Wolfgang Pauli, uno dei padri della fisica quantistica e Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia analitica. Cosa hanno in comune?
Ce lo spiega a teatro Gabriella Greison, fisica e scrittrice, che porta da anni la scienza sul palcoscenico affascinando con argomenti apparentemente ostici, raccontati con un’aneddotica che propone originali punti di osservazione tramite curiosità, risvolti umani e manie dei più grandi cervelli del Novecento che hanno elaborato la Teoria dei quanti, scostandosi dai principi della fisica classica e gettando i presupposti di una nuova interpretazione dell’universo che alimenterà la rivoluzionaria tecnologia del XX secolo.
In questo spettacolo, tratto dal suo libro “Ogni cosa è collegata” per la cui stesura si è messa sulle tracce di Wolfgang Pauli effettuando ricerche tra Princeton, Zurigo, Vienna, Monaco e il Cern di Ginevra, la Greison svela con passione e competenza di linguaggio l’aspetto umano di Pauli, che parla in prima persona rivolgendosi a un immaginario interlocutore, raccontando la fisica quantistica, la sincronicità e l’amore alla ricerca di una diversa chiave di lettura dell’esistenza umana.
Definito da Albert Einstein il suo unico e degno successore, Pauli, premio Nobel nel 1945, conduceva una vita sregolata bevendo whisky, frequentando bordelli e innescando risse notturne, sbeffeggiato da tutto il mondo scientifico. Aveva, quindi, iniziato un ciclo di sedute di analisi con Carl Gustav Jung per capire cosa fosse l’amore, sentimento che gli era ignoto, contraccambiando con lezioni sui principi della fisica quantistica.
Autore del principio di esclusione che gli è valso il Nobel, in base al quale non si può schiacciare la materia perché gli elettroni non possono scendere sotto la loro orbita, e scopritore dello spin degli elettroni, Pauli ispira a Jung il trattato sulla sincronicità, che spiega come le coincidenze non sempre siano determinate da una causa scatenante ma siano invece collegate all’inconscio.
Lo psicoanalista, infatti, aveva ricevuto da Pauli l’ammissione dello strano fenomeno per cui alcuni oggetti di laboratorio si rompevano sistematicamente quando egli si trovava nei pressi, e aveva messo ciò in relazione con l’esperienza vissuta con una paziente che gli raccontava di aver sognato uno scarabeo d’oro e in quel mentre uno scarabeo dorato sbatteva contro la finestra dello studio.
Per fornire spiegazioni scientifiche alla sincronicità, Pauli ricorre alla fisica quantistica: il cervello tenta di spiegare le coincidenze in base all’esperienza, come avviene in fisica, dove gli elettroni si comportano in maniera non predittiva, e in base all’equazione di Schrödinger c’è sempre una probabilità che accada qualcosa di inatteso, poiché alcuni eventi non accadono con certezza ma hanno la tendenza ad accadere.
È la teoria dell’‘entanglement’, una caratteristica dei sistemi quantistici, che si scambiano informazioni quando sono a contatto e quando vengono allontanati continuano a comunicare a distanza e a modificare il proprio stato in base a quello dell’altro. Entanglement, cioè correlazione, che Einstein definisce ‘una strana azione sincronica a distanza’, suggerisce una nuova visione filosofica del mondo secondo la quale eventi che accadono in un punto qualsiasi dello spazio possono influenzare istantaneamente altri eventi che avvengono a distanza. La teoria quantistica rivela quindi l’interconnessione dell’universo.
Questa è la definizione dell’amore, conclude la Greison.
Ossessionato dal numero 137, che i fisici chiamano costante di struttura fine che si ottiene quando sono messi in relazione i tre parametri fondamentali di carica elettrica dell’elettrone, costante di Planck e velocità della luce, Pauli lo fu fino al giorno della sua morte, nella camera 137 dell’Ospedale di Zurigo. Pochi giorni prima del decesso, chiese all’assistente Charles Enz: “Hai notato il numero della mia camera?”. “No” rispose Enz. “È il 137” esclamò Pauli. “Non uscirò mai vivo da qui!”. Morì a 58 anni per un carcinoma al pancreas.
La regia di Emilio Russo asseconda i movimenti scenici della Greison, intercalati dai video di Martin Romeo.
Tania Turnaturi