Durante
di Pascal Rambert al Piccolo Teatro Grassi. Andato in scena dal 6 aprile al 5 maggio al Piccolo Teatro Grassi.
Durante: uno spettacolo “fatto tutto di teatro”
L’incidente.
Colori pop-psichedelici. La voce di Loretta Goggi sembra scorrere disturbata sul nastro magnetico rovinato di un’audiocassetta con il brano Maledetta primavera. Sul palco, un’auto fuoriclasse distrutta dopo un incidente stradale mentre andava l’autoradio.
Poi un nebuloso caos demiurgico.
Inizia così lo spettacolo Durante firmato dal regista francese di Nizza Pascal Rambert e andato in scena al Piccolo Teatro Grassi dal 6 aprile al 5 maggio 2024. Durante è la seconda parte di uno spettacolo-trittico (Prima, Durante, Dopo) solo in parte ispirata alla tavola-trittico La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. È uno spettacolo a puntate dove, a essere protagonisti, sono sempre gli stessi attori che, nello spettacolo, mantengono fedelmente anche i loro nomi originali.
Durante è “la storia di una compagnia teatrale che sta montando uno spettacolo con tutte le gioie che comporta una produzione, quella degli attori che a volte non sono ancora pronti” (Rambert).
È significativo l’inizio di questo spettacolo: si parte da un incidente. Poi c’è il sogno, la confusione, il vuoto, la magia di quel vuoto: la metafora di quel vuoto artistico che gli attori devono affrontare sul palco prima e durante la messa in scena di un nuovo spettacolo.
Come riempire questo vuoto?
Ce lo spiega Rambert creando sulla scena un mondo speciale tutto suo, che ha origine nelle sue esperienze, negli incontri, in ciò che ha visto e che racconta nelle sue pièces. Il regista pensa a una zona-limbo tra vita e morte, crea un mondo fiabesco a scatole apribili – le stanze della coscienza (come nel film Inception di Nolan) – fatto di immaginazione, sogno e di riflessione, che spazia dal metateatro all’amore per l’amore. In questa zona-limite sospesa, i personaggi sono personaggi-persona insanguinati, che parlano tra di loro e che parlano con loro stessi. Ciascun personaggio si guarda dal di fuori sdoppiandosi su due nuovi stati di realtà e su due livelli temporali: lo stato dell’io e quello della coscienza; il binomio tra presente e passato e quindi tra età adulta e infanzia . Lo sdoppiamento si trasla sull’aspetto semantico richiamando il concetto del prima (passato) e il durante (il presente), ma anche semiologico all’interno di una domanda che viene posta e largamente ripetuta da Anna della Rosa e che recita così: “Sono stata dura durante le prove di prima?” Durante e Prima sono dei concetti ma diventano anche dei segni-titoli.
In questa prima parte dello spettacolo è centrale l’elemento del caos post-incidente, quasi un espediente utilizzato da Rambert per arrivare a focalizzarsi sull’introspezione dei personaggi e sulla tematica dell’amore. È un momento di assoluto smarrimento e perdita di/della Coscienza, che, per questo, esce dai corpi come personaggio per dialogare con gli stessi, è un “vedersi dal di fuori dopo l’incidente”. È il caos della creazione artistica, è la passione per il teatro, è il dramma. Il dramma è insito nelle dinamiche relazionali dei personaggi, in particolare, si parla di una storia d’amore tra una donna più adulta a cui è stato spezzato il cuore (una coinvolgente Anna della Rosa) e il suo amato Marco (Marco Foschi), interessato a una donna più giovane, Leda (una raffinata, malinconica e intensa Leda Kreider). I movimenti degli attori sono lenti e il tempo sembra sospeso. I personaggi-persona sono fortemente caratterizzati rispetto al loro rapporto con l’amore e quello con il teatro. Pensiamo ad Anna (una sapiente e sicura Anna Bonaiuto), l’antica e grande attrice che ha dedicato la vita all’amore e che vuole morire sulla scena. Intenso e autentico il monologo di Sandro Lombardi qui nei panni di regista della compagnia, quando dialoga sul palco con il suo io-bambino vestito da paggio : “Quel bambino sono io. Si dice che gli attori siano persone che hanno conservato in sè una parte dell’infanzia. Ma in realtà recitare è tenere il corpo (…)” Si spazia fino al metateatro con riflessioni sul rapporto di fiducia che il regista instaura con gli attori, o su come un libro di Pasolini possa salvarci la vita: “Quanti siamo stati in questa sala a essere stati salvati da un libro?” (chiede a noi).
Un Colpo di scena. Un Arlecchino insanguinato.
Come un demone fa letteralmente irruzione in scena un Arlecchino insanguinato, quell’Arlecchino, maschera bergamasca della commedia dell’arte (un irruente e immenso Marco Foschi) dimenticato dai tempi dello spettacolo Arlecchino Servitore dei due padroni, commedia di Goldoni messa in scena da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro nel 1947. “Uno spettacolo popolare. Il più antintellettualistico possibile. Uno spettacolo teatrale, cioè tutto fatto di teatro, tutto fatto per il teatro”. (Strehler). Sul palco un arlecchino arrabbiato, ribelle, sfacciato, sfonda completamente la quarta parete teatrale per avere un rapporto diretto con il pubblico, senza filtri. Non si sente più accettato come ai tempi di Strehler: dice “il mio costume è piano di sangue? Dove sono finiti i bei colori di Arlecchino? Torno dalle piazze. Io sono la bocca insanguinata dai picchiatori. Arlecchino fa male. Io sono il buffone che dice la verità(…)” Viene trascinato via dalla scena. Ma sul palco puoi essere quello che vuoi: la rappresentazione è spostata su un altro livello : gli attori diventano marionette. Ombre parlanti dentro un mondo altro, che possiamo solo immaginare. Siamo immersi nella magia del teatro.
Nell’ultima parte l’auto fuori classe è divisa in due e disposta sul palco come un elemento scenografico.
Gli attori indossano corazze rosse (i costumi sono di Anaïs Romand) e provano a mettere in scena La battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Ben riuscita la scena in cui il regista (Sandro Lombardi) dialogando con il pubblico, interviene come commentatore esterno alla scena delle prove, quasi strizzando l’occhio a un ironico Woody Allen, e facendo riflessioni sulle difficoltà incontrate dagli attori, sul rapporto tra attori e regista. Qui anche il pubblico può essere immaginato: la compagnia di attori si inchina mentre un secondo sipario si apre davanti a una seconda platea vuota.
Durante è uno spettacolo “fatto tutto di teatro” proprio per riprendere l’espressione usata anni fa da Strehler, dalla fortissima carica immaginifica. Non solo. È uno spettacolo con attori bravissimi, elemento fondamentale per la buona riuscita di questa magia, perchè di questo si tratta.
Mi piace concludere questo articolo con una frase di Pascal Rambert: “Se è vero che il teatro influenza la vita, è altrettanto vero che il modo in cui un attore dà vita al personaggio che gli viene assegnato, è parte di quella grande battaglia – estetica e sentimentale – che si svolge sulle tavole del palcoscenico.”
Risuona ancora in testa Maledetta Primavera di Loretta Goggi, cantata anche live con emozione, proprio durante lo spettacolo.
To be continued….
Lavinia Laura Morisco