Di Grazia (la voix du patron), uno spettacolo vero e potente
È andato in scena in prima nazionale a Bologna il nuovo spettacolo dell’attrice e performer
Roberta Lidia De Stefano. Realizzato insieme al coreografo francese Alexandre Roccoli, con cui condivide l’ideazione, la regia e la drammaturgia, Di Grazia (la voix du patron) rientra nel Focus Lavoro di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale ed è una produzione ERT, A short term Effect / Espace des Arts, Scène Nationale.
Un monologo di oltre un’ora incentrato sull’abuso di potere e sugli stati post-traumatici. Si parte dal racconto di una donna della Ciociaria, una lavoratrice povera e senza scelta, costretta a subire violenze e meschinità da parte del suo datore di lavoro e non solo, in un Sud Italia antico, brullo e selvaggio.
Recuperando canti popolari delle diverse regioni del meridione De Stefano racconta la storia di Rosetta, unica figlia femmina a cui il padre non lascia nulla. Una vicenda nuda e cruda, vissuta pelle a pelle con la brulla terra che circonda il palcoscenico, nella penombra spettrale dei numerosi lumini che circondano tutto. Sembra di assistere a un rito che si dipana sotto gli occhi degli spettatori attraverso fasi di malinconia, tristezza e rabbia, supportati dalla musica prodotta dalla stessa attrice che si accompagna con il pianoforte e addirittura una bellissima ed evocativa zampogna.
È una storia geograficamente radicata ma che potrebbe benissimo accomunare le lavoratrici di tutta l’Europa, costrette a faticare nei campi giorno e notte per pochi spiccioli, prive di diritti e garanzie e spesso maltrattate, fisicamente e psicologicamente. Non c’è pace, non c’è tregua, non c’è assoluzione di fronte a un Dio che non sente e non vede, drammaticamente maschio e per questo lontano dalle miserie femminili.
Roberta Lidia De Stefano si conferma ancora una volta, dopo la recente Menzione d’onore del Premio Duse 2022 e il Premio Mariangela Melato 2023, una performer generosa che mette a servizio dello spettacolo e del messaggio veicolato da esso tutta sé stessa, a partire dalle indubbie capacità attoriali ma anche canore e strumentali, per finire in una catarsi totale che arriva dritta allo spettatore, potente e roboante come un pugno in faccia. Uno spettacolo duro, intenso e ostinatamente vero.
Erika Di Bennardo