscena fa di tutto per vincere la spinta di un tale “imperativo”. L’azione di Angela Ciaburri riempie la scena guadagnando un ruolo protagonistico, rimodulando le gerarchie interne dello spettacolo. Un dinamismo spesso confinato sul posto, sviluppato sul piano verticale ma che, per lunghi tratti, “fermenta” in una dimensione interiore: i tempi scenici sono inizialmente frutto di una partitura in cui la parola drammaturgica viene giocata “ginnicamente”, sospinta in allunghi dal ritmo accelerato. Poi, progressivamente, sarà il corpo a incarnare la parola.
Perché ci sono almeno due tempi in “Chilometro 42” e il nesso centrale è ricoperto da un processo di cambiamento e consapevolezza affrontato dalla protagonista. L’impresa di Kathrine Switzer va infatti inquadrata nella cornice storica degli anni ‘60, quando era considerato inopportuno, oltraggioso, “contro-naturale” che una donna desiderasse soltanto prender parte alle pratiche di uno sport considerato vocazionalmente maschile come la corsa.
Ma a monte c’è la storia del disagio individuale della Kathrine adolescente, la difficoltà di accettarsi, ancor più di accettare l’omologazione di sé in un sistema di convenzioni culturali che stabilivano modelli delineati a tutto tondo per la realizzazione maschile e femminile (siamo nell’America di fine anni ‘50, nello scenario iconografico immortalato da serie come Happy Days, per intenderci).
E’ un monologo, quello di Angela Ciaburri, ma l’attrice instaura un dialogo con l’altra presenza fondamentale dello spettacolo: la musica e l’effettistica sonora gestita dal vivo da Munendo, cantautore aduso alla frequentazione dei linguaggi scenici e performativi. Armato di chitarra, loop station e una strumentazione concentrata in un angolo del palcoscenico, il musicista interviene a sottolineare le dinamiche drammaturgiche con colorazioni emotive, sensoriali, talvolta verbali, aprendo infine squarci nell’immaginario tramite l’accenno delle hit del periodo di riferimento.
E qui che la narrazione sublima e si transustanzia nel nostro oggi. Lo sport e la musica pop furono i due fluidificatori del messaggio culturale che innervò la stagione del cambiamento negli anni ‘60, dal femminismo alla rivendicazione dei diritti per l’eguaglianza razziale fino al pacifismo.
Merita menzione un elaborato disegno luci, che supera i confini della funzione strumentale per addivenire allo statuto di scenografia luminosa.
Paolo Verlengia
CREDITS:
“Chilometro_42”
di Giovanni Bonacci
diretto e interpretato da Angela Ciaburri
musiche dal vivo by Munendo
supervisione alle partiture sceniche Erika Puddu
in collaborazione con Matteo Santilli e Superficie
Florian Metateatro – Stagione 2023/24 – Rassegna “Femminile Plurale”